(S. Luca, XIV, 16-24).
Due grandi banchetti.
Il grande convito di cui si parla in questa scultorea parabola, significa due cose: il regno messianico, ossia la Chiesa, e la S. Comunione.
E le scuse addotte dagli invitati per parteciparvi, esprimono a meraviglia le tre principali cause che impediscono agli uomini di partecipare al convito messianico o al banchetto Eucaristico, vale a dire : l'orgoglio, l'interesse e la sensualità, secondo quelle ben note parole di S. Giovanni: « Tutto quello che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi, e superbia della vita » (I Giov., I,15-16).
Il banchetto del regno messianico.
Il grande convito significa, dunque, innanzitutto, il regno messianico, ossia la Chiesa: militante sulla terra e trionfante nel Cielo. L'uomo che imbandisce questo grande convito è Dio. Il servo mandato a dire agli invitati che tutto era pronto, e che quindi fossero venuti, rappresenta i vari profeti, e in modo particolare il Battista o gli Apostoli mandati da Dio ad invitare i Giudei alla penitenza ed alla fede in Gesù, l'atteso Messia. Gli invitati i quali rifiutano di prender parte al convito, rappresentano i capi della nazione giudaica i quali, per soverchio attacco agli onori, alle ricchezze e ai piaceri dei sensi, rifiutarono di ascoltare la voce di Dio che li invitava a riconoscere in Gesù il vero Messia e ad entrare nella sua Chiesa.
Il primo rispose: « Ho comprato un podere, e bisogna che vada a vederlo: abbimi, ti prego per iscusato! ». Scusa magra Dice infatti : «Devo andare a vederlo! », O non l'aveva già veduto prima di comprarlo?... Non è già la ragione ma è l'orgoglio che parla. Egli, diventato proprietario di un podere, ci teneva a darsi delle arie dinanzi a chi lo invitava a un banchetto. Non ne aveva bisogno egli, il nuovo proprietario, di un banchetto, sia pur lauto, in casa d'altri!..
Un secondo rispose: « Ho comprato cinque paia di buoi e vo' a provarli: abbimi, ti prego, per iscusato! ». Scusa ancora più magra! O che sarebbero crepati, quei buoi, se avesse atteso a provarli dopo aver preso parte al banchetto?... Anche qui non è la ragione, ma è l'interesse che parla. I buoi ch'egli aveva comprato non dovevano rimanere inoperosi, erano un capitale che doveva tosto fruttare, e quindi era necessario portarsi subito a provarli. « II tempo è danaro ». Non bisogna perderlo.
Un terzo poi rispose: « Ho preso moglie, e quindi non posso venire, ossia: « non ne parliamo neppure! ». Scusa ancora più magra delle due precedenti. O che sarebbe caduto il mondo se avesse lasciato per qualche ora la moglie?... In costui è la sensualità che parla. Ingolfato anima e corpo nel fango, egli non sa, egli non può sollevarsi.
Per questo - a differenza dei due invitati precedenti - non sente neppure il dovere di scusarsi. E villanamente risponde: « Non ne parliamo neppure!... ».
Dietro il rifiuto dei capi della nazione Giudaica, il padrone fa invitare alla cena quattro categorie di uomini umili e cordialmente da loro disprezzati : mendici, storpi, ciechi e zoppi. Questo secondo gruppo invitati rappresenta le classi umili della nazione giudaica, tra le quali Gesù trovò numerosi seguaci i quali presero così il posto dei loro capi orgogliosi, interessati e sensuali.
Siccome poi v'era ancor posto, fu invitato al banchetto anche un terzo gruppo di persone. Questo terzo gruppo, posto lungo « le stradi e le siepi a (in opposizione a quello posto lungo a le piazze e le strade della città ») rappresenta i Gentili i quali, quantunque lontani da Dio furono chiamati anch'essi ad entrare nella Chiesa, e molti di fatto entrarono.
La conclusione della parabola è impressionante: “Vi dico che nessuno di coloro che erano stati invitati, assaggerà la mia cena!” Questa conclusione, rivolta direttamente al Giudei, riguarda Indirettamente anche tanti cristiani che, ad imitazione dei Giudei, si lasciano assorbire dagli interessi del tempo (ossia dagli onori, dalle ricchezze e dai piaceri compromettendo gli interessi dell'eternità. Che errore fatale!… Pensiamoci!…
Il banchetto Eucaristico.
Ma il grande convito, oltre a simboleggiare il regno messianico, ossia la Chiesa, simboleggia anche il banchetto eucaristico. Per questo appunto la Chiesa ci fa leggere questo brano evangelico nella Domenica fra l'ottava del Corpus Domini,
Cena veramente grande, « coena magna » è il banchetto Eucaristico !... Grande per ragione di Colui che ci invita: Dio stesso!
Grande per ragione del numero degli invitati: i cristiani d'ogni tempo e d'ogni luogo. Grande sopratutto per ragione del cibo che ci viene somministrato: la carne stessa e il sangue stesso dell'Uomo-Dio, Gesù Cristo, il quale - come cibo soprannaturale - produce in noi degli effetti soprannaturali, mirabili, nutrendo, sviluppando e conducendo all’ultimo suo perfezionamento la vita soprannaturale della grazia divina.
Ma quanti, a guisa degli invitati del primo gruppo, e adducendo le stesse magre scuse, rifiutano di prender parte a questo grande convito, trascurando perfino il precetto Pasquale! Sono tipi superbi che si sentirebbero troppo umiliati se dovessero confondersi con le donnicciole e i fanciulli. Sono tipi interessati che, immersi con tutti i loro cinque sensi negli affari del tempo e del corpo, trascurano gli affari smisuratamente più importanti dell'eternità e dell'anima. Sono tipi lussuriosi, ingolfati anima e corpo nel fango, che non se la sentono affatto di accostarsi all'ostia candida, a quel cibo degli angeli che non si deve dare in pasto ai cani: « non mittendus canibus ». La superbia, l'interesse, il sensualismo, ossia quella triplice concupiscenza che domina il mondo, li escludono dal banchetto eucaristico, con grande, incalcolabile danno dei loro supremi interessi spirituali, della loro eterna felicità.
Bando, dunque, e guerra ad oltranza a queste orrende passioni che ci impediscono di accostarci al grande convito Eucaristico L’umiltà, il distacco dai beni terreni e dai piaceri dei sensi sono le disposizioni necessarie per partecipare con frutto al banchetto Eucaristico, a questa sorgente di ineffabile soavità e dolcezza. E quanto più saranno grandi queste disposizioni, tanto più sarà grande la soavità, la dolcezza che noi gusteremo nel partecipare al grande e divino convito.
(P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 97-99)
Commento di dom Prosper Gueranger)