(Lc 2,1-14)
La gioia del Natale.
«Rallegriamoci tutti nel Signore perché è nato nel mondo il Salvatore». E’ questo l'annuncio che la liturgia propone a noi in questa notte luminosa, santa, aiutandoci nello stesso tempo a comprendere il contenuto del messaggio col suo invito a «rallegrarci tutti nel Signore». Propriamente, nel giorno di Natale non c'è posto nella Chiesa o nel nostro animo per sentimenti di mestizia, di tristezza o di rimpianto; e, tanto meno, dev’esserci posto per il pessimismo o per una visione tragica della storia in cui noi viviamo.
La liturgia natalizia ce ne indica il motivo a chiare lettere: «Rallegriamoci tutti nel Signore, perché è nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è scesa per noi dal cielo» (Antifona d'ingresso, Messa della Notte); Le parole dell'Angelo ai pastori di Betlemme sono non solo un annuncio di «grande gioia», ma esse compendiano anche il senso del Natale del Signore: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore» (Lc 2, 10-11).
Il Natale (non il panettone o lo spumante o i doni o.. questi sono contorni della festa) è la nascita del nostro Salvatore. Natale significa nascita. Gesù - come lo indica il suo stesso nome - nasce per essere il Salvatore nostro e di tutta l'umanità, riversando sulla miseria della nostra condizione umana la pienezza della sua divinità. Il Natale è la celebrazione nell'adorazione, nella lode e nella preghiera della nascita di Gesù Cristo nella grotta di Betlemme. Il Bimbo che si chiama Gesù. Gesù è Dio, è la Seconda Persona della Santissima Trinità che si fa bambino, che si fa uomo, nato dal grembo verginale di Maria. “Il Verbo si è fatto carne”. E’ la rivelazione del Dio invisibile che si fa visibile, che parla a noi direttamente e opera per la nostra salvezza. Gesù nasce per noi, per la nostra salvezza. Gesù è nato per me. Ogni cristiano, ogni uomo può dire: il Dio si è fatto carne, si è fatto bambino per me. Dio è venuto per incontrarsi con me, per salvare me. Quale gioia sapere che noi siamo amati da Lui, che siamo l’oggetto della sua venuta! Quale conforto per me sapere che Gesù mi conosce, viene a cercarmi e mi ama! Egli è venuto dal Cielo per portarci alla comunione con Lui e per portarci in Cielo. Quindi per questo dobbiamo essere felici, dobbiamo essere nella gioia: non per i regali, per i panettoni, per i divertimenti anche peccaminosi ma per la nascita del nostro Salvatore.
La nostra nascita
Il Natale di Gesù è anche la festa della nostra nascita al Cielo, alla vita divina. Il Natale dischiude l'inizio della nostra vita nuova di figli di Dio. Infatti, come in tempi antichi aveva già affermato san Leone Magno, «la nascita di Cristo segna l'inizio del popolo cristiano; il natale del Capo è il natale del Corpo». Pensiamo al dono immenso della vita di grazia, della vita divina: i sacramenti ci comunicano questa grazia: pensiamo al Battesimo, alla confessione: Nasciamo a vita nuova, alla vita divina. Pensiamo alla nascita di Gesù nei nostri cuori con la Santa Comunione: è impensabile un Santo Natale senza confessione e comunione!
Il Natale è anche la festa della vita, la festa della nascita di ogni bimbo. La vita è un dono incommensurabile di Dio, ogni bimbo è una creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio. La nascita di un bimbo porta sempre la gioia, come dice Gesù anche nel Vangelo. Ma, purtroppo, molti non gioiscono per la nascita dei bimbi, anzi la vedono come una disgrazia! … Oggi non si amano i bimbi, non si accolgono, rifiutano e addirittura si uccidono! Come?... Si purtroppo, pensiamo alla mentalità e cultura della morte, che porta a non avere i figli con la propaganda dei mezzi anticoncezionali (pillole ecc) tutte cose diaboliche; figli fatti il contagocce e non si contano neanche sulle dita di una mano (Italia triste primato della denatalità – Italiani in via d’estinzione). Pensiamo alla triste piaga dell’aborto … milioni di bambini vengono uccisi nel grembo della madre: con il consenso della madre, lo vuole e con il permesso dello Stato. Dove siamo arrivati! ... Peggio degli animali, che per istinto difendono le loro creature. Fratelli in questo clima di gioia c’è purtroppo il lato doloroso, come fu, dopo la nascita di Gesù la strage degli innocenti.
Per questo dobbiamo pregare per la vita; per questo dobbiamo pregare Gesù Bambino che venga accolto ogni bimbo per questo dobbiamo operare a favore della vita. Il Papa insiste su questo, nei suoi discorsi, nelle sue encicliche, con le opere, con le iniziative; anche noi dobbiamo difendere i tanti i bimbi che vogliono nascere. Deve essere anche per loro Natale! Preghiamo Gesù bambino che ci aiuti, ci dia la grazia di operare, di porre fine a questi abominevoli delitti.
Gli insegnamenti del S. Natale
Inoltre Gesù, nascendo ci dà degli insegnamenti: Gesù nasce in una povera grotta (non c’era posto nell’albergo, la Sacra Famiglia non venne accolta). Gesù è nato povero, umile, nella sofferenza (al freddo e al gelo). Già nella nascita Gesù viene proclamato anticipatamente per quel che egli si rivelerà nella sua morte e risurrezione, vale a dire, il vero Messia, Salvatore del mondo attraverso la croce e Signore universale a seguito della sua risurrezione (cfr Fil 2, 9-11).
Ai pastori viene dato un segno ancor più sorprendente per riconoscere il Messia Salvatore appena nato a Betlemme: «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (2, 12». Il «segno» di riconoscimento non ha niente di regale, né di divino, come invece è stato designato poco prima il Bambino, chiamato Messia e Signore, titolo che l'Antico Testamento riservava gelosamente a Dio. Il «segno» del Messia è la povertà, l'umiltà, la semplicità, il silenzio.
Proprio i poveri pastori di Betlemme avvertono la presenza di Dio e lo incontrano vivente nel Bambino deposto nella mangiatoia . In quella notte più chiara del giorno essi compiono un esemplare cammino di fede. Con cuore molto sensibile e con disponibilità essi accolgono l'annuncio dell'evento salvifico; passano dall'oscurità della notte alla luce interiore che già li prepara alla conoscenza di fede del Messia, all'incontro personale con lui: i pastori «andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia» (Lc 2, 16). I frutti di quest'incontro sono l'annuncio che a loro volta fanno i pastori e la lode che essi elevano a-Dio per quanto hanno visto e udito (vv. 17.20) : Da quella notte santa - in continuità con l'annuncio dei pastori di Betlemme - risuona ininterrotta la testimonianza della Chiesa sul Bambino nato a Betlemme e contemplato oggi nel presepio: Gesù è il Messia, il Salvatore del mondo.
Insieme ai pastori, sostiamo ancora in quella grotta, dove tutto ci parla di umiltà, di povertà, di obbedienza, di amore divino. Pensiamo all’importanza del presepe, che ci fa riflettere. Dobbiamo allestirlo in ogni casa. Il primo fu San Francesco. Dinanzi a quella mangiatoia restiamo stupefatti e senza parole pensando al modo come Gesù si è presentato al mondo: debole, piccolo, indifeso, nell’oscurità, nel silenzio e nella più estrema povertà. Non ha voluto nascere nel tepore di una casa o in uno degli alberghi di Betlemme, ma ha voluto per reggia una squallida grotta e una mangiatoia come trono regale. Quanta povertà intorno a Gesù! Poveri i suoi genitori, poveri i pastori, suoi cortigiani e primi adoratori. Ovunque in quella gelida grotta risplende la povertà regale voluta e amata dal Figlio di Dio. Anche i segni dati dall’Angelo ai pastori per riconoscere il neonato Re sono regali: l’estrema debolezza di un bambino e l’estremo obbrobio di una mangiatoia: “troverete un bambino che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12). Bastano queste indicazioni per non sbagliare. Poteva il Figlio di Dio darci segni di un amore più grande? Poteva venire al mondo in modo più umile, più povero e più debole? Quanti insegnamenti ci vengono da quella grotta e da quella mangiatoia! Com’è stridente il contrasto tra la povertà del Natale di Gesù e lo spreco e il lusso del natale che noi celebriamo; tra la via del silenzio e del nascondimento scelta da Gesù per venire in mezzo a noi e la gioia gaudente e chiassosa della gente che affolla le nostre città! Il Natale va perdendo sempre più il suo significato profondamente religioso e corre il rischio di degenerare in una festa pagana. E’ necessario che il cristiano ritrovi il significato originario del Natale e recuperi il suo senso religioso. Amiamo la povertà, non attacchiamoci ai beni terreni che passano, amiamo le cose del Cielo, amiamo Dio che è tutta la nostra ricchezza. Chiediamo a Gesù Bambino i doni dell’umiltà, della povertà, della semplicità.
Accogliere Gesù con il cuore di Maria
Pensiamo ad accogliere Gesù nella nostra vita, nei nostri cuori, nella nostra società. Non chiudiamo la porta in faccia, come fecero gli albergatori, che non avevano posto. Spalanchiamo le porte (come più volte il Papa Giovanni Paolo II ripeteva nel suo Pontificato “Aprite, spalancate le porte a Cristo). Accogliamolo nella preghiera, nei sacramenti, nei poveri, nei bisognosi, negli ammalati, nei bimbi, nell’Eucarestia. In alcuni paesi c’è anche l’usanza, come segno di disponibilità di accoglienza di Gesù, di accendere una luce sul davanzale di casa per indicare che si è disponibili ad accogliere Gesù.
Viviamo questo Natale con Maria, chiediamo le grazie di viverlo santamente, sempre nella nostra vita. Dobbiamo chiedere a Lei questa grazia. Gesù è venuto per mezzo di Maria… E il cammino di fede dei pastori, i primi adoratori di Gesù Cristo, è mediato o sostenuto dalla presenza di Maria accanto al figlio, Signore e Salvatore. L'evangelista Luca, registrando lo stupore che pervase quanti sentirono la testimonianza entusiasta dei pastori, annota: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 19).
Nel cuore di Maria, mentre guarda il figlio Gesù e mentre lo stringe a sé con amplesso di madre, sembra insorgere un pensiero inquietante e oscuro: la futura e dolorosa sorte del figlio. Questa «meditazione» di Maria sulla persona e sulla missione del figlio continuerà fino alla croce e alla risurrezione. Pensiamo ai primi dolori di Maria.
L'arte cristiana ha espresso la profondità teologica dell'orientamento del Natale alla Pasqua con due simboli significativi: il primo simbolo consiste nel raffigurare spesso la mangiatoia in forma di sepolcro o di croce; il secondo simbolo è ricorrente soprattutto nelle raffigurazioni pittoriche della Madonna col Bambino. In molte di tali opere Maria ha uno sguardo mesto e pensoso, e il Bambino ha gli occhi chiusi, quasi dormiente. Tutte queste sono forme artistiche che esprimono una grande verità teologica: il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è nato per poter morire sulla croce. (Su questo punto sono numerose le testimonianze dei Padri della Chiesa, greci e latini).
Chiediamo alla Madonna quindi di amare, di contemplare questo mistero della nascita di Gesù e soprattutto viverlo. Lo mediteremo e vivremo costantemente, oltre che con la celebrazione liturgica, soprattutto con la recita del Santo Rosario soprattutto con la recita dei misteri gaudiosi.
Questo mistero salvifico, celebrato e vissuto, sia inoltre annunziato al mondo, con la vita, con la parola, con le opere,: come gli angeli, come i pastori in festa!
Santo Natale! Santo Natale, quindi, nel senso pieno del suo significato: della nascita di Gesù Salvatore, della nascita nostra alla vita divina, soprannaturale, dell’accoglienza di ogni vita umana, di vivere i misteri della povertà e umiltà di cuore, vivere il Natale con Maria la Madre di Gesù e Madre nostra.
Natività (Giotto)