(Gv 3,13-17)
Il senso della festa
La Liturgia di questa domenica accoglie la memoria dell'Esaltazione della santa Croce. Il 14 settembre del 335 - quasi mille e settecento anni fa - una folla numerosa di fedeli si raccolse a Gerusalemme, sul Calvario, per la dedicazione di una Basilica voluta dall’imperatore Costantino; e in quella occasione si ricordò anche il ritrovamento del legno della santa Croce. Da quel giorno, a Gerusalemme, viene celebrata ogni anno questa memoria. (La Santa Liturgia prevede ancora oggi che il sacerdote celebrante alzi la croce e la diriga verso i quattro punti cardinali, per indicare l'universalità della salvezza.) A questo anniversario si aggiunse il ricordo della vittoria di Eraclio sui Persiani (628), ai quali l’imperatore strappò le reliquie della Croce, che furono solennemente riportate a Gerusalemme.
Così lo scopo dell’odierna celebrazione è di esaltare e glorificare la Croce beata del Redentore divenuta, per il popolo cristiano, sorgente di gloria e di salvezza.
“Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell'albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato … E' preziosa poi la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza dell'inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza comune di tutto l'universo. ” (S. Andrea di Creta).
Quindi, dall’albero del Paradiso terrestre scaturirono per l’umanità frutti di morte, dall’albero fecondo della croce, invece, sgorgano frutti di grazia e di vita immortale. Il prefazio della Messa ci fa cantare: «Nell'albero della Croce tu, o Dio, hai stabilito la salvezza dell'uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita».
La S. Croce nella storia della salvezza
Questa salvezza di Gesù tramite la Santa Croce fu già prefigurata nell’Antico Testamento. Il libro dei Numeri ci ricorda la vicenda accorsa ad Israele mentre era nel deserto, quando molti morirono per il morso di serpenti velenosi. Mosè, ispirato da Dio, innalzò per quel popolo un serpente di bronzo: chi lo guardava restava in vita.
Gesù stesso spiega questa prefigurazione, come abbiamo sentito nel Vangelo di San Giovanni: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo» (Gv 3, 14), e l’“innalzamento” di Gesù sulla croce, porterà salvezza a quanti si volgeranno a Lui con fede (cf 3,14-15), perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna; e più avanti, quasi a ricalcare la scena biblica, aggiunge: «Volgeranno gli occhi a colui che hanno trafitto» (Gv 19, 37).
Anche san Paolo, nella seconda lettura, ribadisce il concetto che la croce porta alla gloria: l’umiliazione subita da Gesù sulla croce, infatti, gli ha procurato la più grande esaltazione: “Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2,9-11). La gloria eterna che il Padre celeste ha conferito al Figlio è un dominio che si estende su tutto l’universo. A Lui saranno sottomesse tutte le creature del cielo e della terra.
L'esaltazione della S. Croce
È giusto, quindi, esaltare la Croce: essa è il mezzo del nostro riscatto, della nostra libertà. Su quel legno è stato sconfitto una volta per sempre il peccato, l’egoismo e trionfa definitivamente, la vita, la grazia, l'amore per gli altri.
La Croce è il segno del grande amore di Gesù per l’umanità, per ciascuno di noi. In san Giovanni leggiamo ancora: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (3,16). Il Verbo di Dio per amore non solo assunse la nostra stessa natura umana, ma scelse anche la strada che più efficacemente lo potesse esprimere: quella del dolore e del sacrificio. Chi ama, infatti, accetta ogni sofferenza per amore della persona amata “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Non cesseremo mai di ringraziare il Signore per il dono della santa Croce, per il dono della sua offerta sacrificale!
E ancora oggi è necessario «esaltare» la croce: sia da parte nostra che in ogni parte della terra, per mostrare lo strumento con cui Gesù ha salvato gli uomini. C'è bisogno ancora oggi di esaltare la Croce, di metterla in alto perché tutti la vedano e chi a lei si rivolge venga salvato. (es. fare il segno della croce, prima delle azioni più importanti, come nelle liturgia, così sul lavoro, nelle attività, prima e dopo i pasti). La croce è il segno per eccellenza della nostra fede, per le nostre chiese, le nostre case, per tutti gli ambienti.
Potremmo dire, anche a chi non crede, o a chi vorrebbe fosse tolta, che questa croce non è contro nessuno. Al contrario, a tutti la croce parla solo di amore e di perdono. Toglierla provocherebbe un abbassamento di amore, un allentamento della tolleranza e una diminuzione di rispetto. Colpisce profondamente il fatto che ai nostri giorni, in tanti ambienti cristiani, è forte la tendenza ad escludere il concetto stesso di sacrificio e di croce, considerato un avanzo di religiosità primitiva. Oggi l’uomo ha paura della croce, l’aborrisce, la rifiuta e la combatte. La risposta, invece, non consiste nell’eliminarla ad ogni costo dalla propria vita, cosa d’altra parte impossibile, ma nel seguire la strada di Gesù, la strada dell’amore. La croce è un cammino che il Verbo incarnato ha percorso per primo, e che deve essere, per ogni cristiano, la via unica di redenzione, di salvezza e d'esaltazione. La croce è un’esigenza della vita cristiana. Gesù ha detto chiaramente: “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me” (Mt 10,38).
Il rimedio a tanti mali odierni
Inoltre, tanti ancora oggi sono morsi dalla piaga di innumerevoli «serpenti velenosi», soprattutto il peccato che ferisce e uccide l’anima alla vita di grazia (peccati personali e peccati sociali) Se ne aggirano molti anche nel nostro mondo, e l'elenco sarebbe davvero lungo: basti pensare agli attentati alla vita (contraccezione, aborto, eutanasia), alla famiglia (adulteri, divorzi, liberi convivenze, omosessualità, immoralità, pornografia, ecc.), diffusione degli errori (anche nel campo della fede e della morale) che non cessano di creare morti materialmente e spiritualmente; l’allontanamento da Dio (non si rende culto a Dio, dissacrazione della domenica…)
Mentre la croce è la nostra salvezza, contempliamola! Il sangue redentivo di Cristo che ci lava dai nostri peccati (pensiamo soprattutto ai sacramenti – battesimo, confessione). Contempliamo, come i santi e devoti fedeli, il Sacrificio di Cristo sulla Croce che si riattualizza sui nostri altari, mistici Calvari delle nostre chiese.
Maria Addolorata Corredentrice
Domani ricorre la festa della Madonna Addolorata, Colei che ha vissuto il più purissimo martirio, consumato attimo per attimo, e terribile al momento estremo della Croce. Chiediamo a Lei di farci comprendere sempre di più il mistero della Croce, di amarlo e soprattutto attuarlo nella nostra vita, unendoci a Gesù, seguendolo come veri discepoli, Gesù.
Offriamo anche noi le nostre sofferenze, i nostri dolori per la salvezza di tante anime.
S. Croce - S. Elena e Costantino (Sazonov 1870)