(Lc 5, 1-11)
La Liturgia della Parola presenta oggi ancora il tema della vocazione. Dopo aver celebrato domenica scorsa la giornata della vita, quindi la chiamata alla vita e alla missione nel mondo di ogni creatura, oggi viene richiamata la vocazione particolare, speciale, nel mondo a collaborare all’opera della salvezza.
La chiamata nella Sacra Scrittura.
Le tre letture ci presentano la vocazione di tre uomini: Isaia, Pietro, Paolo. Per ognuno di essi la chiamata divina è preceduta da una teofania: Dio, prima di affidare all'uomo una missione particolare, si rivela a lui, si fa conoscere. Grandiosa la rivelazione concessa a Isaia: « vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato » (Is 6, 1); intorno a lui i Serafini si prostravano in adorazione cantando: « Santo, santo, santo è il Signore Dio dell'universo » (ivi 3). Di fronte a tanta grandezza e santità, Isaia trema: si sente più che mai impuro, indegno di stare alla presenza di Dio. Ma quando sente la voce del Signore rivolgersi a lui: « Chi manderò e chi andrà per noi? », non esita un istante e risponde: « Eccomi, manda me » (ivi 8). Se Dio chiama l’uomo, la sua indegnità non può essere un pretesto per tirarsi indietro.
Completamente diverse le circostanze della chiamata definitiva di Pietro a « pescatore d'uomini ». La scena non avviene nel tempio come per Isaia, ma sul lago, in un contesto molto semplice e umano: è Gesù il Figlio Dio, venuto a condividere la vita degli uomini, che chiama.
Gesù è presso il lago di Genesaret dove è radunata una grande folla per ascoltare la sua parola. Per sfuggire alla ressa della gente, Gesù decide di salire su una barca. Delle due che vede ormeggiate, sceglie “la barca, che era di Simone” (Lc 5,3). Colpisce profondamente la decisione di Gesù di salire sulla barca di Simon Pietro per parlare alla folla. E’ un gesto molto significativo. La barca è simbolo della Chiesa. Gesù sale su questa barca affidata alla guida di Pietro e oggi al suo successore. Gesù, quindi, sceglie la barca di S. Pietro per ammaestrare, per predicare e non un’altra, per indicare che solo nella Chiesa Cattolica, c’è Lui, con la sua presenza, la sua dottrina, la sua grazia, la sua guida. Nonostante i pericoli e le tempeste, la barca della Chiesa, dove c’è Gesù, non affonderà mai, non farà naufragio.
Dopo aver predicato, Gesù congeda la folla e poi ordina a Pietro di prendere il largo e di calare le reti. Il comando di Gesù è sconcertante. Per esperienza Pietro sa che di giorno non è il tempo adatto per la pesca, e per di più la pesca della notte precedente era stata infruttuosa. “Maestro, - fa notare l’apostolo al Signore - abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla” (ivi, 5). Tuttavia Pietro, mettendo da parte la sua esperienza di pescatore e tutti i ragionamenti umani che considerano inutile l’impresa, obbedisce al comando del Signore esclamando: “sulla tua parola getterò le reti” (ivi).
La sua docilità e fiducia, la sua fede, sono premiate: presero due quantità di pesci tale da rompere le reti e da riempire le barche, « tanto da farle affondare » (ivi 7). Il miracolo imprevedibile rivela chi sia Gesù, e Pietro, sgomento come Isaia, si getta in ginocchio dicendo: « Signore, allontanati da che me che sono un uomo peccatore » (ivi 8). Davanti a Dio che si rivela, l'uomo per contrasto avverte il suo niente, la sua miseria, sente profondo il bisogno di umiliarsi. All'atto di umiltà segue la grande chiamata: « Non temere; da questo momento sarai pescatore d'uomini ». Anche qui la risposta è immediata, e non solo la risposta di Pietro ma anche dei suoi compagni: « E tirate le barche a terra, lasciando ogni cosa, lo seguirono » (ivi 10-11).
Nella seconda lettura ci viene presentata, la chiamata di S. Paolo: da persecutore dei cristiani ad araldo del mistero di Cristo. Anche a lui Cristo si è rivelato: sulla via di Damasco e ne è rimasto quasi annientato, tanto da ritenersi per tutta la vita non solo l'ultimo degli apostoli, ma «un aborto» (1 Cr 15, 8). Tuttavia la sua corrispondenza è stata piena e può attestare che la grazia di Dio in lui non è stata vana.
In queste chiamate possiamo notare che il Signore chiama gli uomini a collaborare nell’opera della salvezza. Dio non vuole agire da solo, egli vuole, invece, coinvolgere gli uomini nell'opera di salvezza che li riguarda; vuole collaboratori coscienti e attivi. «Ad homines per homines»: egli va agli uomini per mezzo degli uomini e li rende così solidali tra loro anche nella salvezza. Chiama all’apostolato soprattutto i cristiani, in forza del battesimo e della cresima, e i religiosi e i sacerdoti, in forza della particolare consacrazione a Dio.
La chiamata di tutti: alla vita cristiana. L'Apostolato dei laici
Ogni cristiano deve parteciparvi, dando la propria collaborazione alla salvezza propria e degli altri. Il cristiano deve anzitutto essere pastore dell'anima propria vivendo in grazia. I genitori hanno lo stretto dovere di curare i propri figli, facendoli diventare autentici figli di Dio: non solo istruiti, non solo educati, ma cristiani, sempre più cristiani. Così i genitori divengono doppiamente tali, fisicamente e spiritualmente, come lo fu S. Monica per S. Agostino. Ad ogni cristiano è affidata prima di tutto una piccola parrocchia, formata dai suoi parenti, amici, compagni di lavoro o di vita. Chi ha introdotto anche una sola persona nel regno della grazia, non sarà defraudato della ricompensa celeste.
Il decreto conciliare sull'apostolato dei laici indica le mete del loro apostolato nel mondo: l'evangelizzazione, l'animazione cristiana dell'ordine temporale, l'azione caritativa.
a) L'evangelizzazione dev'essere compiuta da ogni laico nel proprio ambiente naturale e professionale, ossia nella famiglia, nella società civile e nel lavoro. Bisogna diffondere la luce del Vangelo con la parola e con l'esempio. Moltissimi non hanno altro mezzo per conoscere Cristo che attraverso i cristiani che incontrano sul loro cammino. Non dobbiamo vergognarci del Vangelo, ma testimoniarlo con le parole e con la vita per la salvezza nostra e di quanti dovranno esserci per sempre compagni nella gloria eterna.
b) L'animazione cristiana dell'ordine temporale consiste nell'instaurare un ordine sociale, fondato sulla giustizia e sulla carità, lievitandolo dal di dentro, di spirito cristiano, in modo che tutta la creazione, mediante l'uomo, diventi glorificazione formale di Dio creatore (cf. Rm 8, 18 ss.). Se ogni cristiano nella famiglia, nella scuola, nello sport, nel commercio, nel governo, vive ed opera da cristiano, tutte queste strutture ed attività umane saranno cristianizzate e santificate, pur conservando i loro valori e pregi naturali. I cristiani, dice la Chiesa, devono essere l'anima del mondo, devono cioè animare tutto con lo spirito cristiano, che è potenziamento e garanzia anche di tutti i veri valori umani, quali la giustizia, la pace, il benessere materiale, culturale e sociale.
c) Viene infine l'azione caritativa con cui ogni cristiano deve continuare la carità di Cristo a favore di tutti i bisognosi. Non basta la giustizia, ci vuole anche la carità. La Chiesa, Madre di tutti i popoli, sollecita di tutte le umane sventure, deve trovare in noi dei cuori docili e compassionevoli, sempre pronti a beneficare chi è povero e sofferente.
La chiamata speciale e l'apostolato dei consacrati (religiosi e sacerdoti).
Gesù Cristo, dicendo a Pietro, dopo la pesca miracolosa: «Non temere, d'ora in poi ti farò pescatore di uomini, » (Lc 5, 10), lo chiama ad una particolare missione nella Chiesa, ed oggi gli apostoli ed i loro successori, il Papa, i Vescovi ed i sacerdoti sono pescatori di uomini, hanno cioè il compito di prendere gli uomini, tutti gli uomini della terra, con la rete della predicazione e del Battesimo e di portarli nella barca della Chiesa, perché raggiungano il porto della salvezza eterna, e questo fino alla fine del mondo. E difatti Gesù stesso promette loro la sua presenza perenne per sostenerli nel più grande compito, quello di portare tutti alla salvezza temporale ed eterna, nella Chiesa e nel cielo: « Ecco, dice Gesù, io sono con voi tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli » (Mt 28, 20). Nella Chiesa avremo sempre i sacri Pastori, che esercitano i sacri poteri comunicati loro da Gesù.
Quindi Gesù continua la sua opera di salvezza specialmente attraverso i sacerdoti.
Ogni sacerdote è Gesù visibile: ha i poteri di fare, a bene di tutti, quello che ha fatto Gesù, quello che Gesù continua a fare per mezzo di lui. Ora egli vi parla a nome di Gesù e vi annunzia il Suo Vangelo. Il sacerdote che nel confessionale assolve dai peccati: anche se si presentasse e il più grande peccatore del mondo, pentito, a confessare i suoi peccati, il sacerdote a nome di Gesù: Io ti assolvo dai tuoi peccati - ed egli verrà perdonato per sempre e verrà liberato dal più doloroso peso, il peso della colpa. Tra pochi istanti all'altare egli farà quello che Gesù ha detto e fatto nell'ultima Cena: « Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue », ripresentando, riattualizzando sull’altare l’unico sacrifico di Gesù del Calvario. E nella Comunione avrà la gioia di darvi in nutrimento divino Gesù stesso. Ecco l'opera, la missione del sacerdote: continuare l'opera e la missione di salvezza di Gesù stesso. Gesù che guida, che governa.
Ma da dove vengono i sacerdoti? Non piovono dal cielo; vengono dalle famiglie cristiane. Non c'è sacerdote se prima non c'è la mamma, il papà del sacerdote. - Papà, mamme! avete già chiesto al Signore la grazia di avere un figlio sacerdote, ministro di Gesù? « Il più gran dono che Dio possa fare ad una famiglia è un figlio sacerdote » ha detto S. Giovanni Bosco.
Non ci sono sacerdoti se i chiamati non rispondono alla chiamata: oggi non c’è crisi di chiamate (il Signore chiama sempre) ma crisi di risposte. Crisi: per la denatalità, per le secolarizzazione, peccato, ricchezze materiali.
Dobbiamo pregare per le vocazioni, per i chiamati affinché rispondano. Pregare anche per noi, affinché corrispondiamo alla chiamata del Signore, per portare frutti di vita eterna. Il segreto è quello di aderire sempre alla volontà di Dio, sull’esempio di Maria, dei tre personaggi delle letture odierne.
Fecondità: obbedienza e devozione alla Madonna.
Salveremo tante anime ancora diventando docili alla parola di Dio. La pesca miracolosa è avvenuta solo quando gli Apostoli hanno gettato le reti nel nome di Gesù. Il miracolo della pesca ci fa presente che nell’apostolato, la forza e la fecondità vengono da Dio, con la nostra collaborazione, obbedendo alla Parola di Dio, pregando, facendo sacrifici. Anche il nostro apostolato sarà fruttuoso se non perderemo mai il contatto col Signore e se parleremo, opereremo e soffriremo come Suoi strumenti, attraverso ai quali Gesù stesso parla, opera e soffre.
Ed è soprattutto Dio che converte ed agisce con la sua grazia. Solo quando si riconosce la propria indegnità e si confida nel Signore, utilizzando al tempo stesso tutti i mezzi umani possibili, si è efficaci e fruttuosi nell’apostolato. In questi tempi difficili, non servirebbero a nulla lo sforzo e i mezzi umani, se non contassimo sul Signore. Anche la più valida delle nostre azioni rimarrebbe infruttuosa senza l’umiltà, la fiducia in Dio e l’obbedienza alla sua volontà, e la confidenza in Maria SS.
La rete simbolo di Maria: è attraverso Lei che le anime si avvicinano a Dio, sono condotte, prese e portate a Dio. Maria è la dolce esca, la rete di Dio. S. Luigi Grignion de Monfort, nel suo trattato della vera devozione alla Madonna, dice che purtroppo tante anime non conoscono e amano Cristo, proprio perché non conoscono la Madonna. Gesù è venuto per mezzo di Maria, quindi le anime vanno a Lui, attraverso Maria.
Molti cristiani, a anche sacerdoti, non hanno fecondità, non solo per la disobbedienza a Dio, ma anche per la loro poca o assente devozione a Maria. Esempio di S. Massimiliano: artista della pastorale, che ha portato a Dio tante anime, attraverso Maria, attraverso la consacrazione a Lei.
AUDIO
VIDEO
Estratto dal film d'animazione "The Miracle Maker" (2000)
La pesca miracolosa (Raffaello, 1515)