Omelia della 3a Domenica di Pasqua - Anno A
«Riconobbero Gesù nello spezzare il pane»
La pagina stupenda del Vangelo di oggi, narra l’apparizione di Gesù la sera di Pasqua a due dei suoi discepoli ed è ricca di grandi insegnamenti, soprattutto in riferimento all’Eucarestia, alla S. Messa che si celebra ogni giorno sugli altari, specialmente nel giorno di domenica.
Due giovani discepoli, uno di nome Clèopa, l'altro non nominato dall'evangelista, probabilmente lo stesso Luca, autore del terzo Vangelo e di questo racconto, sono in viaggio - la sera di Pasqua - da Gerusalemme al villaggio di Emmaus. Essi percorrono una distanza di circa undici km. La strada è lunga e penosa, soprattutto per la delusione della Passione e Morte di Gesù. Ed ecco, lungo il cammino, vengono affiancati da un personaggio sconosciuto: è Gesù risorto che è viandante con l'uomo pellegrino nel mondo e si fa compagno di viaggio. Gli occhi dei due discepoli in quella sera di Pasqua erano impediti di riconoscere Gesù in quel «viandante», perché la loro fede era spenta.
Emmaus: il Risorto celebra la liturgia della Parola e dell'Eucaristia
Per i discepoli di Emmaus viene riservato, con l’aiuto del Signore, un altro cammino, un cammino più importante: il cammino di fede. Dalla tristezza alla gioia, dalla non conoscenza di Gesù fino al riconoscimento del suo mistero di morte e di risurrezione. Questo avviene attraverso due momenti essenziali e complementari: l'ascolto della parola di Dio e lo spezzare del pane. Al compimento di questi due atti «si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24, 30). Da «stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti» sul mistero di Gesù (vv. 25-26), i due giovani diventarono finalmente credenti e annunciatori del Cristo, morto e risorto.
Questi due momenti fondamentali, se notate bene, costituiscono l'articolazione di ogni celebrazione eucaristica, di ogni S. Messa: il dono della parola di Dio prepara a celebrare e a ricevere il dono del corpo stesso del Cristo e si ha l’esperienza della presenza del Signore morto e risorto, con il susseguente mandato di testimonianza della fede nel Signore risorto.
Spiegando ai due discepoli il senso delle Sacre Scritture, a cominciare da Mosè e da tutti i profeti, Gesù risorto manifesta la necessità delle sue sofferenze e della sua morte in croce «per entrare nella sua gloria» di Risuscitato (Lc 24, 26-27). Solo attraverso questo passaggio stretto della croce egli è diventato veramente Messia, Liberatore d'Israele e Salvatore del mondo. In tal modo Gesù dà una spiegazione completa della storia della salvezza e del suo Mistero Pasquale. Già a questo punto il cuore dei discepoli «ardeva nel petto»; ma la manifestazione piena si avrà nel segno del pane spezzato.
Anche nelle nostre celebrazioni - della Parola e dell'Eucaristia - è ancora Gesù che celebra nella persona del sacerdote (agisce in persona Christi): egli ci parla come Verbo della vita, suscita in noi l'ascolto e la risposta alla sua Parola di rivelazione. Così pure è Gesù stesso che nella messa, «memoriale» della sua Passione, riattualizzazione del sacrificio della croce, si offre al Padre come vittima di espiazione per i nostri peccati e per la salvezza del mondo. Mistero infinito; importante.
Nella consacrazione il pane e il vino vengono trasformati per noi («transustanziati») nel suo corpo e nel suo sangue, e dati a noi come cibo, nutrimento. Istituendo l'Eucaristia nell'Ultima Cena, Gesù aveva affidato agli apostoli e alla Chiesa il compito sacerdotale di continuare il suo gesto sacrificale e d'amore: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19; 1 Cor 11, 23-35).
Fin dall'origine del cristianesimo i credenti in Cristo hanno compreso e attuato l'unitarietà dei due momenti liturgici: la celebrazione della parola di Dio e dell'Eucaristia. San Giustino, nato a Flavia Neapolis, attuale Nablus, all'inizio del secondo secolo (100-110 d.C.), nella sua prima Apologia in difesa dei cristiani ci ha lasciato questa descrizione:
«Gli apostoli, nelle memorie da loro lasciate e chiamate Vangeli, ci hanno tramandato che Gesù ha comandato così: Preso il pane e rese grazie egli disse: "Fate questo in memoria di me, questo è il mio corpo". Allo stesso modo prese il calice, rese grazie e disse: "Questo è il mio sangue", e lo diede solamente a loro. Da allora noi facciamo sempre memoria di questo fatto nelle nostre assemblee e chi di noi ha qualcosa soccorre tutti quelli che sono nel bisogno, e stiamo sempre insieme [...]. E nel giorno, detto del Sole (cioè la domenica), si fa l'adunanza. Tutti coloro che abitano in città o in campagna, convengono nello stesso luogo e si leggono le memorie degli apostoli (cioè i Vangeli) e gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo permette. Poi, quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parole di ammonimento, di esortazione, che incitano a imitare gesta così belle. Quindi tutti insieme ci alziamo ed eleviamo preghiere e, finito di pregare, viene recato pane, vino e acqua. Allora, colui che presiede (cioè il vescovo o il sacerdote) formula la preghiera di lode o di ringraziamento, con tutto il fervore e il popolo acclama: Amen! Infine a ciascuno dei presenti si distribuiscono e si partecipano gli elementi sui quali furono rese grazie mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi» (SAN GIUSTINO, Prima Apologia a favore dei cristiani, 66-67).
Testimoni di Cristo, morto e risorto
La grande catechesi di questa domenica sulla celebrazione eucaristica è pervasa da un terzo tema, strettamente connesso coi precedenti. L'ascolto della parola di Dio, lo spezzare del pane o celebrazione dell'Eucaristia sfociano nella testimonianza del Cristo, morto e risorto. Da Emmaus, ormai nella notte inoltrata, i due discepoli tornano di gran corsa, ma col cuore traboccante di gioia, verso Gerusalemme, per dare l'annunzio pasquale agli Undici, riuniti nel Cenacolo: «Poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 24, 35). La loro testimonianza sul Cristo risorto si fonde in piena sintonia con quella che gli apostoli fecero loro nel Cenacolo: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone» (v. 34).Su questa testimonianza la prima lettura della messa registra proprio il primo annuncio fatto da Pietro nel giorno della Pentecoste, sempre a Gerusalemme.
In forza dello Spirito Santo gli apostoli si fanno garanti di quanto essi stessi hanno sperimentato in ripetuti incontri con Gesù dopo la sua morte: egli è veramente vivo, anzi è il Vivente, poiché è risuscitato dai morti. Anche nella sua prima lettera apostolica (2s lettura) Pietro rende la sua testimonianza alla verità fondamentale di Cristo; spiegando il valore salvifico del suo sacrificio, [in forma innica, Pietro afferma: «Egli (Gesù) fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. E voi per opera sua credete in Dio, che l'ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio» (1 Pt 1, 20-21)].
Come gli apostoli e come i primi cristiani, tornando da questa «mensa» della Parola e del Pane di vita, dobbiamo portare anche noi l'annunzio pasquale: Cristo è veramente risorto; egli è il Salvatore. Se l'Eucaristia è la sorgente e il culmine della vita della Chiesa, anche noi nutriti del pane della parola di Dio e dell'Eucaristia, dobbiamo rendere eucaristica la nostra stessa esistenza. L'Eucaristia ci porta ad aprire il nostro cuore, le nostre mense e la nostra vita alla dimensione sociale, propria dell'Eucaristia. Essa è perno nella vita cristiana, com'è il centro della vita e della fecondità della Chiesa, Corpo di Cristo. Così la Chiesa, da comunità di fede, si fa necessariamente comunità di carità, di giustizia, di solidarietà e di fraternità, e va incontro all’uomo di oggi pervaso dal peccato e dalle tristezza.
Ma come Cristo risorto si è fatto riconoscere nel segno del pane spezzato, bisogna che anche noi cristiani, assidui alla «mensa» della Parola e dell'Eucaristia, diamo una testimonianza pasquale della nostra fede in lui: spezzare il pane della carità e dei beni materiali ai fratelli bisognosi.
Chiediamo alla Madonna di accogliere sempre il mistero pasquale di Gesù morto e risorto e testimoniarlo nella vita, sul suo esempio. Ascolto della Parola di Dio – Fede – unione a Cristo morto e risuscitato – carità nel richiamare i figli a Dio, alla via del bene.