La Chiesa celebra oggi in un’unica festa il martirio degli apostoli Pietro e Paolo, fondatori della Chiesa di Roma che è madre di tutte le Chiese. Essi subirono il martirio durante la persecuzione di Nerone, nell’anno 67: S. Pietro, come giudeo, fu condannato alla crocifissione sul colle Vaticano, S. Paolo, in quanto cittadino romano, fu decapitato sulla via Ostiense. Da quel giorno, dicono i Padri, Cristo divenne romano e nella Chiesa di Roma fu stabilita la Cattedra dei Sommi Pontefici. Fin dai primi tempi della Chiesa, il popolo cristiano non ha cessato di venerare la tomba dei due grandi apostoli, per rafforzare la propria fede e onorare la loro memoria.
Pietro, il capo degli apostoli e Paolo, l’apostolo dei pagani, sono stati chiamati entrambi da Gesù con l’incarico di diffondere il Vangelo; entrambi, anche se per strade diverse, hanno predicato ovunque la Buona Novella, hanno lavorato e sofferto tra fatiche e pericoli senza numero e hanno testimoniato col martirio la loro fede in Gesù. S. Caterina da Siena ha raffigurato con una bella immagine il ruolo dei Santi Pietro e Paolo. La Chiesa è il ponte della nostra salvezza. Ma alla base di essa vi sono due grandi pilastri: S. Pietro che rappresenta il fondamento statico e gerarchico della Chiesa, e S. Paolo che ne rappresenta lo slancio apostolico. L’odierna celebrazione è un’occasione per ringraziare i due gloriosi apostoli per tanta gloria che hanno dato alla Chiesa intera.
Il Vangelo odierno riporta le parole con le quali Gesù proclama Pietro fondamento della Chiesa: “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Mt 16,18). Dopo il suo ritorno al Padre, Gesù lascia sulla terra, come suo Vicario, S. Pietro che sarà la “pietra”, il “fondamento” della Chiesa. Con la forza di Dio, il debole Pietro diventa la “roccia” stabile e ferma della Chiesa, a cui Gesù trasmette la capacità divina di salvare, di dirigere e confermare nella fede gli altri pastori e il popolo di Dio, di vegliare sulla integrità della dottrina e dei costumi, di interpretare le verità contenute nella Rivelazione, e perciò anche di condannare errori e dottrine filosofiche, etiche e sociali che non sono conformi ai comandamenti di Dio. Nella promessa fatta a S. Pietro, il cristiano trova la garanzia di trovarsi sempre nella verità. In nessun’altra istituzione umana avviene ciò che vediamo nella Chiesa: i successori degli Apostoli continuano a governarla come nei primi secoli, insegnando le stesse verità.
Leggiamo ancora nel Vangelo di oggi: “A te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19). Con queste parole, Gesù conferisce a Pietro, come Capo visibile della Chiesa, l’autorità divina di aprire e chiudere le fonti ineffabili della grazia di Dio, del suo perdono e della sua misericordia. Santa Caterina da Siena, estasiata da questa verità, esclamava: “Qualunque cosa avrai legato su questa terra con queste chiavi, sarà legato anche nei cieli: tutte le altre chiavi non entrano che negli usci di questo mondo; sono chiavi di terra per le cose di terra; queste chiavi celesti invece aprono e chiudono sull’uscio dell’eternità”. L’uomo moderno, con lo sviluppo della scienza e della tecnica, ha l’impressione di possedere le chiavi delle forze segrete dell’universo. Ma queste non sono chiavi di salvezza, anzi, il più delle volte, messe nelle mani di uomini senza scrupoli, diventano mezzi di morte e di sterminio per il mondo.
“Le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18). A giudicare dalla storia, queste “porte dell’inferno” (= potenze infernali) sono rimaste sempre spalancate, non si sono mai chiuse, dal primo momento della nascita della Chiesa, come si legge nella prima lettura odierna, fino ai nostri giorni, le potenze infernali operano. La Chiesa è stata attaccata e perseguitata ovunque e in ogni tempo. Ma dopo venti secoli di persecuzione, non solo non è stata distrutta, ma è rifiorita e rinata più bella e gloriosa di prima.
Celebrando la festa di San Pietro celebriamo oggi anche la festa del Papa e della Chiesa. Essa deve ridestare in noi il senso profondo della nostra appartenenza alla Chiesa, a Roma e al Papa. I veri cattolici infatti si distinguono per il grande amore che nutrono per la Chiesa e per il Papa. Tra questi ricordiamo S. Francesco d’Assisi, figlio obbediente e umilissimo del Papa, S. Caterina da Siena, accesa d’amore irresistibile per il “dolce Cristo in terra” e Padre Pio da Pietrelcina (…) il quale alla fine della sua vita scrisse una bellissima lettera al Papa Paolo VI nella quale tra le altre cose diceva: “Vi offro la mia preghiera e sofferenza quotidiana, affinché il Signore vi conforti con la sua grazia, per continuare il diritto e faticoso cammino nella difesa della eterna verità che mai si cambia col mutar dei tempi”. I fulgidi esempi dei santi ci insegnino ad amare e ad aiutare i Sommi Pontefici, con la nostra “preghiera e sofferenza quotidiana”.
San Paolo, infine, è senz’altro il più grande missionario di tutti i tempi, non conobbe personalmente Cristo: prima era uno dei più accesi persecutori dei cristiani, ma si convertì sulla via di Damasco ove Gesù gli apparve e rivelò, ne divenne un discepolo fra i più grandi, perorò la causa dei pagani convertiti, fu l’apostolo delle Genti; insieme a S. Pietro diffuse il messaggio evangelico nel mondo mediterraneo di allora; con la sua parola e con i suoi scritti (pensiamo poi in modo particolare alle 14 Lettere che troviamo nel Nuovo Testamento). Patì molto per Cristo e morì martire. San Paolo con il suo esempio e la dottrina, ci invita a spenderci per Cristo e per la salvezza delle anime, specialmente quelle dei pagani, che purtroppo attualmente sono ancora molte (miliardi!).
I SS. Pietro e Paolo ci proteggano e ci custodiscano.
(P. Bernardino M. Abate)
SS. Pietro e Paolo