SERGEI PAVLOVIC KOROLEV

Sergei Pavlovich Korolev. Ovvero il “Costruttore capo”

Nato il 12/1/1907 a Zytomyr, nell’attuale Ucraina, Sergei Pavlovich Korolev, dopo la separazione dei genitori, si trasferì con la madre vicino Odessa. Sebbene studiasse nell’ambito della carpenteria edile, il giovane Korolev si interessò da subito all’aeronautica. Si iscrisse ad una scuola di volo per alianti, progettandone uno tutto suo nel 1925. Trasferitosi a Kiev con lo zio, si iscrisse al locale Politecnico.  Qui incontrò la prima moglie, la italo-Russa Xenia Vincentini. Partecipò a numerose gare di alianti volando su apparecchi da lui progettati e subendo anche diversi incidenti. Nel 1926 fu ammesso all’Università tecnica statale di Mosca dove, nel 1929, si laureò presentando un progetto di velivolo supervisionato da Andrej Tupolev.

Sergei Pavlovic Korolev (1906-1966)

Negli anni 30 iniziò ad esplorare le possibilità che la propulsione a razzo offriva per il volo umano. Nel 1931 entrò a far parte del GIRD – Gruppo per lo studio del moto reattivo (группа изучения реактивного движения, leggi Gruppa izusghenja reaktinovo divisgenjia). Qui progettò e realizzò il GIRD-X, primo razzo a combustibile liquido dell’Unione Sovietica. Dato il crescente interesse governativo su questi studi, per le loro applicazioni in ambito militare, il GIRD venne unito al gruppo GID – gruppo per gli studi sulla gasdinamica, formando il RNII – Istituto per la ricerca sulla propulsione a reazione (Реактивный научно-исследовательский институт, leggi reaktivn’ji nauchni-issledovatel’skji institut). Qui Korolev incontrò il suo rivale ed acerrimo nemico, Valentin Petrovich Glushko. Divenuto capo del RNII nel 1938, nel 1938, a seguito di una delazione fatta dal suo vice, Georgji Langemak e da Valentin Glushko, giovane ingegnere invidioso della rapida ascesa di Korolev ai vertici dell’Istituto, venne dapprima imprigionato nel famigerato palazzo della Lubjanka, sede dell’NKVD, torturato ed infine condannato ad otto anni di lavori forzati per attività antisovietica.

Di questi otto anni, ridotti poi a quattro, ne trascorse due nel gulag di Kolyma in Siberia. Nel 1940 fu trasferito nella prigione della Butyrskaja a Mosca. In questo gulag venne inserito in una Sarashka, un gruppo di lavoro tecnico, dove si studiavano armi con propulsione a reazione e dove poté tornare ai suoi studi. In questo ambito incontrò il progettista Italiano Roberto Oros di Bartini, inventore dell’Ekranoplano, che Korolev definiva “il suo maestro”. Nel 1944 venne riabilitato anche se la sua riabilitazione ufficiale avvenne solo nel 1957. Nominato, nel 1945, Colonnello dell’Armata Rossa, venne inviato in Germania per lo studio delle V2 requisite ai Tedeschi in ritirata. Furono Tupolev e lo stesso Glushko che lo aveva accusato, a chiedere che venisse riabilitato poiché, a causa del passaggio agli Americani di Von Braun e del suo gruppo di lavoro, gli ingegneri Sovietici si trovarono in grosse difficoltà per comprendere il funzionamento di queste armi, per l’epoca, avveniristiche.

Il detenuto Korolev nel lager di Kolyma, anno 1940

Nel 1947, presso il poligono di Kapustin Jar, venne lanciato l’R1, primo razzo balistico di fabbricazione sovietica, derivato dalle V2 tedesche. La denominazione “R” derivava dalla parola Raketa, cioè razzo. Korolev definiva tutti i suoi lavori con una sigla molto lapidaria… Dall’R1, lo sviluppo andò avanti a fasi alterne fino ad arrivare a quello che era l’obbiettivo del Ministero della Difesa Sovietico: Il primo Missile Intercontinentale Balistico (ICBM).  E questo obbiettivo arrivò il 21/08/1957. Da una base di lancio situata vicino alla città di Turjatam, nella località denominata Baikonur, venne lanciato il primo R7 (razzo n.7). Denominato, con un vezzeggiativo, “Semjorka”, cioè il piccolo settimo oppure il settimuccio, era un lanciatore a due stadi con una gittata di 8.800 km. Come missile balistico non era affatto pratico e difatti fu utilizzato poco o nulla, ma ciò comunque bastò per regalare all’Unione Sovietica il primato ed a Korolev fama e, soprattutto, i fondi per poter portare avanti il suo sogno: il programma spaziale.

Sulle conquiste ed i primati di Korolev non entrerò nel merito. Come direttore dell’OKB (ufficio di progettazione) n. 1, era lui a capo ed artefice di tutto quello che veniva lanciato nello spazio: dallo Sputnik alle Vostock, passando per le sonde Luna, Venera e Mars.

Gagarin e Korolev: come padre e figlio

Limitandoci alla vicenda umana, Korolev, sebbene riabilitato da Kruscev nel 1957, non fu mai rivelato come direttore del programma spaziale. Anzi la sua identità fu tenuta nascosta dall’appellativo di “Costruttore capo” (Главный крнструктор), nel timore che i servizi segreti americani potessero assassinarlo. Addirittura, dopo il successo dello Sputnik 1, il comitato per il premio Nobel voleva assegnare al suo progettista il premio Nobel per la scienza. Ma, interrogato Krushev a tal proposito, questi rispose che non vi era un solo progettista ma ciò era frutto dell’ingegno Sovietico ed a questo doveva essere assegnato il premio.

Durante lo studio del programma lunare umano Sovietico, ebbe modo di confrontarsi di nuovo con il suo rivale e nemico Valentin Glushko. Quest’ultimo, vicecapo dell’OKB-52 che seguiva l’aspetto motoristico del progetto, proponeva l’utilizzo di un lanciatore, l’UR500 (oggi chiamato Proton), dotato di motori a razzo spinti da propellente ipergolico, cioè che si innescavano al solo contatto. Molto più potenti e versatili (potevano restare coi serbatoi carichi a tempo indefinito poiché il combustibile era stivato a temperatura ambiente), sono però altamente esplosivi e tossici se inalati.

L’alternativa portata avanti da Korolev erano i motori, di tipo tradizionale NK-15. La loro minore potenza, faceva sì che ne servissero ben 30 nel primo stadio. Un numero elevato, difficile da gestire con le tecnologie dell’epoca e che, infatti causò innumerevoli problemi. Nessuno dei lanci dell’N1 ebbe successo.

Lo scontro tra i due progetti, il titanico e complesso N1 di Korolev contro il più agile ma pericoloso UR500 di Gluskho, unito alla loro mortale rivalità, portò al fallimento del programma lunare, come tutti ben sappiamo.

La tomba di Korolev al mausoleo delle mura del Cremlino di Mosca (Foto dell'Autore)

Busto dedicato a Valentin Glushko situato nel piazzale degli Eroi del Cosmo, all'ingresso del Museo della Cosmonautica di Mosca (Foto dell'Autore)

Monumento a Korolev situato nel piazzale degli Eroi del Cosmo, all'ingresso del Museo della Cosmonautica di Mosca

Korolev, che nel frattempo aveva divorziato da Xenia Vincentini per sposare Nina Ivanovna Kotenkova, soffriva di molti disturbi dovuti a cio che subì nel Gulag; qui difatti aveva perso quasi tutti i denti per via delle torture e pativa gravi problemi all’apparato digerente, oltre che frequenti crisi respiratorie e cardiache. Gli venne diagnosticato un polipo all’intestino. Quando si sottopose all’intervento chirurgico per rimuoverlo, gli venne trovato un esteso tumore. Morì il 14 Gennaio 1966 per l’emorragia causata dal tentativo di rimozione della massa tumorale. E fu solo allora, il giorno 16 gennaio 1966, che la Pravda titolò la sua scomparsa in prima pagina, rivelando il suo nome al Mondo.

Fu cremato e le sue ceneri inumate nel Mausoleo delle mura del Cremlino, il più alto onore che potesse essere concesso ad un Cittadino dell’Unione Sovietica.

Ho visitato il Mausoleo nel 2017 ed ho voluto rendere omaggio a questo grandissimo scienziato. Dopo la sua morte la nazione che lo aveva, ingiustamente imprigionato in un gulag, gli ha reso onore in innumerevoli modi. Una città porta il suo nome e moltissime strade e monumenti sono a lui dedicati. Ironia della sorte, fu il suo nemico Glushko a prendere in mano, dopo il fallimento del progetto N1 ed il licenziamento del suo successore Mishin, l’OKB-1. Sotto Glushko, il programma spaziale riprese impulso portando alla conquista di nuovi, importanti, traguardi quali la prima stazione spaziale modulare, la MIR. Ma se lo scienziato Glushko fu progettista geniale e manager capace, l’Uomo Glushko non venne perdonato. Nel piazzale degli Eroi del Cosmo, accanto al monumento di Korolev, al busto di Cjelomej ed ai busti di Gagarin, Titov, Leonov, Belyaev e Komarov, c’è un anonimo busto in un angolo. Quello di Glushko. Grande scienziato ma uomo di piccola levatura morale.

Korolev era amico di Gagarin che considerava come un figlio. Nel filmato in cui il primo uomo ad andare nello spazio saluta la folla osannante nella piazza Rossa, Korolev, sebbene ancora coperto dall’anonimato, volle esserci. Lui è, infatti, il signore in cappotto e cappello che sfila sotto il Mausoleo di Lenin e saluta Gagarin stringendo le mani.

Allo stesso Gagarin fu ritrovato, nel relitto del MiG15 UTI dove perse la vita, insieme ad una foto della famiglia, una foto di Korolev.

Sui biglietti di ingresso del Museo della Cosmonautica, a Mosca, c’è scritta una sua frase:

“La Cosmonautica ha un futuro senza confini, le sue prospettive sono sconfinate come lo stesso Universo!”

“La Cosmonautica ha un futuro senza confini, le sue prospettive sono sconfinate come lo stesso Universo!”

(Sergei Pavlovic Korolev)

Frase scritta sui biglietti d'ingresso al Museo della Cosmonautica di Mosca
(Foto dell'Autore)



ARTICOLO PUBBLICATO SULLA PAGINA FACEBOOK "LE STORIE DI KOSMONAUTIKA" IL 17/11/2020
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