Omelia 1a
Oggi è la quarta domenica di Pasqua è la domenica dedicata al buon Pastore, immagine tanto cara alla Chiesa primitiva ed espressione dell'amore universale di Cristo per gli uomini ed è anche la giornata per le vocazioni.
Gesù il Buon Pastore
Nel Vangelo Gesù parla delle sue «pecore », del gregge affidatogli dal Padre e nel Salmo responsoriale abbiamo ripetuto « Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida », nel Salmo. « La Chiesa è infatti (...) un gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che ne sarebbe stato pastore (cfr. Is., 40, 11; Ez., 34, 11 ss.) e le cui pecore anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il Pastore buono e Principe dei pastori (cfr. Gv., 10, 11; Pt., 5, 4), il quale ha dato la sua vita per le pecore (cfr. Gv., 10, 11-15) ».
a) « Le pecore ascoltano la mia voce - dice Gesù - e io le conoscono ed esse mi seguono » (VANG.):
= È un segno dal quale potremo rilevare se noi siamo o no del gregge di Cristo.
Riconosce la voce di Gesù chi accetta il Vangelo e ne coglie il vero senso, chi ascolta la voce della Chiesa - Papa, Vescovi, superiori - e obbedisce, chi è attento alla voce della coscienza, delle ispirazione interiori; per tutte queste voci ascoltate e tradotte in vita, in opere, l'uomo segue il Signore con fedeltà e assiduità crescenti. Gesù ci raggiunge coi suoi richiami, quando ci siamo smarriti nel sentiero dell'errore e della colpa: « Non andranno mai perdute ». Se si perdono, Gesù le cerca e ritrova ».
b) « Il Padre mio me le ha date - dice Gesù - e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio (...) nessuno le rapirà dalla mia mano » (VANG. ):
Queste parole valgono per noi se pratichiamo il nostro cristianesimo non solo quando nessuno ci contraddice, ci ostacola, ma invece ne abbiamo lode e approvazione, come avviene in tempo di fervore e di comune pratica cristiana, ma anche quando costa, quando veniamo contraddetti, incompresi
Gesù ci ha predetto la persecuzione proprio perché siamo suoi seguaci; e dobbiamo aspettarci la persecuzione e anche durante la persecuzione dobbiamo conservare la nostra fedeltà a Gesù, la nostra pratica cristiana, la nostra obbedienza alla Chiesa, e allora siamo sicuri che Gesù è con noi, che ci difende, che ci incoraggia, che ci sostiene, per cui nessuno potrà sottrarci alla sua grazia, alla sua amicizia, alla sua fedeltà e portarci alla perdizione.
Gesù fa tutto questo: ci difende dai pericoli. Il Vangelo di oggi dice di non aver paura perché Dio è con noi, ci tiene fra le sue mani, e nessuno potrà strapparci dalle mani di Dio nonostante le persecuzioni. Siamo quindi sempre con Gesù buon Pastore, nelle gioie e nelle pene, nelle lodi e anche nelle persecuzioni.
= Tutti gli sforzi di quanti tentano di strappare gli uomini dalla sequela di Cristo sono oggettivamente destinati all'insuccesso.
= Ma, se nessuno può rapirci a Cristo, possiamo noi distaccarci da lui: di qui la nostra responsabilità nella perdita della fede.
c) « Io dò loro la vita eterna », continua a dire Gesù (VANG.).
- ci nutre con la sua verità divina (l'unica parola che conta) e con la sua grazia divina, con l'Eucaristia: « Io do loro la vita eterna », le nutro in modo che vivano per sempre;
- e in più, cosa unica, ha dato la Sua vita per salvare la nostra vita.
- « Questo popolo messianico - dice il Concilio - ha per capo Cristo " dato a morte per i nostri peccati, e risuscitato per la nostra purificazione " (Rom., 4, 25), ed ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso in cielo » (L.G., n. 9).
- « Padre - pregò Gesù - voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io » (Io., 17, 24).
La vita eterna è nel futuro. Abbiamo un anticipo, una partecipazione sulla terra. « Il Regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, dev'essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da Lui portato a compimento, quando comparirà Cristo, vita nostra (Col., 3,4)... Perciò il popolo messianico, pur... come un piccolo gregge, (...) è da Lui assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra (Mt., 5, 13-16), è inviato a tutto il mondo» (L.G., n. 9). La salvezza deve essere comunicata a tutti, attraverso la Chiesa, attraverso i battezzati e i sacri ministri.
a) La pagina degli « Atti degli Apostoli » (I LETT.) è illuminante! Gli apostoli non si fermano a conservare e difendere il dono della fede, la Buona Novella, in Gerusalemme o in Palestina; lo portano nei paesi vicini, prima, poi sempre più lontano, lungo le vie consolari dell'Impero.
1) Sulla loro strada essi incontrano:
- « Giudei e proseliti e credenti in Dio » (I LETT.): fondandosi su tali basi comuni essi annunciano il vangelo (= « intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio »);
- Avversari fieri e risoluti (= « i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando »).
2) Ma le stesse difficoltà possono servire nel piano provvidenziale di Dio per trovare nuove strade (= « Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché voi la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani »).
b) Nel corso dei secoli l'ansia missionaria è stata una costante degli spiriti migliori del Cristianesimo, che hanno percorso le stesse strade.
c) E oggi? Da molti si lamenta un calo nelle vocazioni missionarie e tradizionali, messe in crisi dall'evolversi dei tempi, mentre l'annuncio del Vangelo trova ostacoli nei paesi dell'antica cristianità e negli stessi ambienti cattolici, dove pare che le nuove generazioni siano sature, per non diré stufe, del Cristianesimo. Che fare?
1) Da una parte, riprendere l'impegno evangelizzatore degli Apostoli (cfr 1a lettura);
2) Dall'altra, gli ostacoli nonché bloccarci, devono stimolarci su sentieri (nuova evangelizzazione, con Maria)
3) portiamo il Vangelo ai non cristiani (= « Ecco noi ci rivolgiamo ai pagani » I LETT.). Perché intestardirci ad evangelizzare delle società che si rifiutano al Vangelo, mentre le nuove popolazioni hanno bisogno di evangelizzatori, che richiedono una presenza specializzata?...
L'opposizione di Israele divenne allora occasione perché gli Apostoli rivolgessero le loro premure ai pagani. « Era necessario che si annunziasse a voi per primi la parola di Dio - dicevano Paolo e Barnaba ai Giudei - ma poiché la respingete e vi giudicate indegni della vita eterna, ecco che noi ci rivolgiamo ai pagani » (At 13, 46; 2a lettura).
Il passaggio ai barbari non sarà certo indolore (= Paolo e Barnaba furono scacciati e perseguitati: I LETT.), ma produrrà frutti di gioia:
1) tra la gente = « i pagani si rallegravano... »
2) nella Chiesa = « i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo ».
- E di fatto, ecco uno squarcio dell'Apocalisse (II LETT.):
« Vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello... ».
« Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi ».
La seconda lettura, presentando la gloria eterna dell’agnello circondato da « una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione e tribù e popolo e lingua (Ap 7, 9), è la conferma più bella e confortante dell'universalità della salvezza. Al centro della visione profetica Giovanni appare Gesù sotto la figura di Agnello-pastore che col suo sangue ha lavato e rese candide le vesti degli eletti. Allora « quelli che sono venuti dalla grande tribolazione - il travaglio per conservare e difendere la fede in mezzo alle sofferenze della vita terrena - non soffriranno più«perché l'Agnello... sarà il loro pastore e li guiderà fonti di acque di vita » (ivi 17). É questa la vita eterna che il buon Pastore promette alle sue pecore.
La giornata per le vocazioni
Oggi si celebra anche, in tutto il mondo cattolico, la giornata delle vocazioni religiose e sacerdotali. Pregare per le vocazioni per avere dei ministri che continuino l’opera di Gesù Buon Pastore. Pregare molto, perché c’è un calo spaventoso, pregare specialmente la Madonna con la recita del S. Rosario perché la Madonna è la Madre delle vocazioni, aiuta i chiamati a rispondere alla chiamata di DIo.
Esempio dei santi
Per la sua splendida esperienza, S. Massimiliano potrà affermare e confermare con forza che la Madonna è la Madre delle vocazioni, è la Madre dei consacrati, è la Madre dei Sacerdoti, è la formatrice dei Santi.
Sappiamo, ad esempio, che S. Francesco d'Assisi scoprì la sua più genuina vocazione evangelica nella chiesetta di S. Maria degli Angeli. Da quella chiesetta mariana, come dal Cuore dell'Immacolata, si diffuse l'Ordine francescano per tutto il mondo, e in quella culla mariana S. Francesco volle concludere la sua missione serafica sulla terra.
Tante volte la Madonna ha suscitato e poi ha accompagnato il cammino di una vocazione, salvandola da sicura perdita. E il caso di S. Gabriele dell'Addolorata, di questo giovane ardente che stava rischiando di perdere il «dono» di Dio. Ebbene, durante una processione dell'icone della B. Vergine, a Spoleto, il giovane si sentì guardato, fissato dagli occhi materni di Maria, e udì queste parole scandite da Lei nel suo cuore: «Francesco, Francesco, il mondo non è per te; ti aspetta la Religione». Questo richiamo materno scosse Francesco Possenti, lo illuminò sul suo camminopericoloso nel mondo, lo spinse a una decisione risoluta: entrare fra i Passionisti. Vi entrò, e in pochi anni divenne S. Gabriele dell'Addolorata.
E come non ricordare la salvezza della vocazione sacerdotale del Santo Curato d'Ars ? Per quanto studiasse con impegno, il S. Curato d'Ars era poco preparato scolasticamente, e, quando si presentò agli esami per l'Ordinazione sacerdotale, non soddisfece per nulla i professori di teologia che lo ritennero inadatto al Sacerdozio. Ma il Padre Rettore conosceva una cosa molto importante di questo candidato: conosceva che amava molto la Madonna e recitava molto bene il S. Rosario. Parlò di questo ai professori e ottenne che il candidato fosse ammesso al Sacerdozio proprio per questo: perché amava la Madonna e recitava bene il S. Rosario.
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Omelia 2a
Il Vangelo di oggi ci offre della parole molto consolanti, tra le più belle di tutta la Sacra Scrittura. Gesù, parlando delle sue pecorelle, ci assicura: "Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano" (Gv 10,28).
Promesse grandissime. Affinché si realizzino, la condizione è quella di ascoltare la sua voce. Gesù lo dice chiaramente: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono" (GV 10,27). Dunque, se vogliamo anche noi essere pecorelle del Signore, se anche noi vogliamo appartenere al suo gregge, dobbiamo ascoltare la sua voce.
Come possiamo ascoltarla? In tre modi. Prima di tutto leggendo la Sacra Scrittura. Gesù ci parla nel Vangelo. Ignorare la Scrittura significa ignorare Cristo. Sant'Antonio da Padova, per averla assiduamente meditata, conosceva a memoria più o meno tutta la Bibbia. Da parte nostra cerchiamo ogni giorno di annotarci le frasi della Scrittura che maggiormente ci colpiscono. Sarà proprio con quelle frasi che Gesù vorrà parlare al nostro cuore: cerchiamo di memorizzarle e di ruminarle continuamente dentro di noi. Ne seguiranno delle belle riflessioni che nutriranno la nostra anima. Questo è il primo e più importante modo di ascoltare la voce del Signore. Ma domandiamoci: quanti di noi hanno letto attentamente tutto il Vangelo? Forse pochi. Da oggi in poi impegniamoci di più. Inoltre dobbiamo ascoltare la Chiesa e i suoi legittimo Pastori. "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me". E' la chiesa a insegnarci cosa è bene e cosa è peccato, non la nostra testa. Chi disprezza il Magistero della Chiesa disprezza Gesù Cristo.
Un altro modo è quello di ascoltare le ispirazioni interiori. Ogni cristiano si deve abituare ad un po' di tempo di meditazione quotidiana. Quando preghiamo siamo noi a parlare a Dio; quando meditiamo è Dio che parla al nostro cuore. Il momento più bello di una mamma di famiglia, una volta, era quello di alzarsi molto presto alla mattina, quando la città ancora dormiva, e di mettersi a pensare e a pregare. Erano momenti bellissimi ed era proprio grazie a quella ora di silenzio che riusciva ad affrontare il peso della giornata. Santa Gemma Galgani e Santa Teresina, quando erano bambine, amavano molto starsene in silenzio e mettersi a pensare...ed era proprio in quel silenzio che Dio parlava al loro cuore e donava loro delle celesti ispirazioni.
Dobbiamo abituarci al silenzio e alla riflessione così da trovare il consiglio per ogni nostro problema. San Giuseppe Moscati, celebre medico, iniziava la sua giornata con due ore di preghiera, la Comunione e la meditazione, e dopo andava all'Università a insegnare e all'ospedale per le visite mediche. E, prima di ogni diagnosi difficile, metteva le mani in tasca e stringeva la corona del Rosario. Impariamo anche noi a organizzare la nostra giornata nel silenzio e nella preghiera. Nella prima lettura di oggi abbiamo ascoltato come i giudei non vollero ascoltare la Parola di Dio. Proprio per quella loro chiusura di cuore e per aver respinto la Parola del Signore, Paolo e Barnaba iniziarono a rivolgersi ai pagani. Il testo degli Atti degli Apostoli riporta che i pagani, nell'udire la Parola di Dio, si rallegrarono e credettero alla predicazione.
A volte c'è il rischio di fare la fine di quei giudei: pur frequentando la Messa tutte le domeniche, abbiamo il cuore chiuso e non vogliamo ascoltare la voce del Signore che ci parla attraverso la voce dei legittimi Pastori. Quei giudei si opposero alla Parola di Paolo e di Barnaba; noi rischiamo di opporci al Magistero della Chiesa. A volte capita che sono proprio i lontani ad ascoltare questa voce, proprio come avvenne per i pagani che accolsero la predicazione dei due Apostoli. Ricordiamolo sempre: in ultima analisi, il segno per vedere se stiamo veramente ascoltando la voce del Signore e non la nostra testa è quello di vedere se accogliamo con docilità l'insegnamento della Chiesa.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio (17 aprile 2016)