DOMENICA TERZA DI QUARESIMA
La guarigione dell'indemoniato.
(Lc 9, 14-28).
Nel Vangelo di oggi vanno notate principalmente tre cose :
1) la guarigione dell'ossesso posseduto da un demonio muto;
2) l'atteggiamento degli spettatori dinanzi ad un tale miracolo;
3) l'esclamazione di una donna del popolo all'indirizzo di Maria
Santissima e la risposta di Gesù alla medesima.
La guarigione dell'ossesso.
Notate, innanzitutto, la guarigione dell'ossesso. Poveretto! Era posseduto da un demonio. E questo demonio l'aveva reso muto. Gesù, con la sua potenza divina, cacciò da quel povero uomo il demonio; e quel muto riacquistò la favella.
Quanti, purtroppo, vengono resi muti dal demonio: muti nella mente, muti nel cuore, muti nelle labbra!.. Si racconta che durante un esorcismo, il demonio, richiesto del suo nome, rispondesse: Siamo in tre e ci chiamiamo: Claudens mentem, claudens cor, claudens os... Il demonio, infatti, chiude la mente di tanti alla luce della fede, mediante i suoi obbrobriosi raggiri; chiude il cuore di tanti all'amore, il vero amore, l'amore verso Dio e verso il prossimo... Chiusa la mente ed il cuore, con la più grande facilità il demonio chiude anche la bocca alla lode di Dio, alla manifestazione della propria colpa per avere il perdono... O Gesù, scacciate ancora una volta questi demoni muti dalla mente, dal cuore, dalle labbra di tanti... Restituite loro la favella, affinché vi lodino e vi benedicano nel tempo e nella eternità!..
L'atteggiamento degli spettatori.
Notate, in secondo luogo, il vario e opposto atteggiamento degli spettatori dinanzi a questo grande miracolo. Alcuni (ossia la turba, gente semplice, buona, retta) rimasero ammirati: admiratae sunt turbae. Altri, invece (ossia gli Scribi e i Farisei, gli pseudo-dotti di quel tempo, gonfi di superbia e dilaniati dall'invidia), non potendo negare il miracolo, ossia, il fatto, lo attribuiscono a virtù diabolica: « In Beelzebub principe daemoniorum eiicit daemonia ». La storia si ripete. Là, a Lourdes, nella terra dei miracoli, fu chiesto un giorno ad un incredulo:« Se vedeste coi vostri occhi un miracolo, credereste ?... ». « Non potrei negare il fatto - rispose - ma non crederei ».
Quanto è vero che alcuni anche se vedessero i morti risuscitare non crederebbero!... Ammetterebbero il fatto, ma lo attribuirebbero, stoltamente, a cause immaginarie, ossia alla natura, alla suggestione... Come se la matura. la suggestione, bastassero, in un istante, a rimarginare una ferita, a restituire una gamba a uno storpio, e cose simili... Noi sappiamo troppo bene, infatti, dove la natura non può arrivare. E dove non può arrivare la natura, può arrivare ed arriva di fatti l'Autore stesso della natura, l'infinita potenza divina, la quale sola opera miracoli. II
miracolo è il sigillo di Dio!
Gli Scribi e i Farisei, attribuivano la guarigione dell'indemoniato a Satana, principe dei demoni. E Gesù li confuta mirabilmente osservando: « Se io caccio i demoni in virtù di Satana, egli è evidentemente in discordia coi suoi sudditi; ed una nazione agitata da discordie intestine, è sulla via della rovina. lo dunque - conclude -, caccio i demoni non colla potenza di Satana, ma colla potenza di Dio... Se io, dunque, caccio i demoni colla potenza di Dio, è segno evidente che il regno di Satana è crollato; e se il regno di Satana è crollato, è segno evidente che il regno di Dio (ossia l'età messianica da voi tanto attesa) è già venuto tra di voi. Poichè Satana non cede se non di fronte ad uno più forte di lui ».
Quali splendori di sapienza divina in questa risposta!
L'esclamazione di una donna del popolo.
Notate, in terzo luogo, l'esclamazione di una donna del popolo e la risposta di Cristo.
Dinanzi a tanto splendore di sapienza e di potenza, ecco che una donna anonima, piena di entusiasmo esclama: « Beatus venter qui le portavit et ubera quae suxisti!... » : Beato il seno che ti ha portato e il petto che ti ha allattato!.... Era il primo avveramento della profezia di Maria: « Beatam me dicent... ». Era la prima spontanea eco alla sua parola, a quella parola a cui « ubbidiente l'avvenir rispose » (MANZONI,
Il nome di Maria). Quanto era spontanea, istintiva, umana quella esclamazione!
Si sentiva bene che quella donna era una mamma. E una donna, una mamma, dinanzi alla grandezza di una creatura qualsiasi, corre subito, istitivamente, col pensiero alla madre di lui, chiamandola beata e quasi invidiandola di possedere un tal figlio. E' la psicologia della donna e specialmente della madre!...
Il giorno dell'Incoronazione solenne di Pio XI in S. Pietro, mentre il Sommo Pontefice, nello splendore della suprema sua dignità, in sedia gestatoria, passava benedicendo - come una candida carezza - tra la folla acclamante, io udii una voce che gridò: « Beata quella madre!... ». E' la storia, è la psicologia che si ripete.
Ed è giusto: La grandezza e la gloria dei figli si riflettono spontaneamente sulla madre, poichè il figlio è legato indissolubilmente alla madre.
E poi, perchè una madre deve avere soltanto il sacrificio per i figli, e non la gloria dei figli?... E' facile immaginare il sussulto di gioia che dovette provare il cuore così tenero e nobile di Cristo dinanzi al grido spontaneo di quella donna! E, difatti, Gesù - come dice S. Beda - aderi in modo molto grazioso ed elegante all'esclamazione della donna: « Pulchre - Egli dice - attestationi mulieris annuit ». Se è beata mia madre per avermi dato la vita, essa è molto più beata per avere docilmente ascoltata e profondamente seguita la mia parola...
Imitiamola!...
Si, imitiamo la Vergine SS. nell'ascoltare con docilità e nel mettere in pratica la parola di Dio. Poichè essa è luce per la mente, conforto per il cuore, sostegno della nostra debolezza. Essa è l'unica fonte di pace e di bene.
P. Gabriele M. Roschini, Predicate il Vangelo, LICE Torino, 1943, pp. 54 -56)