Il trasloco, una delle più antipatiche e faticose esperienze al mondo, e ve lo dice uno che ne ha fatti ben 5! Sono perfino arrivato ad elaborare una personale maledizione “Che tu possa traslocare!”. Ma a parte gli scherzi, lo sapevate che l’Unione Sovietica ha anche il primato del primo trasloco spaziale?
Ebbene sì, la missione Sojuz T-15 ha effettuato il primo, ed a quanto mi risulta, unico trasloco della storia delle missioni spaziali. Lanciata il 13/03/1986, la missione fu l’ultima del veicolo Sojuz-T.
Il primo nucleo della Mir, la nuova stazione spaziale Sovietica, era stata lanciato il 19/2/1986, ma a causa del ritardo nella messa in servizio della versione TM della Cosmonave Sojuz, la Mir è rimasta circa un mese in orbita senza essere visitata da alcun equipaggio. Si decise, quindi, di inviare un ultimo esemplare della vecchia versione T (tra l’altro ancora dotata del sistema di aggancio IGLA), per agganciare il modulo base, denominato DOS-7, che altro non era che una versione vitaminizzata della Saljiut-7; ciò allo scopo di evitare che, ulteriori ritardi nella messa a punto della TM, potessero pregiudicare la permanenza in orbita della nuova stazione.
I due “piloti-ingegneri-facchini” scelti furono Leonid Kizim, Comandante, al suo terzo volo e Vladimir Solovjov, ingegnere di volo, alla sua seconda missione.
Leonid Kizim, Comandante della Sojuz-T15
Vladimir Solov'ev, ingegnere di volo della Sojuz-T15
Il 15 Marzo, la Sojuz si è agganciata alla Mir. Il modulo DOS-7 aveva, come la Saljut, due portelloni: uno a prua ed uno a poppa. Quest’ultimo era dotato del sistema automatico di aggancio IGLA, che prevedeva la “collaborazione” del bersaglio, ma era occupato da un veicolo automatico Progress che conteneva tutta la strumentazione da installare mandata da Terra. A prua, invece, il modulo Dos-7 aveva il sistema di nuova concezione KURS incompatibile con la Sojuz di tipo T. I due cosmonauti hanno effettuato una manovra molto complicata per attraccare: Si sono avvicinati al portello di poppa utilizzando il sistema IGLA. Poi lo hanno disattivato ed hanno circumnavigato la stazione allineandosi manualmente al portellone di prua utilizzando un telemetro laser portatile azionato da Solovjov posto nel modulo orbitale che riportava a voce i dati della distanza al pilota seduto al posto di guida. In un certo senso, con molta meno difficoltà poiché la Mir non rotolava come la Saljiut-7 fuori controllo, hanno effettuato lo stesso “rodeo cosmico” fatto dai colleghi della Sojuz T-13. Questa manovra inedita, è diventata una procedura standard da allora adottata in caso di attracco manuale, tra l’altro usata anche dal nostro Luca Parmitano in occasione di una recente manovra di “parcheggio multiplo” di una Sojuz e di una Progress. Una volta a bordo, i due cosmonauti hanno scaricato l’attrezzatura arrivata con le Progress, attivato tutti i sistemi e lavorato nella nuova stazione fino al 5/5. Nel frattempo, ne hanno abbassato l’orbita ed allineato la traiettoria per consentire alla Sojuz di sganciarsi, dirigersi verso la Saljut e di ritornare sulla Mir, con il carburante presente nei serbatoi della cosmonave, senza così pregiudicarne la capacità di rientro. Una volta, quindi, che la distanza tra le due stazioni si è ridotta ad appena 2500 km, si sono sganciati dalla Mir e, 29 ore dopo, si sono agganciati alla Saljiut-7 il 6/5/1986.
Il "Balletto spaziale" tra la Saljut e la MIR
Una volta a bordo, nei successivi giorni fino al 25/6, hanno effettuato due EVA (sperimentando con successo un’apparecchiatura per il dispiegamento rapido di una struttura a traliccio necessaria per la costruzione in orbita di parti strutturali), portato a termine tutti gli esperimenti in corso lasciati dal precedente equipaggio della Saljut, e, prima di ripartire verso la Mir, hanno smontato 20 apparecchiature per un totale di 400 kg, caricato le stesse sulla Sojuz.
Dal controllo a Terra, intanto, la Mir è stata ulteriormente abbassata ed avvicinata alla Saljiut, per consentire al “Camion dei traslochi” alias Sojuz T-15, molto più pesante che all’andata, di avvicinarsi senza esaurire il propellente.
Il 26/6, stavolta senza la manovra da “rodeo” poiché potevano utilizzare il portellone di poppa libero dalla Progress, Kizim e Solovjov hanno riagganciato la Mir, scaricato le attrezzature traslocate, reinstallato le stesse e continuato il lavoro sulla nuova stazione fino al loro ritorno a Terra, avvenuto il 16/7/1986.
La Mir, dopo il trasloco, è stata fatta allontanare mentre la Saljut, con l’ausilio dei motori presenti sul modulo TKS, è stata sollevata fino ad un apogeo record di 475 km per il suo successivo recupero da parte della navetta Buran. Purtroppo, questo recupero non avvenne mai e la Saljiut-7, a causa di una forte attività solare, iniziò a decadere dalla sua orbita fino a precipitare.
Insomma, peccato che i due Cosmonauti-traslocatori, siano in (meritato) riposo da anni. Altrimenti sapremmo a chi affidare i nostri mobili!
P.s.
Vladimir Solovjov è oggi il responsabile dei voli con equipaggio di Roscosmos.
Leonid Kizim è deceduto nel 2010
Spaccato della sezione DOS della MIR e, sotto, modello scala 1:1 dello stesso esposto (e visitabile all'interno) al Museo della Cosmonautica di Mosca.
(Foto dell'Autore)