DOMENICA UNDECIMA DOPO PENTECOSTE
La guarigione del sordo-muto.
(Mc. 6, 31-37).
La guarigione del sordo-muto secondo i Padri della Chiesa venne operata da Gesù per due fini ben distinti: l'uno principale e diretto: provare, con un grande miracolo, la verità della sua divina missione; l'altro secondario e allegorico: insegnarci la legge morale sotto figure facili a comprendersi e a ricordarsi. Il sordo-muto, infatti, è figura di tanti che sono spiritualmente sordi e muti: sordi alla voce di Dio, muti alla lode di Lui. E' sotto questo secondo aspetto che noi vogliamo considerare brevemente la guarigione del sordo-muto.
Sordi e muti spiritualmente
Che disgrazia grande per un uomo essere sordo e muto, vale a dire, non percepire la voce dei propri simili e specialmente quella soave dei propri cari, del babbo e della mamma; non gustare le divine bellezze dei suoni; non poter esprimere agli altri col mezzo della parola i propri pensieri, i propri affetti, i propri bisogni!… Egli si trova nel mondo come un estraneo, un errante, uno sperduto..
Ma se è grande disgrazia essere sordi e muti fisicamente, è assai più grande disgrazia esserlo spiritualmente. E quanti ve ne sono, purtroppo, in questo mondo, di uomini spiritualmente muti e sordi!… Sono spiritualmente sordi tutti coloro i quali non percepiscono la voce che si innalza da tutto il creato, e che ci parla dell'esistenza, della bellezza, della bontà, della potenza dell'Essere supremo, creatore di tutto. Nulla v'è senza voce, esclama l'Apostolo: “Nihit sine voce”. La terra, il mar, le sfere - cantava il Metastasio - parlan del tuo potere ».
Sono spiritualmente sordi tutti coloro i quali non prestano orecchio alla voce dei rappresentanti di Dio sulla terra, i quali sono i Pastori della Chiesa, i genitori, i superiori, ecc.
Sono spiritualmente sordi tutti coloro i quali non ascoltano la voce della coscienza la quale, coi suoi rimorsi, reclama i diritti di Dio conculcati dall’uomo.
In breve: sono spiritualmente sordi tutti coloro i quali non prestano orecchio alla voce di Dio che parla loro direttamente, per mezzo delle ispirazioni della sua grazia, o indirettamente, per mezzo delle cose dei suoi rappresentanti sopra la terra. Costoro hanno orecchie e non odono: «Aures habent et non audient».
La principale causa di simile sordità spirituale è questa: le nostre orecchie sono stordite da altri suoni. E' impossibile, infatti, percepire simultaneamente due suoni, due voci: quella di Dio e quella del mondo. La voce di Dio che comanda la mortificazione, l'umiltà, il perdono, viene neutralizzata dalla voce del mondo che invita al piacere, all’orgoglio, all'odio.
Sono spiritualmente muti tutti coloro i quali tengono chiuso il labbro alla lode divina o alla difesa dei diritti di Dio.
Sono quindi spiritualmente muti tutti coloro i quali al mattino, durante la giornata, la sera, non sciolgono la loro lingua, per mezzo della preghiera, per lodare l'Essere supremo.
Sono spiritualmente muti tutti quei superiori i quali, per vano timore o per altri futili motivi, risparmiano la dovuta correzione ai loro sudditi, lasciando cosi che continuino a camminare per una strada sbagliata la quale, invece di condurre alla vita, conduce alla morte.
«Muti, muti! - esclamerebbe il profeta Isaia - voi siete come cani che non sanno latrare ». Sono spiritualmente muti tutti coloro i quali si lasciano turare la bocca dal rispetto umano, rifiutandosi di difendere l'onore divino conculcato e vergognandosi di confessare la fede di Nostro Signor Gesù Cristo, il quale nel di del giudizio si vergognerà di loro. -
L'unico mezzo per guarire questi sordo-muti è di portarli come il sordo-muto del Vangelo, a Gesù « adducunt ei surdum et mutum », pregandolo a imporre loro la mano, ossia a toccarli con la potenza della grazia divina: «ut imponat illi manum». Solo la grazia divina potrà riaprire il loro orecchio alla voce divina, e sciogliere la loro lingua alla lode di Dio.
Il nostro grande Manzoni, al figliastro Stefano che lo interrogava in qual modo si fosse convertito a Dio, con uno sguardo penetrante e con accento umile rispose: « Caro mio, fu la grazia di Dio, fu la grazia di Dio! ».
Impetriamo dunque questa grazia di Dio per tanti spiritualmente sordi e muti, e in primo luogo per noi stessi se anche noi ci trovassimo in questa tristissima condizione.
Un programma di vita.
Dinanzi allo stupendo prodigio della guarigione del sordo-muto, turbe. non ostante l'esplicita proibizione del Maestro divino, non poterono contenere la loro ammirazione e gridarono: “Ha fatto bene tutte le cose!”.
In queste poche e semplici parole delle turbe noi troviamo mirabilmente riassunta tutta la vita e tutta l'opera di Cristo; e dovremmo anche vedere riassunta tutta la vita e tutta l'opera di ogni vero cristiano. Essa è tutto il contrario della vita e dell'opera di un sordo-muto. Anche di ogni cristiano si dovrebbe ripetere, per quanto è possibile all’umana fralezza, ciò che è stato detto di Cristo: «Ha fatto bene tutte le cose», vale a dire, ha fatto sempre - come Cristo - la volontà del suo Padre celeste, osservando fedelmente, costantemente, tutti i suoi doveri, non solo nelle cose facili e ordinarie ma anche nelle cose difficili e straordinarie. Poiché è in questa fedele e costante osservanza di tutti i propri doveri verso Dio, verso noi stessi e verso il prossimo che consiste tutta la perfezione della vita cristiana, ossia, la santità. I Santi, infatti, non hanno fatto altro che « far bene tutte le cose», ossia osservare fedelmente e costantemente tutti i loro doveri; ed è per questo che la Chiesa li propone come modelli all'imitazione di tutti. Essi quindi ci ripetono : «Siate nostri imitatori, come noi siamo stati imitatori di Cristo, facendo bene tutte le cose!»
Oh! se sulla nostra povera tomba potesse scriversi veracemente questo semplice epitaffio: «Qui giace uno il quale, durante tutta la sua vita, fece bene tutte le cose!». Sarebbe questa la lode più bella resa alla nostra memoria.
(P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 126-128)