(Lc 13,1-9)
L'invito alla conversione è il tema della Liturgia di questa domenica, aiutandoci a proseguire l'itinerario spirituale del tempo quaresimale. Nella prima domenica di quaresima, sul monte delle tentazioni, tra il bene e il male, abbiamo scelto decisamente di essere con Gesù e di rinunciare, di allontanare il demonio. Nella Trasfigurazione di Gesù (cfr. liturgia della domenica precedente) c'è stato il l'invito a trasfigurarci in Lui e il richiamo del Padre a vivere di Lui, nel praticare la sua Parola. Oggi la liturgia c'invita, pertanto, alla conversione.
I testi biblici
Nella prima lettura abbiamo ascoltato il racconto della vocazione di Mosè a guida del suo popolo per organizzarne l'uscita dall'Egitto. Il fatto avviene attraverso una teofania, cioè una manifestazione di Dio il quale si rende presente nel roveto ardente e fa udire a Mosè la sua voce; lo chiama per nome: « Mosè, Mosè » (Es 3, 4), si rivela “Io sono Colui che sono”, gli svela il suo piano per la liberazione d'Israele e gli ordina di mettersi a capo dell'impresa. Inizia così la marcia degli Ebrei attraverso il deserto che non ha solo il significato di affrancarlo dalla schiavitù di un popolo straniero, ma quello più profondo di separarlo dal contatto con gente idolatra, di purificare i suoi costumi, di distaccarlo dai beni terreni per condurlo a una religione più pura, a un contatto più intimo con Dio e quindi al possesso della terra promessa. L'esodo del popolo eletto è la figura dell'itinerario di distacco e di conversione che il cristiano è chiamato ad attuare nella sua vita, in modo speciale durante la Quaresima. E nello stesso tempo la vicenda di questo popolo che passa quarant'anni nel deserto senza mai decidersi a una fedeltà totale a quel Dio che lo aveva tanto favorito è di monito al nuovo popolo di Dio. S. Paolo, ricordando i benefici straordinari di cui gli Ebrei godettero nel deserto, scrive: « tutti hanno mangiato lo stesso cibo spirituale [la manna], tutti hanno bevuto la stessa bevanda spirituale [l'acqua sgorgata prodigiosamente dalla roccia]... ma Dio non si compiacque della maggior parte di loro e furono abbattuti nel deserto» (1 Cr 10, 3-5). Tale fu il triste epilogo di una storia di infedeltà e prevaricazioni.
Questa drammatica vicenda – dice san Paolo – “avvenne come esempio per noi” (1Cor 10,6). Ciò che accadde agli ebrei, è di forte monito per noi cristiani. Nessuno, in realtà, può essere certo della propria salvezza senza l’impegno personale di una radicale conversione della propria vita. Nessuno può presumere né in forza della propria posizione nella Chiesa o del suo prestigio, e tanto meno del bene che fa perchè « chi crede di star dritto, badi di non cadere » (ivi 12).
Il medesimo insegnamento della conversione ci viene anche da Gesù nel Vangelo. A chi gli riferiva il fatto di una repressione politica che aveva mietuto parecchie vittime, il Signore diceva: «Pensate forse che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo » (Lc 13, 2-3). Gesù, prende spunto da avvenimenti di cronaca del tempo, per ribadire con fermezza l’urgenza della conversione, come impegno primario dell’uomo: “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,3). A conferma di ciò, Gesù narra la parabola del fico. La vita dell’uomo è come un fico piantato nella vigna, che il padrone decide di farlo tagliare perché non dà più frutti: “Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?” (Lc 13,7). Dalle parole del Maestro emerge anzitutto la grande pazienza di Dio nell’attendere che il peccatore si penta, si converta e ritorni a Lui. Ma anche se Dio è molto paziente con noi, dobbiamo stare attenti a non abusare della sua misericordia. La vita non è qualcosa che noi possiamo sciupare a nostro piacimento. Una vita senza Dio e priva di opere buone è destinata, come il ramo secco, a essere tagliata e buttata nel fuoco eterno della perdizione (inferno).
Esaminiamo la nostra condotta
Esaminiamo la nostra vita. Se ci accorgiamo di essere alberi senza frutti di santità, ricchi esclusivamente di foglie, ossia di egoismo, di compiacenza di noi stessi, di vanità e di cose inutili di questo mondo, non esitiamo più a lungo, prima che sia troppo tardi. Iniziamo subito il nostro cammino di conversione intensificando la vita di preghiera, impegnandoci a lottare il peccato, a purificare il cuore e la mente dalle suggestioni del demonio e del mondo, senza far mancare un generoso spirito di mortificazione.
A qualcuno “far penitenza” può sembrare un rimedio di epoche passate. Non lasciamoci ingannare. La mortificazione rimane l’unico mezzo con cui possiamo crocifiggere i vizi e le passioni. Il cristiano che vive evitando sistematicamente il sacrificio, si allontana dal cammino di Cristo.
Esortazioni
Gli sposi e i genitori cristiani sono i primi chiamati alla conversione. Per mezzo del sacramento del matrimonio essi sono santificati, indirizzati a Dio, allontanati dal male, impegnati a vivere con fedeltà i doveri sacri della famiglia: l'unità, la indissolubilità, la fecondità, cooperando con Dio a trasmettere la vita (anche quella soprannaturale) ai loro figli, che saranno il frutto più prezioso del loro amore.
I fidanzati sono chiamati a convertirsi con l’ascolto della Parola di Dio, pregando, compiendo i propri doveri quotidiani, operando il bene, vivendo un amore casto, secondo i voleri di Dio e non secondo i propri capricci o le proprie passioni.
I consacrati sono chiamati a convertirsi soprattutto conformando ogni giorno la propria vita a quella di Cristo.
Quindi tutti siamo impegnati in questo cammino di conversione: dal male al bene, dal peccato alla vita di grazia, dalla vita imperfetta alla più perfetta. Il Signore ci dà il tempo per operare questo conversione (il tempo è prezioso). Per questa misericordia Gesù e la Madonna, attraverso i meriti della Passione, pregano il Padre di prolungare il tempo e di attendere ancora perché ognuno si ravveda; come fa il contadino della parabola, il quale di fronte al fico infruttuoso dice al padrone: « Signore, lascialo ancora quest'anno, perché gli zappi attorno e gli metta del concime, caso mai porti frutto; se no, lo taglierai » (ivi 8-9). Sta all'uomo non abusare di tanti benefici ma valersene sempre meglio per dare frutti di autentica vita cristiana.
Ci aiuti la Madonna di attuare questa sincera conversione: ci sono d’aiuto, la sua vita santa, i suoi richiami, la sua intercessione.
Es. Apparizioni a Lourdes (Penitenza, Penitenza, Penitenza), Fatima (Preghiera e penitenza).
Audio Omelia
Gesù e il fico sterile