II Domenica di Quaresima - Anno B
La Trasfigurazione di Gesù
(Mc 9,2-10)
La Liturgia di questa domenica ha un carattere spiccatamente pasquale mettendo in luce il sacrificio e la glorificazione di Gesù.
Il sacrificio di Abramo
Le mosse sono prese, come al solito, dall'Antico Testamento e precisamente dal sacrificio di Abramo. Abramo che a settantacinque anni, per obbedire a Dio aveva avuto il coraggio di abbandonare terra, casa, abitudini, in tarda vecchiaia spinge la sua obbedienza fino a sacrificare l'unico figlio. « Prendi il tuo figliolo, il tuo unico che tu ami, Isacco, e va'... e offrilo in olocausto » (Gn 22, 2). Comando terribile per un cuore di padre, e non meno per la fede di un uomo che non vuole dubitare del suo Dio. Isacco è l'unica speranza circa il compimento delle promesse divine, eppure Abramo obbedisce e continua a credere che Dio manterrà la parola data. Dio però non voleva la morte di Isacco, bensì la fede e l'obbedienza indiscusse di Abramo. Tuttavia Isacco ha una funzione singolare nella storia della salvezza: anticipare la figura di Gesù, l'Unigenito di Dio, l'Eletto e l'Amato del Padre e da Maria SS., che verrà immolato per la redenzione del mondo.
Il sacrificio del Signore e di Maria SS
Quello che Abramo, per intervento divino, ha lasciato incompiuto, lo compirà Dio stesso e da Maria SS. «Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi» (Rm 8, 32; 2a lettura). Isacco va sul monte portando sulle spalle la legna del sacrificio e che si lascia docilmente legare sulla catasta, è figura di Cristo che sale il Calvario portando il legno della croce e su quel legno si lascia distendere «offrendosi liberamente alla sua passione » (Pregh. Euc. II). E come in Isacco risparmiato dalla morte si adempirono le divine promesse, così in Cristo risorto dalla morte derivano vita e salvezza per tutta l'umanità. Nessuno può dubitarlo perché «Gesù che è morto e, ciò che è più, è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi» (Rm 8, 34).
La Trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor
Il Vangelo di oggi ci presenta un altro episodio accaduto su un altro monte, il Monte Tabor: Gesù vi conduce alcuni Discepoli, davanti a loro, rivela lo splendore della sua gloria divina. Gli Apostoli vivevano accanto a Gesù, ne ascoltavano la parola, vedevano i miracoli da Lui operati, ma rimanevano ancora deboli ed incerti. Dopo poco tempo, avrebbero dovuto affrontare un'esperienza molto difficile, quella del Calvario, e avevano bisogno di una prova evidente che Gesù era il Figlio di Dio. E questo avvenne proprio con la Trasfigurazione.
La Trasfigurazione di Gesù è stata una manifestazione della sua divinità e un’anticipazione della gloria futura. Si udì una voce dal cielo, la voce del Padre che disse: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!» (Mc 9,7). Quell'indimenticabile esperienza fece pregustare agli Apostoli la beatitudine eterna, tanto che Pietro, a nome di tutti, disse: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Mc 9,5). Non riuscivano più a staccarsi da quella visione e desideravano rimanere lì, su quel monte, per sempre. Ma ciò non era possibile. L'Evangelista dice chiaramente che Pietro «non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati» (Mc 9,6). Non si trattava di paura, ma del timore che prende la creatura di fronte alle manifestazioni divine. Quell'esperienza fu importante per fortificare gli Apostoli nell'imminenza della Passione di Gesù.
La Trasfigurazione e noi
Il Signore opera con noi in modo simile. Per fortificare il nostro spirito, affinché sia in grado di affrontare le inevitabili prove della vita, Dio invita anche noi sul monte Tabor, il monte della preghiera. Ogni giorno dobbiamo salire questo monte per attingere luce e forza, per poi ridiscendere alle occupazioni di ogni giorno, familiari e lavorative. Senza questa salita al monte Tabor, la nostra vita diventerà molto più faticosa e noi non riusciremo a portare la croce quotidiana dietro al nostro Maestro Divino.
Gesù salì sul monte a pregare. Impariamo da questo quanto sia importante la preghiera. Non se ne può fare a meno. La preghiera è la cosa più necessaria, al punto che i monasteri possono essere considerati come le sorgenti nascoste che danno vita a tutta la Chiesa, mentre i contemplativi si possono definire come i più grandi benefattori dell'umanità.
La Trasfigurazione ci insegna anche che la Gloria passa per la Croce. Chi vuole entrarvi deve passare attraverso la Croce. Tutti vogliono andare in Paradiso, ma pochi sono quelli disposti a passare per il mistero della Passione.Il cammino del cristiano, a volte, si fa arduo, come il salire faticoso verso la vetta di un monte, e non mancano i momenti della prova: tentazioni continue e fastidiose, amarezze e delusioni della vita, dolori per la perdita di persone care, malattie che affliggono il nostro corpo, esperienze di solitudine e di abbandono. In questi momenti, dice S. Giovanni Crisostomo, “pensa all’amore che ti attende in cielo…. Lì tutto è riposo, gioia, giubilo;… Lì non c’è vecchiaia, né malattia, né morte, perché è il luogo e la dimora della gloria immortale…”. Pensiamo spesso, durante il giorno, alla felicità che ci attende. Il pensiero della gloria sarà anche per noi di grande aiuto.
Infine, il Il brano del Vangelo odierno si conclude con le parole del Padre Celeste che invita tutti ad ascoltare Gesù. È Lui il nostro Maestro, e noi tutti gli dobbiamo ubbidienza. Gesù ci parla nel suo Vangelo, e noi dobbiamo leggerlo e meditarlo; Gesù ci parla nel Magistero della Chiesa: seguiamolo fedelmente, con l’aiuto di Maria!
Esempio
Nella vita di san Francesco e di santa Chiara si legge un episodio molto bello, riguardante lo splendore delle anime pure che amano Dio con tutto il loro cuore, che già su questa terra sperimentano la trasfigurazione dell'Amore di Dio. Un giorno san Francesco, nei pressi della chiesetta di Santa Maria degli Angeli, parlò a santa Chiara, e ad altri figli spirituali, di Dio e delle realtà celesti. Parlò così devotamente che discese sopra di loro l'abbondanza della divina grazia e tutti furono rapiti in Dio. Gli abitanti di Assisi videro un chiarore e si precipitarono, pensando a un incendio. Quando giunsero, essi si accorsero che non c'era alcun incendio, ma che tutti erano immersi nella contemplazione (cf FF 1844). Gli abitanti di Assisi considerarono allora la presenza di quelle anime sante come una grazia molto grande concessa da Dio alla loro città e come la migliore garanzia di protezione divina.
Commento al Vangelo Mc. 9,1-10 secondo i Padri della Chiesa da Catena Aurea di S. Tommaso d'Aquino
Trasfigurazione di Gesù