LA PISTOLA SPAZIALE

la pistola spaziale

Tutti conoscete (spero…) la storia della Voskhod 2. Il 18 marzo 1965, Alexei Leonov effettuò la prima passeggiata spaziale. Per chi non conosce ancora bene questo storico evento, rimando ad un mio precedente articolo ed al bellissimo film “Spacewalker – Il tempo dei primi” che ne narra la vicenda.

La Voskhod 2, rientrata fortunosamente dall’orbita con una perfetta manovra manuale eseguita, primo nella storia, dal Comandante Pavel Belyaev, atterrò molto fuori dalla zona prevista. Esattamente tra i monti Urali, in mezzo ad una foresta durante una tempesta di neve. I cosmonauti dovettero attendere ben due giorni, inviando solo un debole segnale morse con le lettere “VN” (in russo всё нормально leggi vsjò normal’na) poiché l’attrezzatura radio era stata danneggiata nell’atterraggio, finché non giunsero i soccorsi. In questi due giorni, dovettero, oltre a difendersi dal gelo, ripararsi da lupi ed orsi che, in quella stagione, erano particolarmente aggressivi.

Leonov racconta, nel suo libro “Two sides of the moon”, che durante la notte dovettero usare più volte la Makarov calibro 9 in dotazione per spaventare un branco di lupi e diversi orsi che si facevano, però, ogni volta sempre più intraprendenti. In caso di un attacco diretto, la pistola poteva avere una certa efficacia contro dei lupi ma non contro degli orsi. Per giunta, la Makarov era difficile da usare correttamente coi guanti della tuta indispensabili per non congelarsi le mani. Inoltre, per segnalare la posizione, dovevano ricorrere ad una normale lanciarazzi.

Non appena tratto in salvo, Leonov, così come fece con la tuta (ricordiamo che rischiò di morire all’esterno della Voskhod perché la tuta Berkut, priva di giunture rinforzate, si era gonfiata in modo da impedirgli di piegare braccia e gambe), progettò un prototipo di arma da usare in caso di emergenza. Quest’arma doveva essere in grado di svolgere funzioni sia di lanciarazzi, che di arma d’arresto per animali di grossa taglia che per animali di piccola taglia. Inoltre, come un coltellino svizzero, doveva servire anche a scavare ed a tagliare.

La pistola TP-82 progettata da Alexei Leonov

Dal progetto di Leonov, nacque la TP-82. Come dice il nome, TP sta per “pistola a tre canne” (in russo: Трёхcтвольный пистолет, leggi Trjokstol’vnji pistoljet). Aveva quindi tre canne: due appaiate come una lupara (un fucile a canne mozze), in grado di sparare sia cartucce a pallettoni da 12,5x70 mm di calibro, sia razzi di segnalazione. La terza canna, situata in basso, sparava le stesse munizioni del Kalashnikov: calibro 5,45x39 mm. Quest’ultimo tipo di munizioni aveva una “simpatica” caratteristica: Dopo l’impatto il proiettile si espandeva ed iniziava a rotolare, causando danni gravi ai tessuti interessati. Era questa l’arma giusta contro orsi e lupi!Nel calcio della pistola/fucile, era nascosto un machete e la sua custodia poteva essere usata come un badile.

La TOZ-81 "Mars"

Il progetto di Leonov, in verità, non fu l’unico preso in esame: venne presentato anche un prototipo, realizzato dalla “Fabbrica di armi di Tula” (TOZ, dal Russo Tulskiy Oruzheyniy Zavod), denominato TOZ-81“Mars”.  Particolare la sua struttura: revolver con il tamburo in coda (sopra l’impugnatura), poteva sparare 5 colpi con una finestrella che indicava il tamburo in uso e quindi quanti colpi restassero da sparare. Calibro sempre il 12,5x70, poteva montare anche un gruppo canna/tamburo da 5,45x39. Il calcio poteva essere estratto e fungeva anche da radio trasmettitore mentre, sulla volata (la parte da cui esce il proiettile), si trovava, ripiegata una baionetta che fungeva anche da pugnale. I motivi per cui questa seconda proposta venne scartata, non sono del tutto chiari. Di certo dover cambiare canna per passare dai pallettoni/razzi di segnalazione, ai colpi anti-orso, non depone a favore della praticità di uso. Inoltre, la caruccia a pallettoni 12,5x70 della TOZ usava lo standard 410 BORE che non era molto usato un Unione Sovietica. In ultimo la TOZ-81 MARS aveva un rinculo molto più forte della TP-82 e poi, forse la ragione principale, non era stata disegnata da Leonov…La TP-82 fu usata fino al 2007, contenuta in una speciale custodia di sicurezza all’interno del modulo SA (il modulo di discesa) della Sojuz. Alla fine della produzione delle cartucce 12,5x70 ed all’esaurimento delle scorte, la pistola fu ritirata e sostituita con una MP-443 “Grach” in uso a tutte le forze armate della Federazione Russa. E’rimasto però nella dotazione il calcio-machete e la custodia/badile. Attualmente Roskosmos non si è posta il problema di sostituire la TP-82. Sebbene tutti i cosmonauti, russi e stranieri (inclusi la nostra Cristoforetti che ne parla nel suo libro “Diario di un’apprendista astronauta”), si addestrino ad affrontare situazioni di emergenza simili a quelle sperimentate non solo da Belyaev e Leonov, ma anche da altri che si sono trovati ad atterrare fuori rotta in mezzo alle foreste degli Urali o della Siberia, ad un recente sondaggio a cui i cosmonauti sono stati sottoposti, la maggioranza di essi ha risposto di non volere un arma a bordo. Si pensa di stivarne una, per le emergenze, all’esterno della capsula in uno speciale contenitore da aprire solo in caso di atterraggio di emergenza.Al giorno d’oggi, coi sistemi di posizionamento satellitare, è ben difficile che succeda quello che è successo ai cosmonauti della Voskhod 2, ma, nel 2008, la Sojuz TMA-11 atterrò, dopo un rientro balistico d’emergenza, 500 km fuori rotta, uscendo da ogni griglia di rilevamento gps. I cosmonauti, tra cui la prima Sud-Coreana, Yi So-yeon, dovettero usare il telefono satellitare per essere rintracciati.Per cui… Meglio essere preparati, magari con un’arma messa all’esterno della nave, ma ben presente perché non si sa mai…

ARTICOLO PUBBLICATO SULLA PAGINA FACEBOOK "LE STORIE DI KOSMONAUTIKA" IL 17/11/2020
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