(Lc 14, 1-14)
Essenza dell’umiltà
Mezzi per vivere l'umiltà.
Esempio di Maria
Essenza dell’umiltà
Le letture della Messa di oggi ci parlano di una virtù che costituisce il fondamento di tutte le altre: l'umiltà. L’umiltà (dal lat. humus = terra, polvere) è una virtù morale che ci inclina a raffrenare la disordinata tendenza alla propria eccellenza, dandoci la giusta conoscenza della nostra piccolezza e miseria principalmente in relazione a Dio, facendoci amare il nascondimento e il disprezzo di noi stessi. Gli eccessi opposti sono la superbia, che attribuisce tutto il proprio bene all’uomo, e la pusillanimità, che non sa riferirlo a Dio come alla sua prima ed esclusiva origine, inducendo al pessimismo e alla superbia. Pensiamo che proprio la mancanza di umiltà, la superbia, ha determinato agli inizi della storia della creazione la ribellione degli angeli, diventati demoni, e la caduta dei nostri progenitori. L’orgoglio, la superbia chiusero le porte del Paradiso l’umiltà le riapre. S. Agostino afferma che “le altre virtù picchiano alla porta del cuore di Dio; l’umiltà lo apre” e aggiunge: “Vuoi aggiungere all’altezza di Dio? Abbassati prima all’umiltà di Dio… Guarda l’albero: prima va in basso, per innalzarsi poi in alto: getta profonde radici per lanciare poi al cielo la sua cima”, così potremmo dire per l’edificazione delle case, grattacieli. E purtroppo tante nostre cadute sono determinate dalla superbia, dall’ambizione, dall’orgoglio. Quindi dobbiamo vivere l’umiltà e impararla da Gesù e dalla Madonna, essi ci hanno dato un magistrale esempio in tutta la loro vita (dalla nascita alla glorificazione). Pensiamo Gesù Salvatore: da Figlio di Dio si è fatto Figlio dell’uomo, da primo ultimo, da Signore servo di tutti, umiliandosi fino alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e lo ha costituito Signore di tutto l’universo. Ancora oggi la presenza di Gesù nell’Eucarestia, sotto le specie del pane e del vino, è un segno della grande umiltà e amore. Gesù aveva detto in occasione: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”, e Gesù approfitta di ogni circostanza per additare l’umiltà. E oggi, nel Vangelo, il Signore, prende occasione da un banchetto per insegnarla. Invitato da uno dei capi dei farisei, si rende presto conto che i commensali scelgono i primi posti, quelli di maggior riguardo. il Signore espose una parabola che si conclude con queste parole: «Quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
La parabola ci ricorda la necessità di stare al nostro posto, di evitare che l'ambizione ci accechi, di metterci in mostra, di sopraffare gli altri, di ritenerci superiori; non è che non dobbiamo desiderare l’avanzamento personale nella vita sociale, di conseguire il necessario prestigio professionale, di ricevere l'onore e la dignità che spettano a ogni persona; ma tutto deve essere pervaso, nel modo di vivere e agire, per la gloria di Dio e per il servizio dei fratelli. In questo caso l’umiltà, non ha nulla a che vedere con la timidezza o la mediocrità.
L'umiltà ci permette di essere pienamente coscienti dei talenti che il Signore ci ha dato perché li facciamo fruttificare; ci fa evitare il disordine di vantarci di essi e di presumere di noi stessi. L'umiltà fa sì che ci risulti sempre chiaro che i talenti e le virtù, tanto nell'ordine naturale che sul piano della grazia, appartengono a Dio. A S. Francesco, a chi gli chiedeva perché Dio avesse dato a Lui tanti doni straordinari, rispondeva che Dio si compiace di colmare di doni soprattutto gli esseri più vili e miserabili. Dio esalta gli umili. Tutto quanto c'è di buono è di Dio; nostri sono solo il peccato e l'inettitudine. L’umiltà è verità.
Mezzi per vivere l'umiltà.
Per questo è importante conoscere noi stessi e conoscere Dio, soprattutto chiedendo la grazia al Signore di darci questa importante conoscenza, attraverso la preghiera (ricordiamo quella di S. Francesco che diceva: “Chi sei tu, o Signore, e chi sono io”) . La conoscenza che avviene attraverso l'esame di coscienza quotidiano o settimanale, prima della confessione, fatto alla presenza di Dio. La confessione frequente, settimanale, sincera ci aiuterà a questa maggiore conoscenza di noi stessi, e quindi anche ad una maggiore umiltà; così la direzione spirituale, dove esponiamo al sacerdote la situazione della nostra vita spirituale e dove il Signore, per mezzo del sacerdote, illumina il cammino che dobbiamo percorrere.
Così «la seria conoscenza di noi stessi, con la riflessione dei doni ricevuti, soprattutto del perdono che riceviamo da Dio, ci rende umili; la conoscenza genera la riconoscenza»: e la grandezza della bontà divina ci porta a restare al nostro posto, a non insuperbirci.
C'è anche una falsa umiltà che ci fa dire che «non siamo nulla, anzi che siamo la miseria in persona, la spazzatura del mondo; ma resteremmo molto male se ci prendessero alla lettera e se ci considerassero o dicessero in pubblico secondo quanto diciamo.
Inoltre, per imparare a percorrere il sentiero dell'umiltà dobbiamo saper accettare anche le umiliazioni nelle quali sicuramente ci imbatteremo nel corso della nostra giornata, chiedendo al Signore che servano a unirci maggiormente a Lui; che ci insegni a considerarle come un dono divino per riparare, purificarci e riempirci di amore per Lui, e non come motivo di abbattimento; se qualche volta ci faranno soffrire un po' di più, ricorreremo a Lui nel Tabernacolo.
Dall'umiltà derivano innumerevoli beni. Primo fra questi, la capacità di essere fedeli al Signore. L'umiltà attrae su di sé l'amore di Dio e la stima degli altri; la superbia, al contrario, li allontana. Per questo la prima lettura della Messa ci consiglia: «Nella tua attività sii modesto, sarai amato dall'uomo gradito a Dio». E ancora ci raccomanda: «Quanto più sei grande, tanto più umiliati; così troverai grazia davanti al Signore; perché dagli umili egli è glorificato.
La persona umile conosce con maggior facilità la volontà divina e sa ciò che Dio gli chiede in ogni circostanza. Per questo, l'umile si sente a suo agio, sa stare al suo posto ed è sempre di aiuto; inoltre intuisce meglio i fatti umani, per la sua naturale semplicità. Il superbo, al contrario, si rifiuta quel che Dio gli chiede, dove troverebbe la sua felicità, dato che non vede più in là del suo desiderio, dei suoi gusti, delle sue ambizioni, della realizzazione dei suoi capricci.
L'umile rispetta gli altri, le loro opinioni, le loro cose; accetta le correzioni.
L'umiltà dà consistenza a tutte le virtù.
Esempio di Maria
Vogliamo accogliere oggi l’invito del Signore di vivere l’umiltà. Chiediamo la grazia la Madonna di essere veramente miti e umili di cuore: la Madonna è esempio sublime di umiltà. Pensiamo all’Annunciazione: “nell’istante che diviene Madre di Dio, si dichiara serva ed ancella del medesimo Iddio”, alla visitazione nel servire santa Elisabetta, che giustamente le grida: «A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1,43); nella nascita di Gesù, che avviene in una povera grotta, perché «non c'era posto per loro nell'albergo» (Lc 2,7); nel silenzio e nascondimento nei trent'anni di Nazaret; nell’obbrobrio e nell’ignominia del Calvario, dove la Madonna è presente quale madre del condannato, Corredentrice accanto al Redentore. Ella ora è Regina dell’Universo, proprio per la sua umiltà.
Alla sua scuola, soprattutto nella preghiera, e offrendoci a Lei totalmente, il nostro essere e le nostre attività impareremo e vivremo questa virtù importante, necessaria per la nostra vita spirituale, necessaria per la salvezza, necessaria per la santificazione.
Audio Omelia