Perdonatemi il gioco di parole (voluto), che evoca il bellissimo film di Nicolas Roeg del 1976 con l’indimenticabile David Bowie, ma proprio come il protagonista della pellicola, una sonda destinata ad atterrare, nel 1973, sul pianeta Venere, dopo un lungo orbitare intorno alla Terra, potrebbe, tra qualche anno, cadere sulla Terra.
Ma di che si tratta?
Facciamo un passo indietro ed arriviamo al 1972. È in pieno svolgimento il programma Venera, la fortunata serie di sonde automatiche sovietiche che hanno esplorato, finora uniche al mondo, la superficie del nostro infuocato, vicino pianeta gemello.
Già nel 1966, Venera-3 era riuscita, primo oggetto costruito dall’uomo a farlo, ad impattare il suolo di un altro pianeta. Nel 1972 Venera-8 atterrò il 22 luglio resistendo per ben 50 minuti alle temperature infernali ed alle pressioni elevatissime della superficie venusiana riportando, per mezzo dei suoi sensori fotometrici, l’intensità della luce al suolo, pari a quella sulla terra in una giornata di tempo stabile. Il 31 marzo dello stesso anno, secondo la tradizione inaugurata dai sovietici dei lanci in tandem di un paio di sonde gemelle destinate allo stesso obiettivo, veniva lanciato dal cosmodromo di Baikonur un Molniya (una versione potenziata del lanciatore Vostok) con a bordo quella che sarebbe dovuta essere designata Venera-9.
Aveva a bordo le stesse apparecchiature della gemella Venera-8 e quindi sostanzialmente un fotoesposimetro ed altre apparecchiature per misurazione di pressione atmosferica, velocità del vento, composizione dell’aria e rilevazione di radiazioni.
Purtroppo, non si effettuò l’accensione del Blocco-L destinato ad accelerare la stazione interplanetaria verso il Sole e, da lì, portarla ad intercettare il pianeta Venere. Questo malfunzionamento fece solo innalzare l’orbita della sonda nella posizione, molto eccentrica, di 210x9710 Km con un angolo di 52,1° sull’Equatore.
Il "Lander" della sonda Venera 8, simile a quello imbarcato sulla Kosmos-482
Come da simpatica tradizione sovietica, se un oggetto non raggiungeva l’obiettivo, non assumeva la denominazione ufficiale ma restava un Kosmos-qualchecosa. Nello specifico venne designato Kosmos-482 e tenuto sotto osservazione.
Ovviamente dal 1972 di acqua sotto i ponti (e di orbite intorno alla Terra…) ne è passata e quell’orbita diciamo abbastanza sicura si è ridotta ad una non tanto sicura 198x1597 Km. Ma, a questo punto, si è aperto un dibattito che vede due linee di pensiero.
Alcune osservazioni, specie da parte di NORAD e COSPAR, i sistemi di tracciamento degli oggetti in orbita terrestre della difesa aerea statunitense, danno come scisso in cinque componenti il complesso Kosmos-482 sonda più vettore (definiti 1972-023E ed A), il Block-L (1972-023D), il terzo stadio (1972-023B) e l’anello di giunzione tra il Block-L ed il terzo stadio (1972-023C). Di questi, gli ultimi quattro sono segnalati come rientrati mentre resterebbe, appunto nell’orbita 198x1597 il veicolo di discesa destinato ad atterrare su Venere.
Giova ricordare che detto veicolo, una specie di robusto scaldabagno semisferico di circa un metro di diametro, è progettato per resistere alle temperature, pressioni ed attrito generati dall’atmosfera del caldo gemello della terra. In caso di rientro sul nostro pianeta, sicuramente resterebbe tutto intero. Quindi, potenzialmente, un pericolo.
L'orbita originale e l'orbita attuale di Kosmos-482
(da www.thespacereview.com)
Ma perché ho parlato di due linee di pensiero?
Perché se molti pensano che, e tra questi il sito www.thespacerewiev.com, secondo quanto tracciato dal NORAD, la sonda ed il vettore siano separati, anche se percorrono la stessa orbita, c’è chi, come Anatoly Zak, noto esperto e blogger che si occupa da sempre di cosmonautica, adduce prove visive che in realtà la sonda sia rimasta, come in realtà sarebbe logico che sia, un corpo unico.
Infatti, nella pagina web www.russianspaceweb.com, è riportata una fotografia del 2011, scattata da Ralf Vandenbergh, un osservatore di oggetti nello spazio vicino alla terra, che si può facilmente, per chi ha dimestichezza con la forma degli oggetti del tipo delle sonde 3V1 del programma Venera, come Zak, appunto, identificare con la steso Kosmos-482, con i pannelli solari ancora ripiegati. Proprio come sarebbe dovuta rimanere una sonda che ancora non è stata lanciata nella sua traiettoria di avvicinamento al bersaglio.
E, quindi, che sarebbe l’oggetto 1972-023A, posto che il 1972-023E sarebbe la Kosmos-482 tutta intera? Visto che segue la stessa orbita, senz’altro un frammento della stessa. Dalle immagini di Vandenbergh non si nota la grande antenna ad ombrello per le comunicazioni: forse si tratta di questa. Ma dovremmo aspettare che il relitto si avvicini ancora di più per saperlo con precisione.
E qui arriviamo alla fine della storia…
Secondo i calcoli l’oggetto dovrebbe rientrare (attività solare permettendo…) intorno al 2029. Nel frattempo, il suo perigeo di 198 Km, la sta progressivamente frenando (è al di sotto dell’altitudine della ISS che anche lei risente di un lieve effetto di frenata dovuto alle rare particelle atmosferiche a quelle altitudini) e la sua orbita, di conseguenza, decadrà rapidamente.
Le foto, pubblicate su www.russianspaceweb.com, con l'analisi dell'oggetto fotografato da Ralf Vandenbergh e che è compatibile con la forma delle sonde 3V1 come Kosmos-482
Ci dobbiamo preoccupare?
Beh, non è che sia un oggetto piccolo. Ho visto il modello delle 3V1 a Mosca e posso dire che è grande come un’utilitaria. Ma è destinato a bruciare completamente. L’unica parte, progettata per resistere alla ben più densa atmosfera venusiana, è il lander, lo scaldabagnoskji, per capirci.
Ma, anche in questo caso, bisogna capire una cosa.
Un conto è un lander in perfetta efficienza che ha un sistema, funzionante, di paracaduti etc etc, un altro un apparato vecchio di 50 anni oramai con i circuiti congelati e silenziosi. Cadrà rotolando nell’atmosfera ed essendo progettato per entrare in un inviluppo di gas ben diverso da quelli della nostra atmosfera, probabilmente brucerà senza danno.
Ma potrei anche sbagliarmi. Questo, però, lo scopriremo tra qualche anno e, per l’epoca, capiremo anche la sua traiettoria finale. Magari saremo in grado di distruggerlo o di deviarlo.
Oggi che ne conosciamo la storia, magari, è il caso di dedicare più attenzione a questo oggetto per non trovarci, domani, impreparati.
Ringrazio Rossana Miani per avermi segnalato l’articolo di The space review che potrete leggere qui:
Potrete trovare, invece, l’articolo di Anatoly Zak a questo link:
http://www.russianspaceweb.com/venera72_kosmos482.html
Se invece volete approfondire il programma Venera, in questo link trovate un mio articolo:
https://sites.google.com/view/le-storie-di-kosmonautika/il-programma-venera?authuser=0
Una sonda del tipo 3V1