(Lc 2,22-40)
La festa della Presentazione di Gesù Bambino al Tempio, posta quaranta giorni dopo la festa del Natale, riprende il tema di Cristo luce, che ha caratterizzato tutto il ciclo delle feste natalizie. In Oriente questa festa era chiamata Hypapante, ossia la festa dell’incontro, per ricordare l’incontro che il vecchio Simeone e la profetessa Anna ebbero con Gesù, riconoscendo per ispirazione divina il Messia tanto atteso nel Tempio di Gerusalemme. Essi rappresentano l’umanità che incontra il suo Signore nella Chiesa.
La festa introdotta in Oriente si estese ben presto in Occidente, sviluppando il simbolo della luce con la processione con le candele che ha dato origine al termine “Candelora”. Con questo segno visibile si vuole indicare che la Chiesa incontra nella fede Colui che è “la luce degli uomini” e lo accoglie con tutto lo slancio della sua fede per portare questa luce al mondo.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato riporta due riti avvenuti in questo giorno: la purificazione della Madre e la presentazione di Gesù Bambino. Secondo la legge mosaica, infatti, ogni madre doveva presentarsi quaranta giorni dopo il parto per essere purificata. La Madonna, naturalmente, avrebbe potuto astenersi da questa legge giacché il suo fu un parto totalmente miracoloso, senza sofferenze e senza spargimento di sangue: Gesù passò attraverso di Lei come passerà più tardi attraverso il muro del sepolcro il giorno della Risurrezione, come il raggio di sole attraversa il cristallo. La Madonna, però, fu ispirata a compiere questo rito per assecondare con umiltà quanto prescriveva la legge e non arrecare scandalo al prossimo ignaro del segreto di una Maternità miracolosa che doveva ancora restare celata agli occhi del mondo.
Il Vangelo si concentra poi sul rito della presentazione del primogenito, ossia di Gesù Bambino, che secondo la legge di Mosè doveva essere riscattato, a ricordo di ciò che era avvenuto in Egitto quando Dio aveva risparmiato i primogeniti degli ebrei dallo sterminio dell’angelo distruttore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore”. Gesù non andava in realtà per essere riscattato ma per riscattare noi con il suo sacrificio e la sua offerta all’Eterno Padre.
Certo è che, nonostante la povertà e l’umiltà con cui la Sacra Famiglia compie questi riti, questo evento ha qualcosa di grandioso, perché porta a compimento le profezie antiche: Dio viene a visitare il suo popolo e a purificare i figli di Levi. Il profeta Malachia, nella prima lettura, infatti, ha annunciato: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti... purificherà i figli di Levi... perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani» (Ml 3,14).
Gesù inizia, con Maria e per mezzo di Maria, la sua missione sacerdotale e vittimale per la purificazione del popolo. Come per entrare nel mondo e divenire il Primogenito di tutte le creature Gesù volle aver bisogno del libero consenso e della cooperazione di Maria, così ora, per offrirsi all’Eterno Padre nel Tempio e impegnarsi fin da quel momento a subire il supplizio della Croce, volle aver bisogno del consenso e della cooperazione della Madre a cui per condizione di figlio e di bambino apparteneva. Se nell’Incarnazione la Madonna fu come l’altare su cui discese la Vittima, attirata sulla terra dalla carità e umiltà di Lei, nella presentazione la Vergine Maria fu come il sacerdote offerente e nella Redenzione sarà come il sacrificatore.
Sant’Epifanio giustamente scrisse: «Io non temo di chiamare la Vergine col nome di sacerdote e d’altare». Sacerdote secondario, certamente, ma unito intimamente col Sacerdote principale: Gesù. Come offrì il Redentore, così ce lo riscattò, ce l’ottenne “a più lieve prezzo” grazie al valore della sua mediazione. Diede due colombi, vale a dire i nostri deboli e timidi meriti che, uniti ai suoi e offerti da Lei, non possono che ottenere l’effusione della misericordia divina.
La Madonna rappresenta qui anche la Chiesa che offre Gesù all’Eterno Padre a nome di tutta la Cristianità, e nello stesso tempo tutta la Cristianità deve congiungersi con Lei e unirsi a questo suo Sacrificio. Ognuno deve entrare nelle sue disposizioni e pregarla di ottenerci una qualche partecipazione a questo grande sacrificio. È così che noi dobbiamo partecipare ogni giorno alla Santa Messa, unendoci a Lei; perché Gesù scende sui nostri altari per essere offerto all’Eterno Padre, cosicché noi abbiamo una vittima degna di Dio da offrire per adorare, ringraziare, chiedere perdono dei nostri peccati e ottenere misericordia e grazia per noi e per il mondo, come ha detto sopra il Profeta.
Oggi, allora, con le candele accese, frutto dell’ape vergine che è Maria Santissima, simbolo dell’umanità (la cera e lo stoppino) e della Divinità di Cristo (il fuoco), siamo chiamati a custodire questa luce che è Gesù stesso e a camminare alla sua luce e ad andare dietro a Lui.
Siamo invitati a portare a casa queste candele benedette e ad accenderle soprattutto nei momenti di maggior pericolo, perché Cristo è la nostra unica speranza, l’unica luce vera ed eterna di verità e sapienza, di vita e salute. Una volta si accendeva la candela benedetta in modo particolare al capezzale dei morenti, perché, aiutati e protetti dalla luce di Cristo contro il demonio e le sue insidie, potessero entrare nelle dimore eterne; sarebbe bene ritornare a questa sana tradizione che aiuta l’anima nella visione soprannaturale.
Questa luce è la luce con la quale le vergini prudenti vanno incontro allo sposo che viene: è la luce della fede e della carità operosa, della grazia di Dio in noi che siamo chiamati ad alimentare e accrescere fino al giorno del Signore.
(P.Angelo M. Lozzer, Settimanale P. Pio 2025, n. 5)
Dal film "Mater Dei" (1950)
Presentazione di Gesù al Tempio