Dopo Luna-25

le nuove missioni verso la Luna e Venere

Durante il Simposio Internazionale per lo studio del sistema Solare, che si è tenuto a Mosca presso l’Accademia delle Scienze IKI-RAS, è stato presentato il piano delle prossime missioni automatiche che il programma spaziale russo intende inviare verso la Luna e Venere nei prossimi anni fino al 2030. 

Il piano delle prossime missioni lunari. Credito: IKI-RAS/NPO Lavochkin

La lezione di Luna-25

Il fallimento della missione Luna-25 che si è schiantata sulla superficie lunare a causa di un’errata accensione del motore che avrebbe dovuto inserirla nell’orbita finale, è stato causato da un errore di programmazione. Un errore banale ma che è costato caro. “Abbiamo avuto nove giorni felici nell’agosto di quest’anno”; Lev Zeleny direttore scientifico dell’Accademia delle Scienze della Federazione Russa (IKI-RAS) ha sintetizzato in una frase quella che, partita l’11 Agosto 2023, sembrava essere una missione di grande successo. Purtroppo non c’è stato l’allunaggio da record, sarebbe stato il primo in assoluto alle latitudini del polo sud lunare, ma i dati che la sonda è riuscita ad ottenere nei pochi giorni in orbita, hanno già fornito importanti risposte circa la quantità d’acqua presente sui crateri dell’emisfero meridionale lunare. Allo scopo, Vi rimando all’articolo pubblicato il 19/10/2023 che potrete leggere qui.
Diversamente da quanto era stato lasciato intendere dal CEO di Roscosmos, Yuri Borisov, non verrà approntata una missione Luna-25 bis, ma si seguirà, con un leggero spostamento in avanti, la tabella di marcia già prefissata con una piccola novità retaggio dell'esperienza delle passate missioni sovietiche.

L'orbiter Luna-26. Credito: IKI-RAS/NPO Lavochkin

Da Luna-26 a Luna-28 passando per una doppia missione

Nel 2026 Luna-26, un sofisticato orbiter che verrà posizionato in un’orbita polare, fornirà le mappe topografiche necessarie per selezionare i siti d’allunaggio delle successive missioni. Dalla stessa piattaforma, verranno effettuate rilevazioni dei flussi di radiazioni nelle diverse lunghezze d’onda, dei flussi di neutroni, effettuati radio sondaggi fino ad una profondità di 100 m. ed esperimenti sulla fisica del plasma. Ma non solo: Luna-26 servirà da Relè di trasmissione di dati verso la Terra durante le successive missioni del programma. Insomma, ci si ispira alla missione indiana di successo Chandrayaan-3 che, proprio utilizzando l’orbiter della precedente missione Chandrayaan-2 ha mantenuto un costante flusso di informazioni con la Terra. La novità, che poi a conoscere bene la storia non è, sarà l’invio di una doppia missione Luna-27. Nel 2028, infatti, l’attesa missione con allunaggio sulla superficie del suolo del Polo Sud lunare, verrà seguita, poco dopo, da una missione di backup che verrà comunque lanciata solo in caso di ulteriore fallimento della missione principale. Una specie di ritorno al passato sulla scia della tradizionale doppia missione che caratterizzò gran parte del programma sovietico Luna e Venera. Nel 2029 dovrebbe essere la volta di Luna-28. Si tratterà di una breve missione Sample Return. Anche in questo caso, un ritorno al passato: come per Luna-16, il lander atterrerà, effettuerà la sua trivellazione e spedirà verso la Terra il campione del suolo raccolto.

Le missioni degli anni 30

Per il terzo decennio del XXI secolo, le missioni pianificate, all’attualità, sono tre:
Luna-29, una stazione orbitale pesante destinata ad interfacciare con la Terra le successive Luna-30 e Luna-31. Si tratterà, nel caso di Luna-30, di un sofisticato rover geologo pesante che percorrerà i territori del Polo Sud Lunare nello studio del suolo, mentre Luna-31 sarà un Lander automatico riutilizzabile idoneo a portare sulla superficie carichi di varia natura, scientifici e non, anche destinati al rifornimento ed all’allestimento delle future basi permanenti abitate. Per queste missioni non sono state fornite date di massima: tutto dipenderà dai risultati delle missioni dalla 26 alla 28.

Che cosa vogliamo dalla Luna?

Il compito principale della ricerca sulla Luna è lo studio delle sue risorse ed in particolare la ricerca della presenza di acqua, fondamentale per il sostentamento in autonomia di qualsiasi avamposto umano. Che ci sia è ormai certo, come ci sia arrivata è da scoprire. Esistono due tesi: quella endogena cioè che l’acqua sulla Luna si sia formata chimicamente dal bombardamento della superficie da parte dei flussi di particelle del vento solare, e quella esogena secondo la quale l’acqua sia arrivata sulla Luna (e forse anche sulla Terra) per mezzo delle Comete.
L’eventuale presenza di molecole organiche simili a quelle scoperte dalla missione Rosetta sulla Cometa 67P/ Churyumov - Gerasimenko nell’acqua che verrà trovata nelle regioni del Polo Sud lunare, potrebbe far propendere per l'ipotesi esogena. Altro aspetto importante è quello della polvere lunare. Gli Astronauti americani sbarcati sulla Luna hanno raccontato quanto tenace e fastidiosa sia questa polvere che si attacca alle tute ed alle apparecchiature ed in questo ambito Luna-27 porterà al suolo l’esperimento DUST per il quale è anche allo studio l’eventualità che venga imbarcato nel 2026 sulla missione cinese Chang’e-7. Oltre ad essere appiccicosa la polvere lunare si carica elettrostaticamente generando un campo elettrico di circa 300 v per metro. Non propriamente un ambiente sicuro per strumenti non adeguatamente schermati. Da qui la vitale importanza dello studio accurato della polvere lunare.
In ultimo, ma non ultimo aspetto, la Luna è un vero e proprio paradiso della radioastronomia essendo priva di rumore radio ma non solo. È Strategico impiantare osservatori, specialmente nel lato nascosto, dedicati all’astronomia ottica, submillimetrica, a Raggi-x e Gamma e per la fisica dei raggi cosmici. Non per nulla, nel 2019, la Stazione automatica Cinese Chang’e-4 lì ha installato un’antenna radio.

La stazione automatica Venera D. Credito: IKI-RAS/NPO Lavochkin

E poi c'è Venere...
Dimitri Gorinov, ricercatore in Fisica Planetaria presso l’IKI-RAS ha presentato il programma per l’esplorazione del nostro vicino di casa, il pianeta gemello della terra: Venere.
Venera-D sarà la prossima missione esplorativa rivolta al secondo pianeta del sistema solare il cui lancio è previsto per il 2031.. La lettera D sta a significare la parola russa Dolgosgjivushaja cioè "lunga durata" poiché di una lunga durata (per gli standard venusiani) relativamente alla permanenza al suolo del lander si tratta: più di tre ore.

La traiettoria di Venera-D. Credito: IKI-RAS

Sembrano poche ma alla mortale atmosfera corrosiva ed alle terribili pressioni (92 Atmosfere) e temperature (380°C) superficiali venusiane, una tale resistenza della sonda è da record. Anche in questo caso, si tratterà di un ritorno al passato, anche se relativamente recente. Difatti, come nelle due spettacolari missioni Euro-Sovietiche VeGa, Venera-D giungerà sul pianeta Venere rilasciando, durante le fasi di aerofrenata, un pallone sonda che volerà negli strati alti dell’atmosfera di Venere per almeno due settimane invece delle 48 ore dei due palloni sonda della missione VeGa.. Notevole la mole di apparecchiature scientifiche da imbarcare sia sul Lander che sul pallone sonda, mentre la sonda madre restando in orbita intorno al pianeta, continuerà a mappare la superficie anche dopo che le apparecchiature su Venere avranno cessato di funzionare. Ho avuto il piacere di intervistare al proposito Dimitri Gorinov nel marzo 2023; vi rimando per ulteriori approfondimenti all’articolo al proposito che si può leggere qui

Schema della missione Venera-D. La discesa durerà 51'. Credito: Roscosmos/IKI-RAS

ARTICOLO PUBBLICATO SULLA PAGINA FACEBOOK "LE STORIE DI KOSMONAUTIKA" IL 20/10/2023
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