Omelia della V Domenica di Quaresima - Anno A
Gesù nostra resurrezione e vita – combattere la cultura di morte (problema denatalità)
La Quaresima ormai è giunta ai due terzi del suo periodo (siamo infatti alla sua quinta domenica) e la liturgia ci sollecita ad una riflessione sempre più profonda e più coinvolgente in preparazione alla celebrazione del mistero pasquale del Signore nostro Gesù Cristo, alla quale ogni celebrazione liturgica ci prepara e ci dispone.
Oggi è anche la I Domenica di Passione, che ci introduce nel mistero pasquale. La velazione delle sacre immagini ci richiamano a Gesù che si nasconde ai Giudei che lo perseguitavano per svelarsi e offrire la sua vita il Venerdi Santo (svelamento del Crocifisso)
Nelle domeniche precedenti abbiamo riflettuto e meditato sulle tematiche della tentazione (1), della trasfigurazione (II), dell'acqua viva (III) e della luce (IV) ed oggi, questa domenica è caratterizzata da una Liturgia di Risurrezione nella quale domina il concetto di Gesù fonte della vita, capace di vivificare anche i morti. E’ un richiamo anche al nostro battesimo: infatti, dopo averci parlato del dono di Dio (l’acqua viva), Gesù, Luce vera, ha aperto gli occhi al cieco nato. Questi segni simbolici annunciavano il battesimo, vale a dire la rinascita dall’acqua e dallo Spirito. Oggi, un’altra azione di Gesù, ci parla delle conseguenze del Battesimo, ossia una vita nuova e imperitura.
Già nell’A.T. questa vita nuova veniva preannunciata, infatti abbiamo sentito nella prima lettura, le parole di Dio per bocca del profeta Ezechiele: «Immetterò il mio spirito in voi e voi vivrete» (Ez 37, 14).
Nella circostanza della morte e risurrezione di Lazzaro si manifesta interamente la sua Persona, nella natura umana e divina, e di essere la resurrezione e la vita. L’episodio è uno squarcio meraviglioso sull’umanità autentica di Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, datore di vita, ma solidale col dolore dell’uomo, chino sul pianto degli amici che piangono. Già alla notizia della morte di Lazzaro, Gesù si sentì compunto nell’animo, e poi, quando arrivò a Betania, alla vista delle sorelle in pianto, Gesù si commosse profondamente e pianse egli stesso. Questo è un segno inconfutabile della sua umanità.
L’episodio del miracolo, manifesta la sua divinità, solo Dio può risuscitare dai morti e l’evento è raccontato con dovizia di particolare, presentando Gesù come il datore della vita, il vivificante “Io sono la risurrezione e la vita”. Tra le risurrezioni operate da Gesù, quella di Lazzaro ha un'importanza capitale sia perché ne è oggetto un morto di quattro giorni già chiuso nel sepolcro, sia perché accompagnata da fatti e discorsi che la rendono «segno» particolare del potere messianico del Salvatore. La risposta di Gesù a chi gli annuncia la malattia di Lazzaro: «questa infermità non è per la morte, ma per la gloria di Dio» (Gv 11, 4); il suo ritardo nel recarsi a Betania e infine la dichiarazione improvvisa: «Lazzaro è morto; ed io sono contento per voi di non essere stato là affinché crediate» (íví 14-15) dicono che il fatto era ordinato a glorificare Gesù «risurrezione e vita » e nel contempo a perfezionare la fede di chi credeva, in, lui e a suscitarla in chi non credeva (ivi 42). Su questi due punti il Maestro insiste nel colloquio con Marta. La donna crede: è convinta che se Gesù fosse stato presente Lazzaro non sarebbe morto; ma egli vuol portarla a riconoscere nella sua persona il Messia Figlio di Dio venuto a dare la vita eterna a quanti credono in lui, perciò dichiara: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me ancorché morto vivrà; e chi vive e crede in me, non morrà in eterno. Lo credi questo?» (ivi 25-26).
Ecco dove deve giungere la fede: credere che in Gesù, il Figlio di Dio, che ha il potere sulla vita e sulla morte, ha il potere di risuscitare i morti e che ha il potere di donare la grazia, di far risuscitare dal peccato alla vita eterna. Infatti, il cadavere di Lazzaro, che esala già cattivo odore è simbolo dell’uomo, capolavoro delle sue mani divine, deturpato dal peccato, e quindi la resurrezione dell’anima dal peccato alla vita divina.
Gesù è superiore alla morte del peccato, come a Lazzaro, Egli grida anche a noi a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!” (Gv 11,43). Con grido imperioso, ci chiama a uscir fuori dalla tomba dei nostri peccati e ci impone di camminare, spezzando le bende dei nostri difetti, delle nostre cattive tendenze, dei nostri vizi. Pensiamo alla chiamata nel Battesimo, al sacramento della Riconciliazione (Confessione), la chiamata alla santità, lasciando il peccato e vivendo una vita di maggiore perfezione e non una vita cristiana superficiale. La nostra risurrezione comincia così quando, ubbidendo a quel comando divino, decidiamo di cominciare una vita nuova, abbandonando la vita del peccato e mettendo in pratica gli insegnamenti del Vangelo. Importanza della preghiera e penitenza, sull’esempio di Marta e Maria, per far risorgere le anime dal peccato. Cfr. Messaggio della Madonna a Fatima.
Nella seconda lettura, anche S. Paolo ci invita a vivere secondo lo Spirito e non secondo la carne. “Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio”. Se si vive secondo lo Spirito, Dio, Cristo, abita in noi: il corpo è morto a causa del peccato, ma “lo spirito vive in virtù della giustificazione» (Rm 8, 10).
Un invito ad orientare quindi tutto a Dio, la nostra vita, le nostre attività, le nostre realtà terrene e solo nel Signore, nei suoi principi, nei suoi comandamenti, possiamo avere pace e felicità e benessere. E risorgere con Cristo dal peccato alla vita di grazia, dal male al bene. Anche la nostra società sta male, sta morendo (crisi economica ma soprattutto spirituale) la disoccupazione è causata dalla denatalità, visto che i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro sono in costante diminuzione. Infatti, il martellamento di questi ultimi 50 anni che ha portato gli italiani a non fare più figli, con i metodi contraccettivi, con l’aborto, con le separazioni, con i divorzi, con le unioni civili: senza i figli conseguentemente mancano i giovani. Infatti, l’invecchiamento della forza lavoro significa avere una minore incidenza nella società.
I giovani sono anche quelli che consumano maggiormente beni durevoli, come le case, le automobili, i beni di consumo. Come si può pensare che non vada in crisi l’industria dell’auto e che non crolli il mercato immobiliare se in appena dieci anni si perde 1 milione e 300mila potenziali acquirenti, il 18% di un’intera fascia di età? (crollo dei consumi)
Quindi siamo entratiin un circolo vizioso che se continua cosa ci porta alla morte, ad essere cadaveri come Lazzaro. Ci vuole una sterzata improvvisa, forte ed è indispensabile per l’Italia e l’Europa se vogliamo avere un futuro, è quella di porre la questione della natalità come una priorità assoluta della nostra politica economica.
Con l’approssimarsi della Pasqua, facciamo nostro il messaggio del Vangelo: svincoliamoci sempre più dal peccato e dalla cultura di morte, confidando nel potere di Gesù che ha vinto la morte operiamo in noi quella trasformazione che ci porta a morire ogni giorno a noi stessi e a vivere da risorti secondo la vita nuova di Gesù, promuovendo la vita divina, una cultura di vita.
Affidiamoci alla Madonna, potente mediatrice di grazia e vita, rinasciamo, risorgiamo da Maria: i Padri della Chiesa hanno visto nel sepolcro, là dove Gesù risorto uscì a Pasqua, come figura del grembo di Maria, perché da Lei Gesù è venuto nel mondo, per far risorgere l’uomo dalla morte e dal peccato. Noi possiamo rinascere da Maria, e per mezzo di Maria con Cristo, non per niente siamo figli suoi, per grazia e volontà di Cristo, e fratelli di Gesù. Dobbiamo realmente rinascere da Lei, dal tesoro del suo Cuore Immacolato, per essere veri figli di Dio, veri credenti in Cristo, abbandonati alla vita vera, quella della Resurrezione. Dobbiamo consacrarci a Lei, così le nostre famiglie, le nostre comunità, le ns. diocesi, la Chiesa, il mondo intero, per RINASCERE E VIVERE IN CRISTO, per non morire più.