Omelia della Quarta Domenica di Avvento - Anno A
S. Giuseppe: uomo giusto, silenzioso e operoso
La Liturgia dell’ultima domenica di Avvento è tutta orientata alla nascita del Salvatore, ormai prossima e ci aiuta a celebrare santamente il Natale (pensiamo anche alla novena). Questo è importante per noi cristiani, infatti la società attuale fortemente secolarizzata, dove si vive senza Dio o come se Dio non esistesse, sta snaturando anche il Natale: non è più celebrato secondo il suo significato etimologico come nascita di Qualcuno, del Salvatore ma solo come festa delle luminarie, delle baldorie, dell'assalto alle vetrine, dove il festeggiato è sempre più assente, anzi, non si sa neanche più che ci sia o chi sia. Si festeggia, ma non c'è nessun festeggiato, come diceva il cardinal Biffi. Eppure quel nascituro ha segnato la storia del mondo civile oltre che di quello religioso. Cosa significa essere nel 2004? Vuol dire essere nel 2004 DOPO CRISTO! Se non fosse nato lui, non saremmo certo nel 2004, ma nel 9000 o giù di lì, di chissà quale Impero (allora era quello Romano, ma ora chissà quale sarebbe...). Continuiamo a festeggiare la domenica, ma cosa significa "domenica"? Significa giorno del Signore: se non fosse morto e risorto lui, non ci sarebbe certo la domenica! Prima, gli Ebrei, festeggiavano il sabato, poi i Cristiani festeggiavano la domenica e ora Anzi, andando avanti di questo passo, non si festeggerà neanche più il giorno del Signore - che, ahimè, diventa sempre più lavorativo - ma quello di Giove (giovedì) o di Marte o di un qualunque altro dío pagano. Poveri noi!...
Dunque nel Tempo d'Avvento, vi sono tre personaggi tipici che aiutano a preparaci alla venuta del Signore e a vivere il Santo Natale: Isaia, il profeta lontano, vissuto circa sette secoli prima di Gesù Cristo, che annunciava quella gioia e quella pace che intravedeva da molto lontano; Giovanni Battista, il profeta vicino che era già stato testimone della venuta del Messia e lo aveva indicato come «colui che viene dopo di me» e domenica scorsa, dicendo che lui non era la luce, indirettamente aveva detto che era Gesù "la luce vera che viene nel mondo" e Maria che ha portato in grembo il Messia.
Il Vangelo di questa domenica ci parla di Maria, la Madre per eccellenza, totalmente madre perché totalmente vergine; madre dell'intera umanità perché è appartenuta tutta intera all'Altissimo Signore e a lui solo (E il Tempo d'Avvento è un tempo particolarmente adatto per ricordare la tutta pura, l'immacolata, lo splendore di grazia, la primogenita della redenzione, come Cristo fu il primogenito della nuova umanità). Di Lei già si parlava nell’Antico Testamento, come Immacolata (la donna che schiaccia al serpente) e come Madre del Salvatore. Abbiamo sentito questa profezia nella prima lettura del profeta Isaia: all'empio re Achaz che si rifiuta di credere che Dio possa salvare la situazione del popolo d’Israele, Isaia risponde con un duro rimprovero e quasi per dimostrargli che Dio può fare cose molto più grandi aggiunge: « Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà 1' Emmanuele » (7, 14). Questa profezia si realizzerà sette secoli più tardi con la nascita miracolosa di Gesù e il Vangelo di S. Matteo conferma questa interpretazione; infatti concludendo il suo racconto sulla concezione verginale di Gesù, l'evangelista dice: « Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: " Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio e gli si darà il nome di Emmanuele ", che significa Dio con noi » (1, 22-23). Tracciando la genealogia di Gesù, S. Matteo dimostra che egli è vero uomo « figlio di Davide, figlio di Abramo » (ivi 1); narrando la sua nascita da Maria Vergine diventata madre « per virtù dello Spirito Santo » (ivi 18) attesta che è vero Dio; riportando infine la profezia di Isaia dichiara che è il Salvatore promesso dai profeti, l' Emmanuele, il Dio-con-noi. Nella seconda lettura, S. Paolo si mette in linea con i profeti e con S. Matteo nel proclamare Gesù «nato dalla stirpe di Davide secondo la carne » (Rm 1, 4) e con S.Matteo nel dichiararlo «Figlio di Dio» (ivi).
L'Apostolo che si definisce « servo di Cristo Gesù » (ivi 1) prescelto a predicare il suo Vangelo, in due battute riassume tutta la vita e l'opera del Salvatore: dalla nascita nella carne alla risurrezione gloriosa e al suo potere di santificare gli uomini. Infatti l'incarnazione, passione, morte, risurrezione del Signore sono un unico mistero che ha il suo inizio a Betlemme e il suo vertice nella Pasqua. Tuttavia il Natale illumina la Pasqua in quanto rivela le origini e la natura di Colui che morirà in croce per la salvezza del mondo: egli è il Figlio di Dio, il Verbo incarnato.
Questo Vangelo, inoltre, non ci parla solo di Maria, ma anche di S. Giuseppe. Anche san Giuseppe, ci aiuta a preparare i nostri cuori alla venuta del Salvatore. Di Giuseppe i Vangeli non ci hanno tramandato nessuna parola (è il santo del silenzio). Ma di lui parlano gli esempi della sua vita: la fede incrollabile, l’obbedienza eroica, l’umiltà profonda, la piena fedeltà alla sua missione. A quest’umile e sconosciuto falegname di Nazaret, Dio affida il compito più delicato e straordinario: fare da padre a Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, ed essere lo sposo di Maria Santissima, la creatura più eccelsa e più pura mai esistita.
Il passo odierno del Vangelo solleva il velo su uno dei momenti più difficili della vita di san Giuseppe: la scoperta della misteriosa maternità nella Vergine Maria: “Prima che andassero a vivere insieme, -racconta san Matteo - (Maria) si trovò incinta” (Mt 1,18). Dinanzi a tale sconcertante realtà, il Santo Patriarca provò una terribile angoscia, anche per il fatto che era chiamato a fare una scelta nei confronti di Maria. Da una parte, non dubitava assolutamente della santità della sua Sposa che conosceva illibata, ma come spiegare, dall’altra, l’evidenza della sua maternità di cui egli sapeva di essere estraneo? Si trovava pertanto in presenza di una situazione per lui inesplicabile. E, poiché era giusto, si sentiva obbligato ad agire in conformità alla legge di Dio. Per evitare alla Santa Vergine la pubblica infamia ( e anche la lapidazione), “decise di licenziarla in segreto” (ivi, 19). Ed è a questo punto che il Signore interviene inviando un angelo in sogno a Giuseppe per rassicurarlo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (ivi, 20). Con questo è detto chiaramente che la paternità del bambino non è umana, ma divina, compiuta per mezzo dello Spirito Santo.
Al bambino che nasce da Maria, è imposto un nome che non è qualunque, ma è un nome che compendia il suo essere e la sua missione: «Tu lo chiamerai Gesù» (Mt 1, 21). Gesù vuol dire «Jahvè salva», Dio è Salvatore. Con l'indicazione del nome S. Matteo stesso ne dà la spiegazione: «Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Salvare il popolo dai peccati: Gesù è Salvatore: libera dal male, dai peccati ed è colui che aiuta, che fa crescere, che dà salute, che dà forza e grazia all'uomo, affinché diventi figlio di Dio.
Dalle parole dell’Angelo, quindi, san Giuseppe comprende nel medesimo tempo il mistero della maternità di Maria e la sublime missione a cui Dio lo chiama: essere il padre putativo di Gesù e lo sposo verginale di Maria. Dinanzi al volere di Dio, non un dubbio, non una esitazione, ma una obbedienza pronta e senza riserve. Egli accetta prontamente di prendere con sé la Vergine Immacolata come sua sposa e con Lei accoglie anche Gesù nella sua vita. In tal modo la sua fede si unisce perfettamente a quella di Maria e insieme cooperano generosamente al mistero della nostra redenzione, secondo il piano di salvezza voluto da Dio. Così la vita del Salvatore sboccia protetta dalla fede, dall'obbedienza, dall'umiltà, dalla dedizione del fabbro di Nazaret. Sono queste le virtù con cui bisogna accogliere il Signore che sta per venire e S. Giuseppe è un modello sublime per ciascuno di noi: docilità ai disegni di Dio, generosità senza limiti nel mettere a disposizione del Signore la propria vita, e nel compimento fedele, perseverante della propria missione.
Come è diverso il nostro comportamento! Quante volte, dinanzi alle difficoltà della vita, non sempre sappiamo accogliere la santa Volontà di Dio, anzi facilmente ci ribelliamo, ci lamentiamo, ci scoraggiamo, fino a perdere la fede, allontanandoci da Dio! Forse non si rendiamo conto quale immenso valore sia per il cristiano l’adempimento del volere divino. Il Signore ha realizzato le opere mirabili dell’Incarnazione e della Redenzione proprio per l’incondizionata accettazione dei disegni di Dio da parte dell’umile Vergine di Nazaret e di san Giuseppe. I Santi hanno trovato nella fedeltà alla divina Volontà il gaudio, la tranquillità interiore e il raggiungimento stesso della perfezione.
In questi pochi giorni che mancano al Natale, frequentiamo più assiduamente san Giuseppe che ha avuto la missione specialissima di preparare il primo Natale e che, da allora, continua a svolgere nella Chiesa il compito di preparare i credenti alla venuta del Signore e a custodire i cristiani (patrono della Chiesa). Preghiamolo insieme alla Madonna, affidiamoci alla sua potente intercessione, (pensiamo alla devozione dei mistici a S. Giuseppe es. S. Teresa di Gesù, otteneva molte grazie), perché aiuti anche noi a contemplare con grande fede il mistero ineffabile della nascita di Gesù e ad accogliere Gesù e Maria come i tesori più preziosi della nostra vita