In questo mirabile brano evangelico, vengono mirabilmente delineate due cose: le qualità del buon pastore e le qualità delle buone pecorelle.
E' necessario conoscere bene le une e le altre. E' necessario conoscere bene le qualità del buon pastore, per affidarsi fiduciosamente a lui; è necessario conoscere le qualità delle buone pecorelle, per poterle rispecchiare in noi stessi.
Il buon Pastore.
Le qualità del buon pastore si riducono a tre:
il buon pastore conosce le sue pecorelle, le guida al pascolo, le difende dai lupi fino a dare per esse la sua vita.
Mentre il cattivo pastore, ossia il mercenario, non conosce, pasce, non difende le sue pecorelle, e bada soltanto al guadagno.
a) Il buon Pastore, in primo luogo, conosce le sue pecorelle; conosce non solo il loro numero preciso, ma tutte le loro qualità, buone o cattive e specialmente tutti i loro particolari bisogni; mentre il mercenario si contenta di conoscere il numero preciso, e basta. E Gesù, il buon Pastore, conosce noi tutti, in particolare, conosce tutti i nostri difetti, tutte le nostre virtù, tutti i nostri bisogni!. « Cognosco oves meas ». Quanto è consolante per noi questo pensiero!...
b) Il buon Pastore, in secondo luogo, guida al pascolo le sue pecorelle; non ad un pascolo qualsiasi, buono o cattivo, ma a pascoli sani e salubri, affinchè le sue pecorelle crescano sane e robuste; mentre il mercenario pensa unicamente a pascere se stesso. E Gesù, il buon Pastore, ci pasce con la sua dottrina, con le sue fonti di vita, coi Sacramenti e in modo tutto particolare con le stesse sue carni nella SS. Eucaristia. « Quale pastore - esclama S. Giovanni Crisostomo - ha mai pasciuto le sue pecorelle con le sue carni? ».
c) Il buon pastore, in terzo luogo, difende le sue pecorelle dall'assalto dei lupi, e per difenderle è pronto a dare generosamente- la sua stessa vita: «Animam suam dat pro ovibus suis»; mentre il mercenario, alla venuta del lupo fugge, poichè gli premo assai più la sua pelle. E Gesù, il buon Pastore, diede generosamente la sua vita per noi :'abbracciò il dolore perchè noi avessimo la gioia , abbraccio l'umiliazione estrema perchè noi avessimo l'esaltazione suprema; abbracciò generosamente la morte perchè noi avessimo la vita. Oh poteva davvero esclamare, con tutta verità: « Ego sum pastor bonus!...». Questa bella e soave scena del buon Pastore, era così presente alla mente e al cuore dei primi cristiani, che vollero esprimeria, più frequentemente di qualsiasi altra, nelle pitture delle catacombe. Sia anche presente alla nostra mente e al nostro cuore, per sentirci sempre più spinti verso Pastore così buono (e per modellarci su di lui), il buon Pastore per antonomasia.
Le buone pecorelle.
Se Gesù è il nostro buon pastore, noi siamo, o almeno dobbiamo essere le sue pecorelle. Le qualità delle buone pecorelle possono parimenti ridursi a tre: le buone pecorelle conoscono il loro pastore, l'ascoltano e lo seguono.
a) Le buone pecorelle, in primo luogo, conoscono il loro Pastore, Gesù Cristo: « Cognoscunt me meae ». Lo conoscono nella sua divina persona, nella sua vita, nelle sue eminenti qualità, nella sua sublime dottrina, e non si gloriano d'altro che di conoscere Gesù e Gesù Crocifisso: « Non enim reputavi me scire aliquid inter vos nisi lesum Christum, et hunc crucifixum ». Che giova, infatti, conoscere tutto lo scibile umano, senza conoscere Nostro Signor Gesù Cristo?.. A nulla: Poichè la vita eterna consiste appunto nel conoscere Nostro Signor Gesù Cristo... « Haec est vita aeterna ». La più sublime filosofia - c'insegna l'Apostolo - consiste nel conoscere Cristo.
b) Le buone pecorelle, in secondo luogo, ascoltano il loro buon Pastore Gesù Cristo: « Oves meae, vocem meam audiunt ». L'ascoltano allorchè parla loro, sia direttamente, con le sue ispirazioni, sia indirettamente per mezzo dei suoi rappresentati sulla terra (i genitori, i superiori, il Vescovo, il Confessore, il Pontefice). « Chi ascolta voi, ascolta me! ». Diceva un giorno Gesù a S. Teresa: « Vi sono molto anime alle quali vorrei parlare, ma non posso, perchè non mi vogliono ascoltare! ». Lo strepito delle passioni, da loro non frenate, li assorda.
c) Le buone pecorelle, in terzo luogo, seguono il loro Pastore Gesù, dovunque egli vada: « Oves illum sequuntur” (Gv 10,4).
Lo seguono non solo nella gioia e nella gloria del Tabor, ma anche o soprattutto nel dolore e nella mestizia del Golgota, pronte a vivere e a morire per colui che è vissuto ed è morto per loro. Egli ci ha dato, in tutto, l'esempio. « Exemplum dedi vobis... ».
Miei fratelli, siamo noi buone pecorelle nei riguardi di Gesù buon Pastore?... Lo saremo se conosciamo, se ascoltiamo, se seguiamo fedelmente Gesù. La prima prova per conoscere se siamo buone pecorelle, l'avremo in questo: se, aderendo al suo desiderio, ci industrieremo di condurre a lui tante pecorelle che non sono ancora nell'ovile, nella sua Chiesa.
Vi sono ancora miliardi di pecorelle fuori dell'ovile di Cristo (pagani, protestanti, eretici, scismatici, ecc.). Se veramente noi conosciamo, ascoltiamo e seguiamo Cristo, non possiamo rimanere davvero indifferenti dinanzi a questo numero sbalorditivo di cattive pecorelle fuori dell'ovile di Cristo, e per le quali Egli ha dato tutto il suo sangue...
Sentiamo quindi il bisogno impellente di far sì che tutti conoscano Cristo, ascoltino Cristo, seguano Cristo!... Affrettiamo dunque con la preghiera, col sacrifizio, con l'azione nostra il momento in cui potrà dirsi realizzato il fervente desiderio di Cristo: « Vi sarà un solo ovile con un solo Pastore! ». Adoperiamoci con tutte le forze affinchè desti, quanto prima, la più larga corrente d'amore per Cristo, buon Pastore, in tutte le anime di questo mondo, sue pecorelle...
(Roschini G., Predicate il Vangelo, LICE, Torino 1943, pp. 72-74)
Commento al Vangelo di Gv 10,11-18 secondo i Padri della Chiesa
Gesù Buon Pastore