L’iniziativa SDI (Strategic Defense Initiative, da noi tradotto “Guerre Stellari”) del defunto Ronald Reagan fece molto parlare in occidente ma, come sappiamo, fu più un Bluff che non un piano di difesa spaziale vera e propria.
Ma, dall’altra parte della Cortina di ferro, già dai primi anni ’60, si pensava a qualcosa di concreto ed uno di questi progetti, che non vide la luce ma che arrivò ad uno stadio avanzato di progettazione e realizzazione, fu il 7K-VI “Zvezda”.
Allungami una Sojuz…
Nel 1965 un ramo dell’OKB-1 venne incaricato della progettazione di una speciale versione della Sojuz, numero di progetto 11F73, sigla 7K-VI (Vajennje Isledovaja, Ricerca militare). In questa navicella del tutto particolare, vennero studiate molte soluzioni che poi verranno applicate nelle stazioni spaziali militari Almaz.
Innanzitutto, lo schema della nave spaziale era invertito: la sezione orbitale BO, che di solito si trova a poppa della Sojuz, era posizionata in centro. Inoltre, era di dimensioni più generose e di forma cilindrica. Il modulo di rientro SA, di conseguenza, si trovava a poppa del vascello. Il suo scudo termico, per consentire il passaggio dei cosmonauti dalla SA alla BO, poteva aprirsi per mezzo di una botola. Una soluzione rivoluzionaria che trovò poi applicazione, con successo, nel traghetto pesante parzialmente riutilizzabile TKS.
Molto peculiare la disposizione interna: l’equipaggio, nella sezione di rientro SA, si trovava seduto uno di fronte all’altro. In questo modo le pareti della SA potevano essere riempite di apparecchiature di controllo. Sopra la sezione vi era un cannone a tiro rapido Nudelmann che, vedremo poi, impiegato la prima volta nello spazio durante la missione Saljut-3 (Almaz-2) il 24/1/1975.
La Sojuz 7k-VI. Notare le due "Pinne" in coda: sono i generatori RTG
Un satellite da ricognizione spaziale
Come detto la BO era di dimensioni più generose e di forma cilindrica rispetto all’omologa della Sojuz; inoltre conteneva, come nelle Saljut, una postazione di osservazione configurata a mo’ di sellino di bicicletta. Il cosmonauta vi saliva a cavalcioni ed osservava dal mirino ottico OSK-4 la superficie terrestre effettuando ricognizioni militari. La stessa struttura poteva monitorare i lanci dei missili balistici e controllare il sistema di contromisure elettroniche per eventuali satelliti ostili.
Una così poderosa dotazione di apparecchiature avrebbe richiesto dei pannelli solari di dimensioni doppie rispetto a quelli della Sojuz. Sebbene pochi anni prima, il 5/8/1963 venne siglato da Urss ed Usa un accordo che vietava i test di armi nucleari nell’atmosfera, sott’acqua e nello spazio, venne deciso di utilizzare due generatori di radioisotopi (RTG) posizionati in coda al modulo di servizio PAO. Per evitare problemi di contaminazione al rientro, gli stessi erano racchiusi in capsule resistenti all’attrito del rientro e dotati di paracadute per il loro successivo recupero e smaltimento.
Una vista posteriore della 7K-VI in allestimento. Si notano, in alto, le due "gondole" con i generatori RTG
Tutto era pronto ma…
Nel settembre 1966 venne costituito un gruppo di cosmonauti per i voli sulla Zvezda. Tra di loro, Pavlo Popovic (Vostok-4) insieme a Alexei Gubarev, Yuri Artyukhin, Vladimir Gulayev, Boris Belousov e Gennady Kolesnikov. Nel 1967 venne realizzato il modello in scala 1:1 e stabilita la data del primo volo: alla fine del 1968.
Ma nel 1967, il capo dell’OKB-1, Vasilji Mishin, subentrato a Korolev dolo la morte di quest’ultimo, iniziò a sollevare questioni sull’opportunità di continuare un progetto che definiva pericoloso ed un inutile duplicazione del programma Sojuz. In realtà più che queste motivazioni dietro le pressioni di Mishin era la paura di perdere il monopolio del lancio di veicoli con equipaggio.
Calcando la mano sulla pericolosità dell’utilizzo di RTG, Mishin riuscì, nel gennaio del 1968, a far bloccare prima e cancellare poi il programma 7K-VI.
Ma, sappiamo bene, che nella storia del programma spaziale sovietico, ciò che esce dalla porta spesso rientra dalla finestra: all’inizio degli anni ’70 le Almaz e la Tks sfrutteranno tutte le innovazioni che erano state progettate, quasi dieci anni prima, per la Zvezda.
Sempre la 7K-VI in allestimento, vista dal tre quarti. Anche qui sono evidenti, in fondo in alto, i due RTG.