addio a baikonur?

Il Sojuz-5 e la possibile fine del programma Baiterek

Complicazioni giudiziarie al programma che avrebbe garantito il funzionamento del celebre cosmodromo anche dopo la fine delle attività di Roscosmos, si stanno trasformando in un potenziale autogol del governo kazako.


Qualche settimana fa una manciata di agenzie di stampa nel mondo ha battuto una notizia dai toni allarmistici, in cui si diceva che il governo di Astana (la capitale della Repubblica del Kazhakistan) aveva messo sotto sequestro i beni e le infrastrutture di TsENKI, la società del gruppo Roscosmos, incaricata della logistica nei cosmodromi ed, addirittura, revocato il permesso per l’espatrio alla responsabile della stessa.

Letta così la notizia prospettava scenari apocalittici su prosieguo dell’attività del celebre cosmodomo, la prima porta delle stelle dal quale il 4 ottobre 1957 è iniziata l’era spaziale. 


Cosa è successo?

Bisogna fare un doveroso passo indietro.

Come prima conseguenza della caduta dell’Unione Sovietica, la costituzione della neonata Repubblica del Kazhakistan, dove il sito di Baikonur è situato, aveva sollevato proprio la questione su chi dovesse, da quel momento in poi, gestire il celebre cosmodromo e tutte le attrezzature logistico-tecniche ad esso connesse.

Il governo della Federazione Russa e quello Kazako, hanno dal 1992, subito avviato un lungo protocollo il cui ultimo atto è addirittura stato siglato dai presidenti Putin e Nazerbayev nel 2005, per la progressiva cessione di tutte le strutture non più un uso, compreso il sito di lancio del Buran ed il relativo capannone dove i due esemplari ultimati della navetta sovietica erano custoditi.

Restava in gestione della Federazione Russa fino al 2050, tutta la parte relativa alle rampe di lancio del Sojuz e dei Proton, con uno status amministrativo speciale che rende, di fatto, quella zona un’enclave della Russia.

Nel frattempo l’attività spaziale di Roscosmos sarebbe stata trasferita nel costruendo cosmodromo di Vostochnij anche in previsione dell’utilizzo della nuova navicella pilotata Orjiol e del lanciatore Angara.


Il Sojuz-5

Per garantire la continuità operativa di Baikonur anche dopo l’uscita di scena della Russia e del suo programma spaziale, i due governi siglarono un accordo che portò alla creazione del programma Baiterek. Si tratta di una Joint-Venture Russo-Kazaka, per creare le infrastrutture adatte al lancio di un lanciatore medio, il Sojuz-5, derivato dal lanciatore di produzione ucraina Zenith con la capacità orbitale anche per il veicolo pilotato Orijol. Ciò avrebbe garantito al Kazhazistan di poter operare competitivamente nel lancio di veicoli, pilotati e non, verso l’orbita bassa.

Lo sviluppo del Sojuz-5 e del complesso di lancio Baiterek, è costato fin’ora al governo Kazako 395 milioni di USD; attualmente il lanciatore è ad un punto avanzato dello sviluppo ed era atteso, per il 2024, il primo lancio di test.


Perché la situazione è degenerata?

Dai comunicati emessi dal governo di Astana, TsENKI è stata inadempiente riguardo alla mancata presentazione di uno studio dell’impatto ambientale che la piattaforma di lancio Baiterek presenterebbe nell’ambiente della steppa kazaka.

Giova ricordare che il futuro sistema Baiterek/Sojuz-5 utilizzerebbe la piattaforma di lancio 45, già esistente a Baikonur, del sistema Zenith.

TsENKI ha più volte asserito di aver comunque prodotto tale studio ma il governo di Astana, molto più preoccupato di uscire dalla sfera di influenza russa ed al possibile scarso ritorno economico del sistema, una volta a regime, ha finora affermato il contrario. Da qui la richiesta di risarcimento a TsENKI di 30 milioni di USD per inadempienza contrattuale e 4 milioni di USD a titolo di tasse non riscosse. 

Come conseguenza, sono state sequestrate strutture di proprietà di TsENKI; si è trattato, però, solo di strutture non relative ai sistemi Sojuz e Proton e, pertanto, l’attività di Roscosmos allo stato attuale continua regolarmente.


Cosa succederà adesso?

Nonostante tutto, gli esponenti di Roscosmos e dell’agenzia spaziale kazaka stanno intensificando gli incontri per risolvere la questione, anche in previsione della programmata visita del Presidente Putin ad Astana nell’anno in corso.

Lo stesso Ministro dello sviluppo scientifico della Repubblica del Kazhakistan ha cercato di smorzare le polemiche. In realtà la questione sta portando Roscosmos a ripensare il programma Baiterek, cosa che potrebbe chiudere per sempre le porte di Baikonur.

Non è allo stato attuale più possibile fermare lo sviluppo del Sojuz-5 ma, in assenza della piattaforma di lancio 45 e non essendone prevista la costruzione di una analoga a Vostochnij, si sta pensando di riciclare e rendere terrestre la struttura Sea Launch Odyssey che venne utilizzata come piattaforma oceanica per il lancio del vecchio Zenith.

Forse una mossa per smarcarsi dall’influenza russa, potrebbe diventare, per la Repubblica del Kazhakistan, un boomerang e ritrovarsi, un giorno, con un pugno di ferraglia in mano.

ARTICOLO PUBBLICATO SULLA PAGINA FACEBOOK "LE STORIE DI KOSMONAUTIKA" IL 13/04/2023
English version on www.spacevoyaging.com
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TzENKI, una divisione di Roscosmos che si occupa della logistica nei cosmodromi di Baikonur e Vostochnij

"Il Pescatore" ed un Cammello: una visuale tipica di Baikonur (Credits: Anatoly Zak)

Il lanciatore Sojuz-5 (Credits: SpaceWatch)

Il lanciatore Zenith (Credits: Sergeev)

La piattaforma di lancio marina "Sea Launch Odyssey" (Credits: SeaLaunch)

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