Se vi è un Santo caro al cuore del popolo cristiano, questi è Antonio da Padova. La devozione a S. Antonio e così largamente diffusa anche nelle più lontane regioni, in Europa come in America e in terra di missione, da giustificare pienamente l'appellativo che da più parti gli è stato attribuito di "Santo del mondo intero".
Chi potrebbe dire il numero di coloro che ricorrono all'intercessione di questo glorioso figlio di S. Francesco? Chi potrebbe misurare la fiducia pressoché universale che egli gode presso il popolo cristiano? Sono mamme, studenti, lavoratori, poveri, sofferenti nel corpo e nello spirito, giovani anziani che senza numero si affidano alla protezione del "Santo dei miracoli", il buon Santo che si degna di intercedere per noi non solo nelle grandi necessità e prove della vita, ma anche nei più umili bisogni nostri, facendoci ritrovare persino le cose perdute.
La vera devozione.
Ma se tanto diffusa è la devozione al taumaturgo di Padova, bisogna dire che purtroppo molte volte essa si ferma a un livello superficiale, si risolve nella sola richiesta di aiuti e grazie materiali, cui non corrisponde poi un vero impegno interiore di mettersi alla scuola di S. Antonio, seguirne gli esempi, imitarne le virtù, essere in una parola "veri devoti" del Santo, che si sforzano di tradurre nella vita i suoi insegnamenti di vita cristiana.
Eppure alla radice della potenza della intercessione di S. Antonio, dei miracoli, guarigioni, grazie che egli ottiene tanto largamente da Dio per i suoi devoti, sta proprio l'eroica santità da lui raggiunta durante la vita terrena nell'assiduo esercizio delle virtù, nella generosa partecipazione alla povertà e ai patimenti di Cristo, nello slancio continuo di un amore appassionato al Signore, di una tenera e cavalleresca devozione alla Madre Immacolata.
E' proprio su questo aspetto mariano della spiritualità di S. Antonio che intendiamo particolarmente soffermarci. La Madonna infatti e la matrice di ogni santità, essendo stata scelta da Dio come Madre di grazia per tutti gli uomini. Siamo dunque sicuri che puntando lo sguardo sulla devozione mariana del Santo di Padova noi coglieremo la forza motrice della sua santità, la chiave, il segreto - se cosi possiamo dire - della sua sublime conformazione a Cristo.
Fernando e la Madonna.
S. Antonio è nato e cresciuto in un ambiente saturo di marianità. Quando ancora lo portava nel grembo, la madre volle consacrarlo alla Vergine SS.ma e fu nel giorno solenne dell'Assunta, il 15 agosto 1195, che il Santo venne alla luce e fu battezzato col nome di Fernando. La tradizione vuole che la prima parola balbettata dal bambino sia stata: Maria; preludio significativo e commovente di tutte le parole che un giorno, divenuto illustre predicatore, egli pronunzierà in onore della Madre divina.
Intanto Fernando cresce buono e innocente sotto lo sguardo vigile e amoroso dei genitori. Fanciullo, viene inviato alla scuola aperta presso la Cattedrale vescovile di Lisbona, sua città natale. Questa chiesa, all'ombra della quale si svolgono i primi studi del Santo, è dedicata alla Vergine Assunta, "affinché – nota Rigault, biografo dell'ultimo Duecento - il ragazzo Fernando avesse la Madre di Dio come ottima Maestra, come l'ebbe poi, in vita e in morte, efficace ausiliatrice."
Le testimonianze dei contemporanei ci assicurano che fin da quei primi anni si sviluppò nell'animo del fanciullo una tale tenerezza verso la Madonna e il Bambino Gesù, da spingerlo a rimanere per ore, estatico, dinanzi alla sacra immagine venerata nella Cattedrale.
Cosi la mamma terrena affida Fernando alla nuova Madre, tra le cui braccia il piccolo si rifugia, né mai saprà distaccarsene. Adolescente, a 15 anni, egli sente il richiamo di Dio ed entra nell'Ordine degli Agostiniani. Qui ha modo di approfondire i suoi studi e di conoscere meglio la Regina gloriosa che ha conquistato il suo animo. S. Ambrogio, S. Anselmo, S. Bernardo, tutti i grandi Padri della Chiesa gli scoprono le grandezze di Maria e danno salde radici dottrinali alla sua devozione. Più tardi il Santo coglierà il frutto di queste meditazioni, quando Dio lo chiamerà a scrivere e predicare in onore della Vergine: e ancora oggi noi sentiamo rivivere nei suoi scritti l’accento sublime dei grandi innamorati di Maria, ma arricchito del suo personale contributo.
Ardente figlio di S. Francesco
Frattanto, dopo aver trascorso circa otto anni tra gli Agostiniani, ed esservi stato ordinato sacerdote, Fernando viene a conoscere i primi seguaci del serafico Poverello di Assisi. Sono appena pochi anni infatti che i figli di S. Francesco hanno cominciato a sciamare in tutto il mondo per diffondere ovunque testimonianza di altissima povertà e carità ancora più ardente. L'esempio di questi frati poverissimi e accesi di serafico ardore trascina Fernando. La notizia poi del martirio di cinque francescani, morti per la fede in terra d'Oriente, fa definitivamente decidere il giovane monaco: acceso dal desiderio di versare anch'egli il proprio sangue per Cristo, chiede e ottiene dai superiori di lasciare il bianco abito degli Agostiniani per vestire il rozzo saio dei figli di S. Francesco. Ma Dio non vuole da Lui il martirio del sangue. La sua sarà una lunga, incruenta, ma non per questo meno reale, immolazione a servizio della Chiesa e dei fratelli. Le vie della Provvidenza conducono il frate, che nell'Ordine serafico ha preso il nome di Antonio, in Italia. Egli si stabilisce nel romitaggio di Montepaolo, presso Forli. Qui trascorse diverso tempo in una vita di totale nascondimento, tutto immerso nella preghiera, nell'umile lavoro manuale, nella penitenza. Ma ben presto il Signore lo trae dall'ombra facendo scoprire ai suoi confratelli i tesori di sapienza e di eloquenza custoditi nel suo animo. Inizia cosi l'ultimo periodo della vita di S. Antonio: periodo denso di apostolato, durante il quale egli percorse le contrade d'Italia e di Francia predicando ovunque il Vangelo di Cristo. La sua predicazione forte e veemente e soprattutto da innumerevoli conversioni: tutti segni evidenti della benedizione di Dio su un apostolato fatto non di effimere parole, ma alimentato dalla fiamma di un amore ardente e operoso, sostanziato dalla preghiera e dall'immolazione.
Cantore di Maria.
Un'eco viva della predicazione antoniana possiamo coglierla nella vasta mole di scritti a noi pervenuti, scritti che per la loro dottrina e sapienza hanno meritato a S. Antonio il titolo di Dottore della Chiesa. Tra questi risplendono numerose le pagine di ispirazione mariana, e noi possiamo scorgere nelle parole del Santo la sapienza del teologo, l'affettuosità del figlio, l'ardore dell'innamorato di Maria SS.ma. Egli non si sazia di contemplare le sublimi bellezze della celeste Regina e di cantarle con immagini piene di commossa poesia.
Notevole e anche il contributo dottrinale dato da S. Antonio in questo campo, specialmente per ciò che riguarda l'Assunzione di Maria in anima e corpo al Cielo. Lo stesso Pontefice Pio XII, nel proclamare domma dell'Assunzione, riconobbe l'importanza della testimonianza di fede del Santo di Padova il quale "tra i sacri scrittori che illustrarono e confermarono la pia sentenza dell'Assunzione occupa un posto speciale" (Munificentissiinus Deus).
Instancabile nella sua attività apostolica, S. Antonio continua a predicare fino a consumare in questa assidua fatica la sua fibra già provata da molte malattie. Nel 1231 predica l'ultima quaresima a Padova, dove si era stabilito. Fu un vero trionfo di fede, popolo accorse in folla dalle città, dai castelli, dai villaggi e dalle campagne circostanti. Non potendo la chiesa contenere la moltitudine dei fedeli, il Santo dovette radunare all'aperto i suoi uditori, che si recavano ancora di notte nel luogo in cui egli avrebbe predicato, per l'ansia di ascoltarlo e di vederlo da vicino. Raccontano i testimoni che tanto grande era il desiderio di udire la sua voce che, assistendo alla predica più di tremila persone, non si udiva alcun strepito, ma in continuo silenzio, tutti, come fossero un sol uomo, pendevano dalle labbra del Santo.
Questa ultima predicazione, ancor più delle altre benedetta da conversioni, rappacificazioni di famiglie rivali, grazie senza numero, logorò definitivamente la salute di S. Antonio. Egli si ritirò nel romitorio di Camposampiero, a pochi chilometri da Padova, ove trascorse gli ultimi mesi di vita, nella preghiera e nella sofferenza.
"O gloriosa Regina"
Quando il Santo comprese che la morte era vicina, chiese umilmente di ritornare a Padova per morire nel convento di S. Maria: gli sarebbe stato caro finire suoi giorni all'ombra dell'amato chiostro dedicato alla Madre divina. Ma per evitare al Santo l'invasione indiscreta della folla padovana, i confratelli preferirono farlo trattenere nell'ospizio dell'Arcella, a qualche chilometro dalla città. Era il13 giugno 1231.
Colui che tanto aveva amato e fatto amare Maria, passò da questa vita col canto sulle labbra, intonando l'inno prediletto in onore della Madonna: Ogloriosa Domina excelsa super sidera! (O gloriosa Regina esaltata sopra le stelle! ).
A Lei l'ultima strofa d'amore, che concludeva tutta una vita di sacrificio e di purezza.
"O felice e devoto familiare della Vergine, che nella Sua Chiesa fosti istruito, da Lei liberato dalle insidie diaboliche, ora tenuto per mano da Lei sei introdotto ai premi eterni del Cielo! ". ( Rigault ).
(Rita M. Rossi, I Santi e La Madonna, vol. 2 - Casa Mariana Editrice, Frigento -AV)