Il ricordo di Jim Lovell, comandante di Apollo 13: calma, ingegno e resilienza. L’uomo che salvò la missione impossibile verso la Luna.
Il 7 agosto 2025 è scomparso Jim Lovell, a 97 anni, nell’Illinois. Astronauta della NASA, veterano delle missioni Gemini 7, Gemini 12, Apollo 8 e comandante dell’epica Apollo 13, Lovell è stato uno dei pilastri del programma spaziale americano.
James A. “Jim” Lovell Jr., astronauta della NASA, qui insiema a Frank Borman per la foto ufficiale della loro missione Gemini-7. Credito: NASA/JSC
Durante la missione Apollo 13 (aprile 1970), l’esplosione di un serbatoio di ossigeno trasformò un viaggio verso la Luna in una corsa disperata per la sopravvivenza. Lovell, con la sua lucidità anche sotto pressione, guidò gli ingegneri a terra e il suo equipaggio in uno straordinario esercizio di improvvisazione tecnica: dal modulo lunare trasformato in “scialuppa di salvataggio” alla soluzione con cartoni e nastro per filtrare il CO₂, riportando tutti sani e salvi sulla Terra.
Da quel momento, Apollo 13 divenne simbolo del trionfo della mente umana sui guai più neri. La frase “Houston, abbiamo un problema” entrò nella cultura popolare, anche se l’originale fu “Houston, abbiamo avuto un problema”.
L’equipaggio di Apollo 13 recuperato dopo lo splashdown. Credito: NASA
Lovell non fu il primo uomo sulla Luna, ma fu il primo a compiere due viaggi lunari senza mai scendere sul suolo. Detenne il record mondiale per le ore trascorse nello spazio — oltre 715 — fino all’era di Skylab. Dopo il ritiro dalla NASA e dalla Marina nel 1973, divenne imprenditore e coautore del libro Lost Moon, da cui fu tratto il celebre film Apollo 13 (1995).
Jim Lovell durante l’addestramento per Apollo 13. Credito: NASA
Lovell incarnava la capacità di cavarsela anche quando tutto sembrava perduto. Raccontava spesso di un guasto potenzialmente fatale al ritorno di una missione sul Mar del Giappone: l’oscurità completa, causata da un black-out elettrico, gli permise di vedere la scia luminosa delle alghe smosse dalle eliche delle navi dirette in porto, aiutandolo a ritrovare la strada di casa.
Sua madre diceva che “il mio Jim farebbe atterrare anche una lavatrice”. Un altro Jim, l’immaginario capitano James Kirk dell’astronave Enterprise di Star Trek, affermava: “Non esistono situazioni senza via d’uscita”. Parole che avrebbero potuto uscire dalla bocca dello stesso Lovell mentre ricomponeva un disastro in orbita, con freddezza e determinazione.
Un astronauta tenace e un leader immaginario della fantascienza uniti dalla stessa fibra: fiducia nell’ingegno e nella cooperazione, e la convinzione che, di fronte all’oscurità, c’è sempre un varco. Jim Lovell ne è stato la rappresentazione concreta: un uomo che ha trasformato un viaggio idealizzato verso la Luna in una lezione universale di resilienza e invenzione.