Il nono test del sistema Starship–Super Heavy si è concluso con risultati contrastanti: da una parte, una conferma importante, dall’altra dubbi sempre più pesanti sul futuro della Starship V2.
Prima di tutto, un sentito grazie a tutti voi che ci avete seguito in diretta, nonostante l’orario notturno. Eravate davvero tanti, e la vostra presenza rende ogni evento un momento unico.
La nota più positiva della missione riguarda senza dubbio il Super Heavy, il mastodontico primo stadio del sistema. Dopo essere già stato utilizzato nel test n.7, è stato ricondizionato e lanciato nuovamente con successo.
Anche se è andato distrutto durante il rientro, si trattava di una manovra pianificata: l’obiettivo era testarne i limiti in condizioni estreme.
Missione compiuta: il Super Heavy ha dimostrato di poter essere un vettore riutilizzabile, potente e robusto.
Il lancio, avvenuto quasi in perfetto orario, all' 1:40 italiane
Le ombre si addensano invece sulla Starship V2. Al suo terzo tentativo di volo suborbitale, ha mostrato ancora gravi carenze progettuali.
Il confronto fatto in diretta è ancora calzante: questa V2 ricorda la Ferrari 312 T5 del 1980 bella evoluzione estetica, ma un disastro in pista, a confronto con la vittoriosa ma sgraziata 312 T4 del 1979.
Oltre alla mancata apertura del vano di carico, che ha invalidato il test di rilascio di alcuni sumulacri dei dispenser Starlink, dopo i problemi di riaccensione dei motori nei test precedenti, stavolta si è verificato nuovamente un guasto simile, che ha impedito la manovra di rientro controllato.
Il risultato è stata una spettacolare spirale fuori controllo, trasmessa in diretta grazie alla rete Starlink, culminata in un rientro distruttivo.
Starship nelle fasi iniziali del suo volo. sembrava andare tutto bene...
È vero, ogni test produce dati preziosi che serviranno per il volo n.10. Ma se l’obiettivo è davvero quello di diventare una civiltà interplanetaria, come ama ripetere Elon Musk, forse è il momento di fare un passo indietro.
Una possibile soluzione? Recuperare la vecchia Starship V1, che pur con molte ammaccature riuscì almeno a tornare a casa, e finalmente provarla in un volo orbitale.
Le immagini in diretta del rientro incontrollato e distruttivo della Starship
Con le voci insistenti su tagli al programma Artemis e un possibile stop all’uso dell’SLS dopo Artemis II, forse è ora di ripensare l’intera architettura.
Un’ipotesi suggestiva (e provocatoria): perché non creare una sorta di “Lanciatore Frankenstein”, usando il collaudato Super Heavy come primo stadio e combinandolo con un secondo stadio alternativo?
Magari non sarà bello da vedere, ma a volte è meglio vincere che sfilare in passerella.
Dopotutto, anche la Ferrari T4 era tutt’altro che elegante, ma ha scritto pagine di gloria.
Il rientro distruttivo della Starship ripreso al largo del continente Africano