Il 12 Aprile 1961, alle 9.07, ora di Mosca, dal Cosmodromo di Baikonur, si levò un R7 potenziato. Pronunciando la famosa frase “поехали!” (Pajekale! – Andiamo!), Jurij Alexeievich Gagarin, tenente dell’aviazione strategica Sovietica (VVS), si levò in volo verso lo spazio.
Chi era quest’uomo, passato alla Storia come il primo ad effettuare un volo nel Cosmo?
Jurij Alexeievich Gagarin era nato a Klushino, nella regione di Smolensk, il 9/3/1934. Figlio di una contadina e di un falegname, aveva due fratelli ed una sorella. Dovette interrompere gli studi per via dell’occupazione tedesca della sua regione. Dopo la guerra, contrariamente alla volontà del padre che lo voleva falegname come lui, si iscrisse all’Istituto tecnico industriale di Saratov e si diplomò metalmeccanico. In quel periodo si appassionò al volo; nel 1955 si iscrisse ad un aeroclub e conseguì il brevetto di pilota privato. Entrò all’Accademia di aviazione di Orenburg e, nel 1957, si diplomò col grado di Sottotenente.
Si dice fosse piccolo per vedere la pista in atterraggio e che riuscì a superare l’esame finale all’Accademia solo con uno stratagemma.
Aveva delle straordinarie capacità di collaudatore e venne assegnato ai reparti sperimentali; durante questo periodo fu reclutato dal Generale Kamanin per il programma spaziale.
Durante l’addestramento emerse insieme al suo amico Gherman Titov. Venne scelto per il primo volo, a dispetto di quest’ultimo, per via della sua origine Russa. Infatti, Titov era nato ai confini col Kazakistan; in più non era sufficientemente “proletario” poiché figlio di insegnanti. Gagarin, figlio di una contadina e di un falegname, con un passato da operaio metalmeccanico, incarnava in pieno l’ideale del Lavoratore Socialista che si riscatta e sale alle stelle.
Gagarin e Titov salirono insieme sulla rampa di lancio, vestiti con la tuta di volo, come se dovessero volare insieme. Entrambi pronunciarono un discorso di commiato e salirono sull’ascensore. Ma solo Gagarin entrò nella Vostock: Titov restò sull’elevatore e tornò giù prima del lancio dopo essersi tolto la tuta. Questo per tenere nascosto il nome del primo uomo, da divulgare solo, come avvenne, ad atterraggio avvenuto.
Il volo di Gagarin durò 88 minuti. Dopo il rientro nell’atmosfera, all’altitudine stabilita, venne espulso dalla capsula che atterrò separatamente. Gagarin, sorretto dal paracadute, atterrò in un campo coltivato nella regione di Saratov, alle 10.55 ora di Mosca. Andò incontro a due contadine, madre e figlia, che lo guardavano atterrite, dicendo.” Non abbiate paura! Sono uno di voi, sono un Sovietico!”. Non appena atterrato, Krusciov gli conferì il grado di Maggiore, facendogli saltare quello di capitano. Lo stesso padre di Gagarin, sentendo alla radio del volo del Maggiore Gagarin, disse che non si poteva trattare del figlio che era solo un Tenente… Fu accolto da Krusciov con i più alti onoro. Celebre fu la sua immagine in cui, sceso dall’aereo, camminava incontro alle Autorità con una scarpa slacciata.
A Gagarin venne attribuita la frase:” Non vedo nessun Dio quassù”. In realtà quella era una frase di Titov. Gagarin, padre di due figlie, prima del volo volle battezzarle. Invece era sua la frase:” Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere ne confini!”.
Fu ambasciatore di pace ed acclamato eroe in tutto il mondo, ma non tornò più nello spazio. Un uomo che era diventato grande coma una nazione, non poteva essere sacrificato. Ma lui desiderava volare. Fu assegnato, come riserva, al volo della Sojuz 1, nel quale perse la vita il suo amico Vladimir Komarov. Si oppose con tutte le forze a quel volo che giudicava, a ragione, affrettato ed inutilmente pericoloso a causa del ritardo dello sviluppo della nuova cosmonave sovietica. Ma non fu ascoltato. Breznev, succeduto a Krusciov e Mishin, succeduto a Korolev, morto improvvisamente poco prima, volevano a tutti i costi ribadire la supremazia Sovietica che iniziava ad essere offuscata dai successi delle Gemini americane. Gagarin non perdonò al premier questa scelta e, recatosi da lui dopo la tragedia della Sojuz 1, gli lanciò un bicchiere di cognac in faccia dicendo:” Questo è per Komarov!”.
Jurij Alexeievich Gagarin morì il 27/03/1968, in un incidente ancora oggi non del tutto chiaro. Il suo MiG 15UTI, di cui era copilota, si schiantò per cause incerte nei pressi di Kirzac. Ai suoi funerali di stato, partecipò tutta la nazione e venne tumulato nelle mura del Cremlino.
Io ho visitato la tomba di Gagarin a fine Giugno 2017. È stato il compimento di un pellegrinaggio che mi ha visto, il giorno prima, al Museo della Cosmonautica. Davanti alla tomba di Gagarin si è, per me, chiuso un cerchio. È stato ed è il mio Eroe. Non da subito, devo dirlo, ma in età adulta. Non era il migliore, che era Titov, ma fu il primo. Fu persona integerrima, ed è stato un simbolo non solo per l’Unione Sovietica, ma per il Mondo intero.
Davanti la tomba di Gagarin, io, ex ufficiale, mi sono messo sull’attenti ed ho salutato militarmente un mio superiore. Intorno a me alcuni turisti mi guardarono con un divertito stupore. Solo la guardia del mausoleo, un militare, mi fece un sorriso ed un gesto di approvazione. I miei figli si avvicinarono e, vedendomi visibilmente commosso, con molta delicatezza mi chiesero se volessi farmi una foto, questa foto.
Ancora adesso, nello scrivere queste parole, mi sale la commozione.
Uno stanco, ancora sotto l'effetto dell'adrenalina, Jurji Gagarin poco dopo essere stato recuperato all'atterraggio dal suo storico volo, il 12 Aprile 1961, con la Vostock-1
Gagarin, Valentina Gagarina e la figlia primogenita Yelena
Il maestoso monumento bronzeo dedicato all'Uomo grande come una nazione posto nell'atrio di ingresso del Museo della Cosmonautica di Mosca. (Foto dell'Autore)
Luglio 2017. Io davanti alla Tomba di Gagarin. Il doveroso omaggio all'Eroe. (Foto dell'Autore)
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