Col cuore ancora ricolmo di gioia per la celebrazione del Natale, oggi la Chiesa ci invita ad approfondire il mistero della nascita di Gesù. Illuminati dalla fede, riconosciamo in quel Bambino che contempliamo nella fragilità della sua natura umana, lo splendore della divinità. Quel Bambino è anche Dio. E’ vero Dio e vero Bambino, vero uomo. Quel Bambino, è la seconda Persona della SS. Trinità, il Figlio, il Verbo, che ha preso la nostra natura umana ed è nata nel tempo.
Il prologo di S. Giovanni
Nella splendida pagina del Vangelo odierno, il prologo di san Giovanni, uno dei vertici più alti di tutta la Rivelazione fatta da Dio all’uomo, si parla proprio del “Verbo”, la Parola del Padre che, all’inizio dei tempi, aveva chiamato all’esistenza tutte le cose, rivelando la sua potenza nella creazione, (cfr anche la prima lettura che parla della Sapienza di Dio nell’opera della creazione). Lungo i secoli aveva parlato attraverso i suoi messaggeri, i profeti; ma nonostante ciò Dio era rimasto pieno di mistero e incomprensibile. Nella pienezza dei tempi, Dio si è fatto conoscere e si è reso visibile; si è rivelato e ci ha parlato distintamente: la sua Parola si è manifestata facendosi uomo: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,4).
Il prologo di S. Giovanni, quindi, compendia il mistero profondo dell’amore infinito di Dio verso la sua creatura: Dio eterno e immutabile si racchiude nella fragilità della nostra carne mortale e diviene uomo per salvare l’uomo; Dio invisibile e inesprimibile assume la nostra umanità e parla all’uomo con linguaggio umano per rivelargli definitivamente il mistero di Dio: una Trinità di amore e di Persone che ama l’uomo fino a inviare il Figlio nel mondo per salvarlo.
E San Giovanni è stato il testimone oculare di questo mistero: ha contemplato con i suoi occhi Gesù, il “Verbo” di Dio fatto carne; ha visto la sua gloria sul Tabor e dopo la Risurrezione; l’ha toccato e ora ne rende testimonianza, perché tutti credano in Lui, lo accolgano e ricevano dalla sua pienezza ogni grazia. E S. Giovanni comunica a noi questo mistero affinché anche noi siamo in comunione con Dio e riceviamo la vita. Infatti, la rivelazione di questo grande mistero non si ferma sul piano della conoscenza, ma è finalizzata a coinvolgere gli uomini nella stessa vita divina, a partecipare della stessa vita divina, con la grazia santificante (non la grazia materiale, ma la grazia della vita divina in noi; non scambiamo la grazia spirituale con quella materiale, il favore ecc). Afferma san Giovanni nel Vangelo: “A quelli però che l’accolsero diede il potere di diventare figli di Dio” (ivi 12). Ecco la ragione ultima della venuta di Dio in mezzo a noi: rendere l’uomo figlio di Dio. Questo è quanto anche san Paolo c’insegna nel brano mirabile della seconda lettura: Dio “ci ha scelti prima della creazione del mondo, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1,5). Dio ci ha tanto amati che da sempre ci ha visti in Cristo come suoi figli adottivi. Quale dono ineffabile siamo stati fatti degni di ricevere!
Partecipi della vita divina
Oggi è una buona occasione per ringraziare Gesù che ci ha portato l’immenso dono della “grazia santificante” (specialmente attraverso i sacramenti) attraverso la quale siamo resi partecipi della vita di Dio e quindi diventiamo figli di Dio, eredi delle sue eterne promesse e abitazione della Santa Trinità. I cristiani dovrebbero ricordare sempre che per l’uomo non c’è al mondo dignità più grande dell’anima in grazia di Dio; né Dio stesso poteva elevarci a dignità più alta di questa, più dei titoli nobiliari di principi o re, o cariche istituzionali (es. ministri del governo). Padre Pio da Pietrelcina richiamava spesso l’attenzione su questa verità. Scriveva a una figlia spirituale: “La grazia santificante imprime talmente l’immagine di Dio in noi, che diventiamo quasi anche noi un Dio per partecipazione. … Vedete, quanta è grande la nostra dignità. Siamo però grandi a condizione che conserviamo la grazia santificante” ( Epistolario III, pp. 33-34).
Con queste illuminate parole egli ci ricorda non solo la grandezza della dignità di essere figli di Dio, ma soprattutto l’importanza dell’impegno quotidiano che abbiamo per conservare questo dono. Quale grande sciagura per l’anima perdere tale grazia! La nostra condizione spirituale dice ancora P. Pio diventa “inferiore, sarei per dire, a quella delle bestie del campo. Tutto sparisce, tutto si cancella col peccato” (ivi). Il peccato mortale, infatti, distrugge ogni traccia di Dio nell’anima.
Il rifiuto della luce divina
Nel testo odierno del Vangelo si accenna anche alla triste realtà della poca corrispondenza degli uomini al mistero del Natale. Giovanni Evangelista scrive con amarezza che le tenebre non hanno accolto la luce di verità e la vita di grazia, cioè Gesù Cristo: “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolto” (Gv 1,5).
Ecco il dramma dell'umanità di ogni tempo, in cui si rischia di cadere anche oggi: Dio si offre e l'uomo non lo si accoglie; si manifesta nelle bellezze della natura, negli avvenimenti lieti o tristi; nella luce dell'intelligenza umana, quando essa riflette sul mistero dell'universo; e infine si manifesta nella Parola eterna del Padre, nel Figlio di. Dio, fatto uomo, Gesù Cristo. Ma l'uomo non accoglie Dio, non accoglie Gesù Cristo. Così avvenne a Nazaret, a Cafarnao, a Corozain, quando Gesù era visibile tra noi e Giovanni Evangelista ne era testimone. Qualcosa di simile era avvenuto in Giudea alla predicazione degli Apostoli e quando Giovanni scriveva, avveniva anche in larghe fasce del mondo pagano, che non;accoglievano la parola del Signore. Così è avvenuto nel corso dei secoli. Così avviene anche oggi: Oggi c'è chi nega Dio, Gesù Cristo come Dio e uomo in unità di persona, la religione viene presentata come alienante, come comodo alibi di fronte ai veri problemi o fuga dalle responsabilità, o ci si comporta come se Dio non esistesse o non lo riguardasse. Forse mai come oggi si pecca con tanta evidenza e sfrontatezza. I peccati ormai si fanno alla luce del sole e commessi su scala mondiale (pensiamo all’enorme potere e influsso dei mezzi di comunicazione sociale – Italia 50 anni di televisione, però, alle poche note positive, quanto imbarbarimento ha portato nelle nostre case questo mezzo, portandoci lontano da Dio e nel peccato, con l’immoralità, gli attentati alla vita, specialmente con l’aborto e la contraccezione!
Come mai tutto questo? Perché si rifiuta Dio, non si accoglie il Signore? S. Giovanni non si accontenta di notare il fatto che le tenebre non l’hanno accolto, ma ne dà anche la spiegazione: l'uomo, immerso nel peccato, ama le sue tenebre (3, 19); ha paura della luce di Dio; preferisce le tenebre del peccato e dei suoi interessi non sempre chiari ed onesti; ama stranamente le tenebre del dubbio e dell'ignoranza religiosa, perché teme di perdere la sua autonomia e di non essere più abbastanza uomo, scoprendo Dio. Non fa una giusta valutazione della realtà:
Esortazioni
Cosa fare? A questa triste condizione dobbiamo rispondere noi, ciascuno personalmente, accogliendo il Signore nella propria vita e vivendo santamente. Affidarci in modo particolare alla Madonna che illumina i nostri pensieri, i nostri passi e ci fortifica nella volontà, specialmente nell’accogliere il Signore. Ella è richiamata come la stella mattutina, la luna che riflette la luce del sole, soprattutto per coloro che stanno ancora nelle tenebre, nella notte del peccato. E la nostra vita deve essere una testimonianza, che deve illuminare anche gli altri che sono nelle tenebre: ci saranno anche le contrarietà, le persecuzioni, esse sono necessarie per far risplendere ancora di più il Signore e farlo accogliere da tanti cuori.
Dinanzi al Bambino di Betlemme, spinti dalla fede, con l’aiuto della Madonna che ci ha donato il suo Figlio, rinnoviamo oggi l’impegno di rinunciare al peccato, di accogliere sempre Gesù nella nostra vita, di vivere da veri figli di Dio e di testimoniarlo al mondo con la luce della nostra buona condotta.
Il Verbo si fece carne....