OMELIA XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B
(Mc 9,38-43.45.47-48)
Il Vangelo di questa domenica richiama la nostra attenzione sul problema gravissimo dello scandalo. Gesù lo condanna con parole durissime, tra le più terribili che abbia mai pronunziato: “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli passassero al collo una mola da asino e lo buttassero in mare” (Mc 9,42). Come mai Gesù usa questo linguaggio così forte? Perché lo scandalo distrugge il bene più grande e prezioso dell’uomo: l’anima, mettendone in gravissimo pericolo la sua salvezza eterna. L’aspetto più grave dello scandalo è che colpisce i “piccoli”, ossia, soprattutto i bambini nella cui innocenza si riflette in modo particolare l’immagine di Dio, poi gli innocenti, i semplici, gli ignari del male, i più deboli e fragili nella fede di cui parla Gesù nel Vangelo.
Lo scandalo è un peccato gravissimo, perché uccide l’anima, togliendole la vita della grazia, che è più preziosa di quella del corpo. Pochi peccati sono così gravi come quello di causare la rovina dell’anima, perché lo scandalo, portando alla perdizione, distrugge l’opera più grande di Dio, che è la redenzione: Se grande è il premio promesso da Gesù a chi aiuta i “piccoli” credenti in Lui (cf Mc 9, 41), terribile, invece, sarà il castigo contro chi fa deviare dalla fede “uno di questi piccoli che credono” (ivi, 42). Per chi scandalizza, mettendo in pericolo la salvezza eterna di un innocente, sarebbe meglio – afferma categoricamente Gesù nel Vangelo – che, prima di compiere un tale atto, si legasse al collo una grossa pietra e si gettasse nel profondo del mare. La severa condanna dello scandalo richiama quella del tradimento di Giuda: sarebbe stato “meglio per quell’ uomo se non fosse mai nato” (Mc 14,21).
Il mondo d’oggi può essere definito un mare di scandali. Le durissime parole di Gesù contro lo scandalo ci ricorda un triste fenomeno della nostra società: la violenza ai minori. Oggi non si contano i bambini che vengono seviziati fino alla morte; i ragazzi forzati a imbracciare il fucile o a drogarsi; i ragazzi venduti come merce e sfruttati nella prostituzione, nella pornografia, nella delinquenza. Anche se questi gravissimi delitti perpetrati contro i minori sono deplorevoli e da condannare, tuttavia oggi esistono scandali ancora più aberranti, quelli che abbruttiscono l’anima e la inducono a peccare. Ovunque oggi si incontrano scandali: della pubblicità indecente per le strade; dei programmi immondi e degradandi nei cinema e nella televisione; della lurida pornografia sui giornali ; delle bestemmie, parolacce e volgarità nei luoghi pubblici; degli abiti indecenti e provocanti, perfino nelle chiese. Padre Pio da Pietrelcina era severissimo riguardo agli scandali del mondo. Diceva che davanti alla giustizia di Dio tutti gli operatori di scandali contro la fede e la morale la pagheranno amaramente, anche quelli che indirettamente vi partecipano.
Dopo aver parlato della gravità dello scandalo provocato dagli altri, Gesù passa ora a considerare quello che nasce dentro di noi. Il Maestro ne parla con forza: “Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che essere gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il verme non muore e il fuoco non si estingue” (ivi, 43-48).
Gesù, con queste espressive immagini, ci offre un messaggio fin troppo chiaro: la salvezza eterna è la cosa più importante. Chi vuol salvare se stesso e non vuole finire nel “fuoco inestinguibile” dell’inferno, ha il grave dovere di fuggire tutte le occasioni che lo portano a peccare. Per raggiungere il Paradiso, meta ultima della nostra vita, dobbiamo essere disposti a qualsiasi sacrificio, a qualsiasi distacco, a perdere qualsiasi altra cosa e ad allontanare tutti gli ostacoli dal nostro cammino.
Nella seconda lettura del giorno san Giacomo tuona contro lo scandalo della ricchezza accumulata ingiustamente. Coloro che la considerano un tesoro prezioso e trovano in essa sicurezza, si ricordino che essa diventerà “ruggine” che corroderà le loro carni. Non hanno voluto “cavarsi l’occhio” della cupidigia, e invece “con tutti e due saranno gettati nella Geenna”.
Esaminiamoci se nella nostra vita stiamo attenti per non essere mai, neppure lontanamente, di scandalo, o occasione d’inciampo agli altri, e se fuggiamo con prontezza e decisione ogni occasione prossima di peccato. Chiediamo alla Mediatrice di tutte le grazie che ci infonda un profondo orrore per il peccato e il coraggio di saper “perdere” tutto per salvarci eternamente.
di P. Gabriele M. Pellettieri