( Lc 4,1-13)
Significato della Quaresima
Con il Mercoledì delle Ceneri è iniziato il tempo di Quaresima, tempo forte per celebrare con spirito rinnovato la Pasqua, preludio della Pasqua eterna,attraverso le opere penitenziali del digiuno, della preghiera e della carità, così da riscoprire e vivere fedelmente la nostra fede. Questo tempo penitenziale di quaranta giorni richiama non solo i quaranta anni del popolo di Israele in cammino nel deserto per raggiungere la terra promessa, ma richiama soprattutto i quaranta giorni che Gesù passò nel deserto prima di iniziare il suo ministero pubblico; dove viene tentato dal demonio, così come ci ricorda l'odierna pericope evangelica (cf. Lc 4,1-2). Per essere ancora più precisi, bisogna rifarsi alla preghiera del Prefazio proprio di questa Prima Domenica di Quaresima che afferma che questo tempo penitenziale fu istituito da Gesù stesso: «Egli consacrò l'istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie dell'Antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato, perché celebrando con spirito rinnovato il mistero, pasquale possiamo giungere alla Pasqua Eterna».
La liturgia della Parola ci invita anzitutto a fare «memoria». Nella Prima Lettura tratta dal libro del Deuteronomio, Israele deve fare memoria della sua storia salvifica: da un Arameo errante sceso in Egitto (Abramo) Dio suscita un popolo, una grande nazione (Israele). Questo popolo viene maltrattato, umiliato e schiavizzato dagli Egiziani, ma sarà liberato dalla mano di Dio, che conducendolo attraverso il deserto con mano potente e braccio teso, lo porterà a raggiungere una terra dove scorre latte e miele. Se Mosè è la guida di questo popolo di Israele, il popolo cristiano, «nuovo Israele», avrà una guida molto più efficace, avrà il Cristo Figlio di Dio, che facendosi per noi via, verità e vita, ci porta a quella vera terra promessa che è il Paradiso.
Il tempo di Quaresima diventa quindi anche per noi cristiani il tempo della memoria, di una memoria che si attualizza nella celebrazione dei divini misteri e che trova il suo culmine nel Triduo Pasquale, centro di tutto l'anno liturgico (come viene definito nell'Annunzio dei Giorno di Pasqua che si fa nella Festa dell'Epifania). Memoria per rivedere le vicende bibliche dell'Antico Testamento come prefigurazione e anticipo di ciò che avrebbe trovato pieno compimento con Cristo e con la Chiesa nel Nuovo Testamento (es. le figure di Abramo, Mosè, Giuseppe, Ester, Giuditta; situazioni, luoghi ecc).
Deserto: incontro con Dio e ascolto della Sua Parola.
Ovviamente la chiave di comprensione di tutto ciò resta il "Deserto". È sul "Deserto" che occorre fermare l'attenzione in questo tempo di Quaresima. È attraverso le prove subite nel "Deserto" che Israele, temprato nella fede, facendo continue esperienze di cadute e rialzate, arriverà alla terra promessa. È sempre nel deserto che Cristo, figlio di Dio, condotto dallo Spirito dopo il Battesimo al Giordano, viene tentato dal diavolo e ne esce egregiamente vittorioso. È nel "Deserto" che la Chiesa, sposa di Cristo, incontrerà il suo Signore e affidandosi unicamente a lui troverà salvezza. Quindi per noi la vita in questo mondo è un deserto, per raggiungere la Terra Promessa, cioè il Paradiso celeste. E’ il nostro cammino nel mondo ed è il luogo dell'incontro con Dio!
Il "Deserto" deve essere inteso oggi quindi non in senso geografico ma nel senso spirituale. Per noi cristiani, spesso impossibilitati a trovare un luogo di solitudine e immersi tante volte nella vita frenetica e caotica del mondo moderno, si tratta di fare deserto dentro di noi, cioè di creare quelle condizioni adatte a incontrare il Signore. Quando Gesù afferma che per pregare occorre ritirarsi nel segreto della propria camera (Mt 6,6), più che riferirsi alla struttura di pietre, si riferisce al cuore della persona, alla più profonda interiorità. In altri termini è dentro di noi, nel nostro cuore, che dobbiamo creare il deserto per incontrare Dio. Sant'Agostino, uomo di profonda esperienza personale nella conversione, nel libro delle Confessioni afferma : «lo ti cercavo fuori di me e non mi accorgevo che tu eri dentro di me» (S. AGOSTINO, Le Confessioni, Lib. 10,27).
È dunque dentro di noi che dobbiamo creare il deserto per incontrare il Signore; è dentro di noi che occorre recuperare il silenzio per ascoltare la sua voce! Questa operazione riguarda tutti i cristiani, e tra essi anche i giovani. Troppe voci, troppi rumori e anche troppo assordanti (pensiamo ai mass-media non si può stare senza la radio o la TV accesa). Incapaci di ascoltare la Parola di Dio. Nel silenzio si trova Dio
Perché tanti giovani sono lontani da Cristo e dalla Chiesa? La risposta alla causa principale di questa lontananza è da cercarsi proprio in quella incapacità a fare silenzio dentro di sé e ad ascoltare. Dobbiamo quindi comprendere (esortazione soprattutto ai nostri giovani) che se vogliamo recuperare un vero e autentico rapporto con Cristo e con la Chiesa, dobbiamo creare un po' di deserto dentro e accanto a noi, recuperarlo soprattutto in questo tempo di Quaresima: nel silenzio rimettiamoci all'ascolto della Parola di Dio. È questo il tempo per riprendere tra le mani il Sacro testo della Bibbia e attraverso un ascolto orante riscoprire il proprio rapporto di fede con il Signore Gesù.
Deserto luogo della tentazione. Per Cristo, con Cristo, ed in Cristo, è possibile superare le tentazioni
Nel deserto è anche momento di prova, di tentazione. Pensiamo alle vicende del popolo d’Israele del deserto (molti non superarono) (fame, sete, seduzione del mondo, il demonio). Anche noi a oggi dobbiamo superare il deserto con le sue prove: le tentazioni della carne, del mondo e del demonio. Dobbiamo superarle con l’aiuto di Dio, di Gesù e di Maria. Gesù ci dà prima di tutto l’esempio, di come vincere le tentazioni.
La pericope del Vangelo ci presenta le tentazioni subite da Gesù, tentazioni che Cristo supera mirabilmente. Tutte e tre le tentazioni mirano, in concreto, ad allontanare Gesù dal disegno e dalla volontà del Padre.
Nella prima, il tentatore propone a Gesù un modo facile e comodo di attuare la sua missione di Salvatore (trasformare le pietre in pane); nella seconda lo incita ad accettare la strada del potere politico e temporale; nella terza tentazione il diavolo gli suggerisce di percorrere la via degli onori, del trionfo, della gloria e di utilizzare il suo potere divino per ottenere successi spettacolari. Ma Gesù respinge con forza tutti gli assalti di satana. Il Salvatore sa bene che per riparare il peccato dell’uomo e redimerlo, c’è una sola via, quella voluta dal Padre, che passa attraverso la sofferenza, l’umiltà e l’obbedienza. Egli salverà il mondo “facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8).
Gesù permette le tentazioni del diavolo per darci esempio di umiltà e per insegnarci a vincere le tentazioni che dovremo subire lungo la vita, affinché non ci turbiamo o scoraggiamo come quando ci si imbatte in qualche cosa di inatteso.
Le armi per superarle sono, così come ci ricorda il Vangelo, il digiuno e la preghiera. È così che Gesù uscirà vittorioso nel deserto, con il digiuno e con la preghiera, e bisogna aggiungere, ma ciò verrebbe ancora prima, con la fiducia totale riposta nel Padre (per noi è la fede). E con le stesse armi che noi cristiani possiamo vincere le seduzioni del maligno, dando la priorità anzitutto alla «Fede in Cristo» e poi, alla preghiera, al digiuno e alla carità. Dando priorità alla Fede in Cristo, è quanto ci viene ricordato oggi dalla Seconda Lettura nella quale l'Apostolo Paolo ci invita a confessare che Gesù è il Signore, e cioè il Kyrios, il Vincitore. Ma Paolo aggiunge anche: «Chiunque crede in lui non sarà deluso» (Rm 10,11).
Spesso si cede alle tentazioni soprattutto per mancanza di fede nel Signore; basti pensare a quanti si rivolgono ai maghi, che sono ciarlatani, oggi molto sostenuti anche dai mezzi di comunicazione. Ovviamente per riacquistare la fede, dobbiamo porci all'ascolto della Parola di Dio e seguire ciò che la Chiesa c’insegna (La Chiesa – pastori e laici - non deve retrocedere dal suo compito primario che è quello dell'annuncio e della evangelizzazione - La fede è dono di Dio e si acquisisce con l'evangelizzazione.).
Dunque l'arma primaria per superare le tentazioni è la fede, e cioè l'abbandono fiducioso a Dio! E’ quanto affiora anche dal ritornello e dallo stesso Salmo dell'odierna liturgia: «Resta con noi, Signore nell'ora della prova!». Presumere di poter superare con le sole proprie forze le tentazioni è gia di per sé gustare l'amarezza della sconfitta. Mettersi al riparo dell'Altissimo, all'ombra dell'Onnipotente, e confidare in lui che è per noi rifugio e fortezza, ecco quale deve essere il nostro primo atteggiamento davanti alle tentazioni, e ciò significa aver fede.
La fede viene rafforzata anche dal digiuno, cioè dalla mortificazione (superando le nostre passioni, cattive tendenze), e ancor prima dalla preghiera, ed ecco allora le altre armi per superare le tentazioni, la preghiera e il digiuno, e perché il digiuno non resti sterile, deve sfociare nella carità. E quanto affiora anche dai Prefazi III e IV di Quaresima nei quali è detto: «Tu vuoi che ti glorifichiamo con le opere della penitenza quaresimale, perché la vittoria sul nostro egoismo ci renda disponibili alle necessità dei poveri, a imitazione di Cristo...» e « Con il digiuno quaresimale tu vinci le nostre passioni, elevi lo spirito, infondi la forza e doni il premio per Cristo nostro Signore». Dunque, la fede, la preghiera, il digiuno e la carità, sono le vere armi per non soccombere alle tentazioni, sono le armi usate da Cristo Figlio di Dio ma anche uomo come noi nel deserto; Cristo che ci ispira fiducia che in lui, con lui e per lui anche noi saremo vittoriosi nella lotta contro lo spirito del male, nel deserto di questa vita.
Maria è potente in difendere chi l’invoca nelle tentazioni del demonio
Infine per superare le prove e le tentazioni dobbiamo invocare Maria, poiché Lei, insieme al suo Figlio Gesù, è potentissima nel difenderci e nell’aiutarci ( cfr. Salve Regina la preghiamo: a te ricorriamo noi esuli figli di Eva). Infatti, Maria non è Regina solo del cielo e dei santi, ma anche dell'inferno e dei demoni, per averli valorosamente sconfitti con le sue virtù. Ella fu immune da peccato (Immacolata Concezione) e con il suo Figlio, come Addolorata e Corredentrice, ha cooperato alla salvezza del mondo. E’ certo che o il Figlio per mezzo della Madre, o la Madre per virtù del Figlio ha sconfitto Lucifero; sicché, come dice san Bernardo, il superbo, "è stato schiacciato e calpestato sotto i piedi di Maria". Dice san Bruno che Eva facendosi vincere dal serpente ci apportò la morte e le tenebre, ma la beata Vergine vincendo il demonio ci apportò la vita e la luce e lo legò in modo tale che esso non può fare alcun male ai suoi devoti.
Infatti già fin dal principio del mondo Dio predisse al serpente infernale la vittoria e il dominio che la nostra regina avrebbe ottenuto su di lui, quando annunziò che sarebbe venuta al mondo una donna che lo avrebbe sconfitto: "Io porrò inimicizia fra te e la donna... ella ti schiaccerà la testa" (Gn 3,15). E chi mai fu questa donna nemica di Satana, se non Maria, che con la sua mirabile umiltà e la sua vita santa lo vinse e abbatté costantemente le sue forze? "In quella donna è stata promessa la madre del Signore Gesù Cristo", attesta san Cipriano. E osserva che Dio non disse "pongo" inimicizia, ma "porrò", "per indicare che questa vincitrice non sarebbe stata Eva, allora vivente", ma un'altra donna della sua discendenza che, dice san Vincenzo Ferreri, doveva procurare ai nostri progenitori un bene maggiore di quello che essi avevano perduto con il loro peccato. Maria dunque è stata questa incomparabile donna forte che ha vinto il demonio e gli ha schiacciato il capo abbattendo la sua superbia, come il Signore aveva detto: "Ella ti schiaccerà la testa".
"Figli, sembra dirci Maria con queste parole, quando il nemico vi assale, ricorrete a me, guardate me e fatevi coraggio perché in me, che vi difendo, vedrete nello stesso tempo la vostra vittoria". Dio ha fatto Maria così potente sopra tutti i demoni, che, ogni volta che essi assaltano un devoto della Vergine il quale chiede il suo aiuto, a un suo cenno subito atterriti fuggono lontano, preferendo veder raddoppiate le loro pene piuttosto che essere dominati da Maria con la sua potenza (Rivelazione a santa Brigida).
Sant'Anselmo attesta per sua esperienza di aver veduto e udito molti che pronunciando il nome di Maria sono stati subito liberati da ogni pericolo.
Leggiamo nelle relazioni dei missionari in Giappone che in quel paese apparvero a un cristiano molti demoni in forma di animali feroci per spaventarlo e minacciarlo, ma egli disse loro: "Io non ho armi che voi possiate temere; se l'Altissimo ve lo permette, fate di me quel che volete. In mia difesa ho soltanto i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria". Aveva appena detto ciò, che al suono dei temibili nomi la terra si aprì inghiottendo quegli spiriti superbi.
Se i cristiani avessero cura nelle tentazioni d'invocare con fiducia il nome di Maria, è certo che non cadrebbero in peccato e i peccatori più induriti, più lontani da Dio e più posseduti dal demonio, invocando il nome di Maria, con il sincere emendamento della propria vita, sicuramente ritorneranno a Dio.
Potenza del S. Rosario contro le tentazioni.
Chiediamo quindi l’aiuto del Signore e della Madonna in questo cammino quaresimale, per celebrare rinnovati la S. Pasqua, e chiediamolo anche ogni giorno nel deserto della nostra vita per raggiungere la Patria Celeste. Amen.
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Audio omelia
Le tentazioni di Gesù nel deserto