(Lc 11,1-13)
La Liturgia di oggi mette in primo piano l’impegno cristiano della preghiera. Domenica scorsa Gesù ci ricordava l’importanza della vita interiore, dell’ascolto della Parola di Dio; oggi nel Vangelo, Gesù, ci richiama alla preghiera e ci insegna a pregare, consegnandoci il Padre nostro.
La preghiera “è un colloquio con Dio” (S. Gregorio Nisseno); “è una conversazione con Dio; nella lettura è Dio che parla a te, nella preghiera sei tu che parli a Dio” (S. Agostino); “è l’elevazione dell’anima a Dio e la domanda di beni convenienti” (S. Giovanni Damasceno).
La preghiera è necessaria al cristiano come l'acqua al pesce, le ali all'uccello, l'arma al soldato, l'olio alla lampada, le fondamenta alla casa, la pioggia alla terra concimata, la semina per il raccolto, ecc... La preghiera è il respiro, è la vita dell’anima. Necessaria a tutti: il peccatore, al giusto, al pentito, al dotto, all'afflitto, al ricco, al povero, al sacerdote, alla suora, al disperato e a tutti gli altri.
Riflettendo sulle letture, in modo particolare sul Padre nostro, possiamo individuare le condizioni di una santa preghiera e come bisogna pregare.
Condizioni della preghiera.
Prima di tutto la preghiera deve essere fatta in grazia di Dio, nell’amicizia con Dio. Infatti nella prima lettura, è presentata la commovente e ardita preghiera di Abramo in favore delle città peccatrici (Gn 18, 20-32), magnifica espressione della sua confidenza in Dio e della sua premura per la salvezza altrui. Dio gli ha rivelato il suo disegno per la distruzione di Sodoma e Gomorra pervertite all'estremo, e il patriarca cerca di stornarne il castigo in vista dei giusti che potrebbero trovarsi in mezzo ai peccatori. Ma dalla proposta di cinquanta giusti è costretto a scendere gradatamente fino all’esiguo numero di dieci: « Non si adiri, di grazia, il mio Signore, e lascia che io parli ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci » (ivi 32). Né la benevola condiscendenza di Dio che di volta in volta accetta la riduzione del numero, né l'accorata supplica di Abramo giungono a risparmiare le città a causa della generale perversione; soltanto la famiglia di Lot sarà salva a testimoniare la misericordia divina e la potenza dell'intercessione di Abramo. L'episodio resta per sempre un documento delle terribili conseguenze dell'ostinazione nel male e della forza riparatrice del bene per cui soltanto dieci giusti --se si fossero trovati -- avrebbero potuto impedire la rovina delle città.
Nella seconda lettura, san Paolo presenta Gesù come il “giusto” che da solo basterà a salvare dalla rovina del peccato non due città o un solo popolo, bensì l’umanità intera. Difatti, per i meriti delle sue sofferenze e della sua morte, il Padre celeste perdonerà tutti i nostri peccati, “annullando – come scrive l’Apostolo - il documento scritto del nostro debito (…), inchiodandolo alla croce” (Col 2,14). Gesù è la manifestazione più grande della misericordia di Dio verso l’uomo. Tuttavia neppure la morte del Salvatore è sufficiente a salvare l’uomo individualmente se questi non collabora all’azione di Dio, se non accoglie la grazia della salvezza. Uno dei mezzi più efficaci per l’eterna salvezza è la preghiera.
Quindi, la preghiera fatta nella grazia (senza peccato), per implorare l’aiuto per sé e per gli altri, per allontanare i castighi, è necessaria per la salvezza. Sant'Alfonso M. de Liguori (+1787, fondatore dei Redentoristi, patrono dei moralisti, Dottore della Chiesa), autore del libretto veramente prezioso «Del gran mezzo della preghiera», lo ha riassunto in una espressione lapidaria: «Chi prega, certamente si salva; chi non prega, certamente si danna». E ha aggiunto: «Tutti i Beati, eccettuati i bambini, si sono salvati col pregare. Tutti i dannati si sono perduti per non aver pregato: se avessero pregato non si sarebbero perduti. E questa è e sarà la loro maggiore disperazione nell'inferno: l'aver potuto salvarsi con tanta facilità quant'era il domandare a Dio le sue grazie, ed ora non essere, i miseri, più in tempo per domandarle»... «Se mi domandano come mai i Santi sono giunti a una tale perfezione, rispondo: Perché essi hanno pregato molto, e sarebbero giunti a una santità maggiore se avessero pregato di più».
Altra caratteristica è il silenzio, la solitudine. «Gesù si trovava in un luogo a pregare». Gesù prega in solitudine, restando molto in silenzio alla presenza del Padre, colloquiando col Padre, vivendo intensamente la realtà di essergli intimo.
> Importanza del silenzio, specie quello interiore (in noi – no distrazioni, pensieri inutili; attorno a noi: a casa (no chiasso – TV – moderazione); in chiesa (silenzio, non chiacchierare, ma pregare; non disturbare gli altri: raccomandazione di S. Pio).
Come pregare
Gesù sollecitato dalla domanda di uno dei suoi discepoli: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1), ci ammaestra, insegnandoci il Padre Nostro, Egli ci spiega anzitutto che il vero volto di Dio è quello di un Padre che ci ama infinitamente, e al quale, perciò, possiamo rivolgerci con confidenza di figli. Abramo, l'amico di Dio, lo chiamava « il mio Signore »; il cristiano, autorizzato da Gesù, lo chiama « Padre », nome che dà alla sua preghiera un tono tutto filiale per cui egli è libero di effondere il suo cuore nel cuore di Dio.
Ci insegna, inoltre, che ogni preghiera deve partire dal riconoscimento della lode, della gloria e della bontà di Dio, (sarebbe riduttivo, tuttavia, se limitassimo la nostra orazione alla sola domanda). perché questa è la preghiera più bella e la più gradita al Signore, ed è quella che gli Angeli e le anime beate in Paradiso innalzano incessantemente alla Santa Trinità, es. di Maria col Magnificat; ci indica ancora che il cristiano deve ardentemente desiderare e pregare per il Regno di Dio, ossia perché Dio sia conosciuto e amato da tutti i popoli della terra.
Dopo la preghiera di lode a Dio e quella per la venuta del suo Regno, possiamo, infine, presentare al Signore le nostre esigenze personali: il pane quotidiano, pane eucaristico, il perdono dei peccati, la vittoria sulle tentazioni e la liberazione dal male.
Con la parabola dell'amico importuno, che segue immediatamente, Gesù ci richiama alla preghiera continua, perseverante; Gesù dice: «Pregate sempre senza stancarvi…Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e chi bussa sarà aperto» (Vangelo). Gesù insegna a pregare con perseveranza, con insistenza - come fece Abramo - senza timore di essere indiscreti: «chiedete, cercate, bussate». Non esistono ore importune per Dio: egli non è mai infastidito dalla preghiera umile e confidente dei suoi figli, anzi se ne compiace: « Chi chiede riceve, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto » (ivi 10). E Gesù è sempre unito al Padre nella preghiera; in ogni azione prega; trova la forza di affrontare e risolvere tutti i passaggi - belli, ma spesso anche estremamente drammatici - della sua missione proprio pregando: Gesù, infatti, prega al momento del suo battesimo, … prega quando chiama i dodici, … prega sul monte della trasfigurazione… moltiplicazione dei pani .. nell’Istituzione dell’Eucarestia .. orto degli ulivi…. passava notti in preghiera.
Occorre, quindi, pregare a lungo, una preghiera continua, come faceva Gesù, e se questo, come in genere è nella norma, non risulta attuabile, ci deve essere almeno un animo che si proietta il più possibile nel rapporto con Dio, vivendo alla sua presenza, di tempi, fissi, determinati, da dedicare al Signore affinché si alimenti in noi questo rapporto con Dio, formando quasi una struttura portante nella nostra vita interiore.
Ordinariamente, solo se pregato, Dio concede le grazie materiali e spirituali. Gesù disse, dando i suoi ultimi ricordi, nell’imminenza della sua Passione “Senza di me non potete far nulla”, cioè senza il mio aiuto non potete far nulla di meritorio nell’ordine soprannaturale.
Es. ROSARIO: preghiera completa ed evangelica (Pater Noster, Ave Maria, Gloria – misteri della vita di Gesù e Maria) continua e perseverante (ripetizione risponde al comando di Gesù, non annoia purché sia fatta con amore e nella contemplazione)
Es. Padre Pio da Pietrelcina, definito preghiera vivente, Rosario vivente, (recitava 100 al giorno!) unito sempre al Signore e alla Madonna, riusciva a strappare grazie e miracoli senza numero a favore di tanti fratelli. Da essa attingeva la forza per portare avanti la sua grande missione di aiuto alle anime.
Chiediamo alla Madonna ad aiutarci ad essere uomini e donne di preghiera!
(P. Bernardino M. Abate)
Audio Omelia
La predicazione di Gesù