Omelia del CORPUS DOMINI - Anno A
«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna»
Il senso della festa del Corpus Domini
Oggi celebriamo con gioia e splendore la solennità del Corpus Domini, cioè del SS. Corpo e Sangue di Cristo, il grande dono che il Signore ha fatto all’umanità e alla sua Chiesa. Cristo è rimasto in mezzo a noi sacramentalmente nell'Eucaristia e assicura questa presenza viva e vera fino alla fine dei tempi.
Questa solennità è anzitutto un prolungamento del mistero che la Chiesa celebra il Giovedì Santo, giorno dell'istituzione del Santissimo Sacramento. Infatti, oltre a partecipare alla S. Messa e ricevere la S. Comunione, siamo chiamati a sostare in adorazione davanti a Gesù Sacramentato e partecipare alle manifestazioni esteriori, soprattutto alla processione eucaristica, ove Gesù è portato solennemente, e percorre le nostre strade del nostro paese e delle nostre città. Con la processione eucaristica, tutta la Chiesa è chiamata a tributare a Cristo quel culto pubblico e festoso che non può manifestare il Giovedì Santo, nel contesto più austero della Passione. Al di là di questo tributo di culto pubblico e festoso, la Chiesa è però chiamata, in questa solennità, soprattutto ad esprimere la fede e l'amore al suo Signore che è presente vivo, vero e reale nei segni sacramentali del pane e del vino. È sempre utile ricordare quella bella espressione sintetica ma significativa della dottrina sulla Eucaristia che ci viene presentata come il Sacramento che, sotto le specie del pane e del vino, contiene realmente Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, e serve per il nutrimento nostro, è il cibo delle nostre anime.
Il Pane della Vita
L’Eucarestia è importante per la nostra vita, anzi è necessaria, come affermava Papa GIOVANNI PAOLO II nella Ecclesia de Eucharistia, e come ci richiamano le letture della liturgia odierna. La prima racconta l’episodio della “manna”, questo pane che il Signore fa scendere dal cielo per saziare il popolo d’Israele in cammino nel deserto; la manna è segno, prefigurazione del Sacramento dell’Eucaristia, il sacramento che dona la vita. Questo Pane divino, infatti, non solo è vivo e vero, perchè contiene il Corpo e Sangue del Signore, ma dona la vita eterna a chi lo riceve con fede e in grazia (senza peccato mortale).
«In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (Gv 6,53). La comunione al Corpo e Sangue del Signore è pegno di vita eterna. «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,54) Mentre quelli che hanno mangiato la manna sono morti, chi mangia, invece, di questo Pane la vita divina, pegno di immortalità futura.
Gli antichi Padri della Chiesa chiamavano giustamente l’Eucaristia “farmaco dell’immortalità”, perché, mangiando di questo pane che contiene realmente, nella sua sostanza, il Corpo e il Sangue di Cristo, noi veniamo assimilati alla sua Umanità risorta e gloriosa e partecipiamo in tal modo alla sua vittoria sulla morte e alla sua vita immortale.
Gesù afferma anche che la sua carne è vero cibo e il suo sangue vera bevanda, e noi entriamo in comunione piena con lui per cui lui dimora in noi e noi in lui: “Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui” (Gv 6,55-56). E noi siamo in comunione tra noi.
Nutrirci di Gesù
L’Eucaristia, dunque, è un sacramento veramente mirabile: è il miracolo più grande che si compie e che si rinnova ogni giorno sulla terra. In esso, Gesù, nascondendosi sotto le apparenze del pane e del vino, si trasforma in quel pane celestiale che solo può rinvigorire la nostra estrema debolezza spirituale e placare la nostra fame infinita di Dio e sostenerci nel lungo cammino del pellegrinaggio terreno. L’Eucaristia è il segno che rivela il grande amore di Dio per noi e ci porta a realizzare la più intima e ineffabile unione con la nostra anima.
Quale grande gioia dovrebbe essere per noi e per ogni anima cristiana il potersi accostare ogni giorno al Banchetto divino e cibarsi della carni immacolate dell’Agnello! Con quanta premura dovremmo desiderare di avvicinarci alla Santa Comunione, prepararci a riceverla degnamente e intrattenerci a lungo con Lui, dopo averlo ricevuto! Dovremmo imitare l’amore e l’ardore dei santi.
Ad esempio S. Filippo Neri era così amante dell’Eucarestia che, pur gravemente infermo, si comunicava ogni giorno, e se non gli si portava Gesù molto presto al mattino, dava in smanie e non poteva trovar riposo in nessun modo: “Ho un tale desiderio di ricevere Gesù che non posso darmi pace ad attendere”. La stessa cosa avveniva ai nostri tempi con S. Pio da Pietrelcina che a volte non riusciva a contenere le fiamme di amore che gli bruciavano nel cuore. “Ho tale fame e sete prima di riceverlo – scrive con accenti vibranti di amore il Serafino del Gargano – che poco manca che non muoia di affanno (…). Allorché poi sono già in possesso di questo sommo Bene, (…) dimentica quasi di essere nel mondo” (Epistolario I, p. 217).
Pensate S. Agostino ci ha lasciato questo elogio di sua madre Santa Monica: “Non lasciava passar giorno senza esser presente al Divin Sacrificio davanti al tuo altare, o Signore” e S. Francesco di Assisi partecipava di solito due Messe ogni giorno; e quando era ammalato pregava qualche confratello sacerdote di celebrargli la Messa in cella, pur di non restare senza Messa! (riteneva un segno di ingratitudine chi poteva partecipare alla S. Messa quotidiana e non lo faceva!)
Rattrista profondamente, invece, il fatto che la maggior parte dei cristiani non si rende conto della grandezza e del valore del mistero eucaristico: molte persone che non frequentano la S. Messa (la domenica in Italia solo il 10%! rispetto all’80% degli anni 50, quindi calo di fede!) o quelli che si accostano alla Comunione con desolante superficialità, senza le dovute disposizioni, impreparati, distratti o addirittura col peccato mortale sull’anima, commettendoun gravissimo sacrilegio, e mangiando e bevendo la propria condanna, come afferma l'Apostolo Paolo (cf. 1Cor 11,29). Quale scempio fanno del Corpo e del Sangue di Cristo! La Comunione va ricevuto con grande purezza di cuore, per cui, quando si è in peccato mortale, è necessario purificare prima la propria anima col Sacramento della Confessione. Anche esternamente bisogna riceve la S. Comunione vestiti decentemente: purtroppo in questo periodo estivo vediamo in chiesa persone che entrano vestite indecentemente, non avendo rispetto del luogo sacro e si accostano addirittura anche alla Santa Comunione!
Occorre perciò riscoprire la grandezza, la bellezza e la dignità di questo sacramento: Dobbiamo ravvivare il rapporto di amore con Gesù che è una persona viva, anzi, il Vivente, perché è Cristo vivo e vero presente nell'Eucaristia, Cristo che ascolta e parla al nostro cuore, se abbiamo la capacità di fare silenzio e farlo parlare in noi. Dobbiamo riceverlo sempre con le dovute disposizione nel nostro cuore, nella santa comunione, e farlo spesso come facevano i santi, anche ogni giorno.
In questa particolare solennità rinnoviamo, quindi, la nostra fede in Gesù presente in mezzo a noi e ringraziamolo per aver fatto della nostra anima il luogo privilegiato della sua dimora. Chiediamo alla Vergine Immacolata la grazia di poter ricevere il Pane degli Angeli sempre con quel candore e quella purezza di cui era pieno il suo Cuore quando il Verbo di Dio s’incarnò nel suo grembo verginale e come Lei portiamolo in tutto il mondo. Da Lei abbiamo il Pane di Vita: è il Pane della Mamma, formato dalla sua carne immacolata. Maria ha offerto la propria carne, il proprio sangue a Gesù ed è divenuta dimora viva del Verbo, lasciandosi penetrare nel corpo e nello spirito dalla sua presenza. Davvero Maria, la Madre del Signore, ci insegna che cosa sia entrare in comunione con Cristo.
E la processione Eucaristica inizia da Lei, lo accogliamo da Lei e con Lei, per Lei lo portiamo a tutti. Le nostre strade siano le strade di Gesù! Le nostre case siano le case per lui e con lui! La nostra vita di ogni giorno sia penetrata dalla sua presenza.
Cristo stesso passa in mezzo a noi, benedica noi e il mondo intero!
(P. Bernardino M. Abate)