anche i micrometeoriti sognano mirini elettrici?

Ovvero: come alle volte i micrometeoriti che colpiscono la ISS abbiano una precisione chirurgica…

Chiedo subito perdono ad uno dei miei autori di fantascienza preferiti, Philip K. Dick, se ho Parafrasato il titolo di Do androids dream of electric sheeps? (Gli androidi sognano pecore elettriche) da cui è stato tratto il film Blade Runner per condividere con Voi, miei affezionati due o tre lettori, un pensiero che mi ronza nella testa da un bel pò di tempo: come spiegare la strana precisione chirurgica che sembrano possedere i micrometeoriti che colpiscono la Stazione Spaziale Internazionale?


Faccio una doverosa premessa

Quello che leggerete è una mia riflessione, analizzando alcuni eventi occorsi da un annetto a questa parte ed unendo i puntini, come in un famoso giochino della Settimana Enigmistica per cercare di scoprire un ipotetico disegno celato.

Primo evento: Il misterioso caso del Kosmos 2499

Ne parlai in un mio articolo dell’11/2/2023; si tratta di un satellite militare lanciato il 23/5/2014, anzi tre perchè l’oggetto lanciato, dapprima venne designato come Kosmos 2496, 2497 e 2498. Si trattava, infatti, di tre piccoli satelliti di Classe Rodnik derivati a loro volta da un satellite civile di Classe Gonets con cui condivide anche l’inconfondibile traccia radio.
Ma, ad un certo punto, oltre alle tre tracce dei satelliti poc’anzi presentati ed oltre alla traccia del loro stadio supplementare BRIZ-KM, ormai inerte, venne rilevato un altro oggetto denominato, appunto Kosmos 2499.
Un detrito? Sulle prime così si pensava, ma poi il detrito ha iniziato a muoversi in maniera inequivocabilmente intenzionale effettuando numerose manovre di avvicinamento ed allontanamento dal modulo Briz-KM.
In risposta alle numerose richieste di spiegazioni, specialmente da parte statunitense venne però fornita una spiegazione ufficiale, nel dicembre 2014, dove si definiva il Kosmos 2499 ed il suo gemello Kosmos 2491, lanciato un anno prima, minisatelliti sperimentali per testare la capacità di intercettazione ed avvicinamento a satelliti guasti per poi, con l’utilizzo di motori a spinta elettrica, portarli in orbite sicure.
Una capacità però che, se applicata in ambito militare, può effettivamente essere utilizzata come un’arma. Pensate, ad esempio, alla possibilità che questo oggetto ha di avvicinarsi senza essere visto (sembrerebbe non più grande di 50 cm) e di danneggiare parti vitali del suo bersaglio come i pannelli solari, rendendolo inutilizzabile.
Chi è stagionato come me, si ricorda un’episodio della Serie TV U.F.O. in cui una piccola sonda aliena si avvicina al traghetto lunare della SHADO, lo aggancia e lo induce ad un rientro distruttivo nell’atmosfera (Per chi vuole andare a cercarlo, l’episodio si intitola: Conflict, Titolo italiano: Bonifica).
Quindi si tratta di un’arma? Secondo l’USSAF, sì perchè ne ha costantemente osservato i movimenti, continuati dal 2014 al 2017 manovrando in un’orbita di 1100 Km di altitudine, fino a quando, il 23/10/2021 non è stata rilevato un evento di rottura che ha prodotto circa 22 frammenti.
Cosa sia successo non si sà, forse la distruzione del Briz-KM ma la cosa più strana è stato il cosiddetto evento distruttivo registrato dall’USSAF registrato il 4/1/2023 e che ne ha fatto sparire la traccia lasciando il posto ad 83 frammenti che, a quell’altitudine, resteranno in orbita per più di 100 anni.
Ma mettiamo da parte, per ora, Kosmos 2499


Rappresentazione artistica di un satellite civile Gonets, simile al Kosmos 2499. Credito: Roscosmos

Secondo evento: L’incidente della Sojuz MS-22 del 14/12/2022

Alle Idi di Dicembre come direbbero i nostri padri, avvenne un incidente: un oggetto, poi probabilmente identificato come un micrometeorite dello sciame delle Geminidi ha colpito il modulo di servizio PAO della Sojuz MS-22 provocando un foro di circa 12 mm. Ne parlai in un articolo del 28/12/2022 dove spiegai anche l’importanza del sistema di controllo termico SOTR andato in avaria con il danno provocato dall’impatto.
Sappiamo poi bene cosa successe: il timore di un improvviso innalzamento delle temperature sia delle apparecchiature del modulo di servizio, che del condizionamento termico del modulo SA di rientro avrebbero seriamente compromesso il ritorno sulla Terra dei due cosmonauti, Prokopiev e Petelin e dell’astronauta della NASA Francisco Rubio con la stessa navicella con cui erano partiti nel settembre 2022.

Venne poi deciso di inviare la Sojuz MS-23 che avrebbe dovuto dare il cambio ai tre della MS-22 con un nuovo equipaggio, in modalità automatica e la Sojuz MS-22 venne fatta rientrare anch’essa vuota (non del tutto perché venne caricata di materiale scientifico da riportare a terra) e per fortuna rientrò senza problemi nelle steppe del Kazakistan.
La sua scatola nera rivelò che le temperature di bordo non raggiunsero mai valori critici: insomma si sarebbe potuto rientrare in sicurezza, ma, giustamente, non si volle rischiare.

Come conseguenza indiretta dell’incidente, i tre della Sojuz MS-22, rientrando con la MS-23 371 giorni dopo il loro lancio, registrarono la missione singola più lunga per un equipaggio di una navicella spaziale e Francisco Rubio è diventato L’astronauta americano con la più lunga permanenza nello spazio in un singolo volo, record che, forse, in cuor suo il buon Francisco, si sarebbe evitato, penso io…

Il foro nel pannello di copertura del sistema SOTR presente nel modulo PAO della Sojuz MS-22. Credito: Roscosmos

Il terzo evento: L’incidente della Progress MS-21 dell’11/2/2023

La Progress MS-21 già caricata, sigillata e pronta al rientro, viene centrata nello stesso punto (il pannello che copre il sistema SOTR del modulo di servizio PAO) da un precisissimo micrometeorite.
Anche in questo caso la procedura, per fortuna meno critica, fu quella di far partire il cargo spaziale verso il suo rientro, comunque distruttivo; sapete bene che la Progress non ha scudi termici per cui si disintegra al rientro agendo anche da termovalorizzatore spaziale perché viene riempita in pieno di rifiuti.

Ma questo episodio, avvenuto a stretto giro con quello della Sojuz MS-22 ha fatto sollevare una nube di polemiche sulla capacità costruttiva dell’industria che produce ed assembla le Progress e le Sojuz cioè il Progress Rocket Space Centre a Samara, ovviamente in Russia.
Si è parlato di difetti nelle saldature della giunzioni dei radiatori che avrebbero provocato le perdite, ma vale la pena dare un’occhiata alle fotografie scattate dagli astronauti della ISS per vedere che i fori millimetrici nel modulo PAO hanno le slabbrature piegate verso l’interno, In caso di una rottura dall’interno, si sarebbe rilevato il contrario.

Il foro nel pannello di copertura del sistema SOTR della Progress MS-21. Credito: Roscosmos

Il quarto evento: la fuoriuscita di liquido refrigerante dal modulo Nauka del 09/10/2023

E qui arriviamo, amici miei, agli eventi di attualità.
Nella giornata del 9/10/2023 è stata registrata una perdita di liquido refrigerante dal modulo Nauka della Sezione russa della ISS: per un pò si è temuto si trattasse del pannello principale del sistema SOTR del modulo, occorrenza che avrebbe pregiudicato il funzionamento dello stesso e delle sue apparecchiature, vitali per il funzionamento della ISS stessa. Sarebbe stato un guasto non riparabile che avrebbe avuto come conseguenza la dismissione dell’intero modulo ed un grosso problema per la sopravvivenza della stazione.
Il danno non pregiudica il funzionamento ne della ISS  ne dello stesso modulo Nauka perché, per fortuna, il nostro micrometeorite cecchino si è limitato a colpire un pannello ausiliario che è stato posizionato quest’anno e che può essere rimosso, sostituito e, soprattutto ispezionato.
Per ora la situazione è monitorata ed una decisione sul suo scollegamento e rimozione verrà presa a breve.

Fotogramma del video ripreso da bordo della ISS dove si nota, in alto a sinistra, una goccia di liquido attraversare lo schermo. Credito: ESA

Cerchiamo di unire i puntini…

A questo punto abbiamo, sulla nostra ideale pagina della Settimana Enigmistica, il nostro schema di puntini; ora cerchiamo di unirli…

In un mio articolo, scritto per SPF Magazine N°32 riportai:

“All’alba dell’invasione Russa dell’Ucraina avvenuta il 24/2/2022, gli Stati Uniti ed, a ruota, tutti i partner europei, hanno annunciato una serie di pesantissime sanzioni economiche e commerciali; per dirla con le parole, pronunciate al Congresso USA dal presidente statunitense Joe Biden: "Dimezzeremo le loro importazioni di alta tecnologia, sarà un durissimo colpo alla loro modernizzazione dell'apparato militare e industriale, incluso l'aerospazio e il programma spaziale, ridurremo la loro capacità di competere in questi settori". Gli effetti pratici: scollegamento della Russia dal circuito SWIFT e l’embargo di tutte le esportazioni in alta tecnologia e microelettronica.”

Ridurremo la loro capacità di competere in questi settori una frase pesante sicuramente dettata dalla gravità degli eventi. Ma se non fosse solo questo?

Abbiamo davanti quattro eventi di cui tre avvenuti in uno stretto periodo temporale: dal 14/12/2022 al 11/02/2023 più un ultimo avvenuto circa un anno dopo. In tutti i casi, tranne per l’evento distruttivo del Kosmos 2499, si è trattato di un micrometeorite che ha centrato sempre l’impianto di regolazione termica della Sojuz MS-22, della Progress MS-21 e del modulo Nauka. Un micrometeorite singolo si badi bene, perché, intorno, a meno di sorprese dall’analisi del radiatore ausiliario del Nauka, non ci sono tracce di altri impatti e, per di più, appartenente ad una ancora ignota famiglia di micrometeoriti solitari dotati di un’invidiabile mira da cecchino poiché, accidenti, riuscire a centrare sempre i radiatori delle navi ormeggiate nel segmento russo in una stazione spaziale grande come un campo di calcio, vuol dire avere abilità non comuni; ma non avventuriamoci in ipotesi da fantapolitica.
Teniamo i piedi per terra, anche se parliamo di eventi che accadono nello spazio e cerchiamo di analizzare lucidamente i fatti.
Molti hanno invocato la scarsa qualità dei metodi produttivi della Russia di oggidì, soprattutto come conseguenza della crisi economica in cui la Federazione verserebbe in conseguenza della Guerra e delle Sanzioni. Potrebbe essere, ma se si esaminano le foto della Sojuz MS-23 e della Progress MS-21 sembrerebbe che il foro proceda verso l’interno e non viceversa.
Purtroppo la nube di frammenti che fu la Kosmos 2499 non può dirci nulla del suo infausto destino e quindi potremo anche avallare l’ipotesi dell’esplosione accidentale (guasto?) oppure provocata (autodistruzione per fine servizio?), ma se consideriamo che l’USSAF l’ha sempre classificata come un’arma satellitare e considerando le manovre che negli anni ha effettuato nello spazio ne poteva pure avere ben donde, potremmo trovarci davanti ad un altro scenario.

Nemmeno i due moduli PAO della Sojuz MS-23 e della Progress MS-21 possono testimoniare in favore di una qualsiasi ipotesi esogena. Pur avendoci dimostrato che non c’è stata una rottura dall’interno, per lo meno per quello che si è visto nelle foto, hanno portato la prova del colpo a loro ferale alla distruzione nel caldo abbraccio dell’atmosfera terrestre al loro rientro.

Ma nel caso del radiatore ausiliario del modulo Nauka non sarà così.

Esso, infatti, al di là delle circostanze che potrebbero portare alla sua non sostituzione, verrà sicuramente rimosso. E, quando sarà fatto, porterà con se evidente la causa del guasto. Insomma chi lo analizzerà, se a bordo della ISS oppure a Terra vedrà se dovremo classificare come nuova classe di oggetti spaziali gli ipotetici Subtilitas micrometeorites (I micrometeoriti di precisione), oppure se si è trattato della proverbiale sciatteria degli operai delle industrie Progress di Samara oppure ancora se c’è qualcos’altro che ci sfugge ma che, guardando il risultato del nostro giochino dei puntini da unire ci mostra la firma dell’Artista.

Ve l’ho detto all’inizio e ve lo ripeto: sono mie considerazioni, fatte analizzando accadimenti avvenuti dal dicembre 2022 ad oggi, che però mostrano una strana simmetria.
Ma potrebbe anche trattarsi di un’altro scenario, molto più terra-terra (è il caso di dirlo…): oggi ho trovato delle foto che mostrano i pannelli del radiatore ripiegati, a mò di fisarmonica prima di essere lanciati, addirittura nel lontano 2012, in attesa dell’arrivo del moulo Nauka che, come sappiamo, ha dovuto attendere fino al 2019 prima di essere definitivamente consegnato alla ISS.

Ebbene i tubi di giunzione di questi pannelli, a lungo tenuti ripiegati nello spazio poiché erano ancorati ad uno dei moduli della sezione russa e sono stati dispiegati solo quest’anno,  a causa della fatica dei materiali a lungo esposti allo spazio oppure a causa di un urto accidentale durante l’installazione. In entrambi i casi, una microfrattura potrebbe con l’aumentare della pressione del liquido interno, diventare una falla più evidente.
La verità verrà a galla solo dopo aver analizzato il radiatore del Nauka; per ora rallegriamoci che, in tutti i casi, non si siano mai messe a rischio le vite degli equipaggi della ISS.

I pannelli del radiatore ausiliario del Nauka ripresi a terra prima del loro lancio nel lontano 2012. Notare i tubi di giunzione. Credito: Roscosmos

Gli stessi pannelli, ancora ripiegati, durante la loro installazione nel 2023. Credito: Roscosmos.

ARTICOLO PUBBLICATO SULLA PAGINA FACEBOOK "LE STORIE DI KOSMONAUTIKA" IL 10/10/2023
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