“Attenzione… parla Mosca. Oggi 18 marzo dell’anno 1965 alle ore 11.35 ora di Mosca, Durante il volo della cosmonave Voskhod 2 la prima passeggiata spaziale di un essere umano è stata compiuta!"
Durante la seconda orbita del volo, il primo ufficiale, Il pilota cosmonauta Maggiore Leonov, Alexei Arkipovich, con una speciale tuta dotata di sistemi di supporto vitale è uscito nello spazio esterno!”
Questo comunicato, insieme alla trasmissione in mondovisione, prima volta anche questa nella storia di una diretta dallo spazio, annunciò all’umanità che un uomo, Alexei Arkipovich Leonov, aveva effettuato la prima passeggiata spaziale della storia.
Foto dei primi cosmonauti, si riconosce Leonov il primo in alto a sinistra.
Ma chi era quest’uomo, recentemente scomparso all’età di 85 anni l’11/10/2019?
Figlio di un allevatore, nacque a Listvjanka, nel sud della Siberia, il 30/05/1934. I primi anni della sua vita furono molto difficili perché, nel 1936, il padre fu arrestato in quanto dichiarato “nemico del Popolo” a seguito di una delazione da parte di vicini che volevano impossessarsi dei suoi beni. Dopo l’arresto del padre e la privazione di tutti i suoi beni (Leonov raccontò che a lui, bambino, gli vennero addirittura tolti i vestiti di dosso e lasciato seminudo ed a piedi scalzi al freddo), insieme alla madre ed ai sette fratelli, dovette trasferirsi nella casa della sorella maggiore, sposata, che viveva a Kemerovo, abitando in 12 in un minuscolo appartamento. Quando il padre venne rilasciato per l’ingiusto arresto, anche il piccolo Alexei Arkipovich si diede da fare per contribuire al sostentamento della famiglia: le sue doti artistiche, sviluppatesi molto presto, gli consentirono di guadagnare qualcosa andando a decorare le stufe e le pareti delle case dei vicini con dei disegni floreali.
Alle 11:35 ora di Mosca del 18 Marzo 1965, Leonov è il primo uomo a passeggiare nello spazio esterno!
Dopo la guerra, la famiglia Leonov si trasferì, sfruttando gli incentivi del governo per chi si insediava nei territori della Prussia occupata, a Kalinigrad. Lì si diplomò e, dopo il diploma andò a frequentare l’accademia delle belle arti di Riga. Ma, a causa degli alti costi delle rette di quest’ultima, dovette abbandonare e ripiegare per la più economica scuola di volo di Kremenchug. Lì ottenne il brevetto e, successivamente, frequentò la scuola di volo della VVS sempre in Ucraina, a Chugev. Nel frattempo, l’artista Leonov, continuava a seguire l’Accademia di Belle Arti di Riga, ma come privatista.
Nel 1960 entrò nel programma spaziale insieme al gruppo dei primi venti cosmonauti. Destinato a volare con la Vostock, fu nominato riserva di Valerji Bikovskji per la Vostock 5. Con il termine del programma Vostock venne addestrato per la prima passeggiata spaziale, da effettuarsi con la Voskhod 2.
Foto di gruppo della missione Apollo ASTP/Sojuz-19. Leonov, comandante della Sojuz, a destra in alto, a fianco del Comandante dell'Apollo, Tom Stafford. da questa missione tra i due comandanti nacque un'amicizia fraterna.
La storia di quel volo leggendario è ben raccontata dal film “Spacewalker: Il tempo dei primi”; ma per sintetizzare gli avvenimenti, basti ricordare che la missione rischiò di diventare una tragedia ben tre volte. La Voskhod, infatti, era stata approntata in fretta e furia per anticipare la Gemini 4 di Edward White che era stata annunciata per l’Agosto del 1965. Anzi, la Voskhod non sarebbe dovuta nemmeno nascere. Il programma Sovietico sarebbe passato, nel 1966, direttamente dalla Vostock alla Sojuz. Ma i progressi del programma Gemini fecero prendere, a Korolev, la decisione di modificare la Vostock nella Voskhod e di lanciare queste capsule nelle due missioni 1 e 2. Inoltre, l’addestramento dell’equipaggio della 2, formato dal Comandante Belyaev e da Leonov, subì un rallentamento per l’infortunio occorso al primo a seguito di un lancio col paracadute. Leonov si preparò con Khurnov, ma insistette ai massimi livelli per volare col suo amico e Comandante.
Slayton, in alto e Leonov in basso durante la storica missione congiunta.
Il primo inconveniente potenzialmente catastrofico occorse a Leonov non appena si rese conto che la tuta Berkut, priva di giunture, si era gonfiata a dismisura e questo fatto non gli consentiva di piegarsi per poter entrare nell’airlock a piedi in avanti. Dovette, sforzandosi e parzialmente depressurizzando lo scafandro, entrare di testa e piegarsi dentro l’airlock gonfiabile per chiudere il portello che era rimasto bloccato per via di un guasto della chiusura automatizzata. Semisvenuto ed in ipossia, venne tirato dentro a forza da Belyaev. Pensate, prima del volo, Leonov aveva immaginato che una tuta senza giunture avrebbe potuto creare dei problemi. Per questo sottopose a Korolev uno studio ber una Berkut modificata nei gomiti, spalle, cosce e ginocchia. Ma i tempi di realizzazione di uno scafandro così modificato, avrebbero fatto slittare il volo ad una data successiva a quella di Gemini 4. Successivamente il progetto di Leonov venne sviluppato e fu utilizzato per la prima volta nella passeggiata spaziale dei cosmonauti delle Sojuz 4 e 5 con il nome di Jastreb.
Recentemente sono stati desecretati i registri di volo dai quali emerge il fatto che la manovra di riduzione della pressione della tuta (fino ad un minimo di 1/4 di atmosfera) fosse stata testata a terra proprio in caso di un emergenza simile. Leonov, però ci ha sempre un po' "ricamato" sopra evitando di raccontare questo particolare e facendo così risaltare la sua comunque eroica impresa. Beh era un personaggio molto istrionico...
Il secondo incidente che stava trasformando il volo in tragedia fu quando, dopo la passeggiata spaziale e prima di rientrare a Terra, l’equipaggio si accorse che, a causa del guasto del sensore dell’ossigeno, probabilmente dovuto al violento scossone che derivò dall’espulsione dell’airlock, la percentuale di ossigeno si era alzata sopra la soglia di pericolo. Rischiando di morire per iperossigenazione, l’equipaggio dovette scollegare il sensore che si trovava dietro il rivestimento interno alla capsula che dovette essere strappato con molta attenzione poiché una minima scintilla avrebbe potuto incendiare la Voskhod.
L’ultimo incidente derivò dal rientro, manuale, effettuato da Belyaev che fece mancare la zona di atterraggio prevista. La Voskhod atterrò in piena foresta nel mezzo degli Urali, proprio mentre la zona stava per essere colpita da una tormenta. Con la radio fuori uso e poco visibile dall’alto per via del maltempo, i due cosmonauti restarono al gelo, inviando solo un debole segnale Morse di S.O.S. che fu ricevuto, casualmente, da un radioamatore in Siberia. Quasi allo stremo delle forze vennero salvati e riportati a casa due giorni dopo l’atterraggio quando erano già pronti i comunicati della loro morte al rientro.
Lo "scherzo del Bortsch". Un disgustato Slayton si accorge che non sta bevendo Vodka ma zuppa di rape e panna acida...
Designato a capo del programma Lunare, Leonov era il prescelto ad effettuare il primo volo, insieme ad Oleg Makarov, ed a posare la prima impronta di un essere umano sul suolo di un altro pianeta. Ma sappiamo com’è andata a finire…
Leonov sfuggì la morte anche in un’altra occasione: difatti era stato nominato Comandante della Sojuz 11, destinata alla prima missione di lunga durata sulla stazione spaziale Saljut 1. A causa del fatto che il suo pilota, Valerji Kubasov, contrasse la tubercolosi, tutto l’equipaggio venne sostituito con quello di riserva, composto da Patsajev, Volkov e Dobrovolskji. Sul tragico destino dei Cosmonauti di Sojuz11 ho già scritto in un precedente articolo.
Alexei Leonov saluta uno dei soccorritori dopo il volo di Voskhod-2
Tornò però a volare nel 1975, come Comandante della Sojuz 19 nella missione Apollo/Sojuz, insieme al “tubercolotico” Valerji Kubasov. Di quel volo se ne potrebbe parlare in un libro e chissà che... Memorabili furono gli scherzi che Leonov, di carattere gioviale e burlone a detta dei colleghi, propinava agli omologhi americani. Uno è rappresentato in una celebre foto del primo Ufficiale Americano, Dick Slayton mentre questi, pensando di bere Vodka, in realtà stava tracannando Bortsch. Vale la pena di raccontare quello che è conosciuto come lo "scherzo della Vodka":Finita la diretta TV, Leonov, che aveva la telecamera in mano, dopo averla spenta, allungò una busta a Slayton con su scritto "VODKA". Slayton, interdetto, gli chiese: "Ma sei sicuro che possiamo bere alcolici qui?" E Leonov: "Certo, la telecamera è spenta, non ci vede nessuno!". Slayton aprì la busta, tirò un avido sorso e, quando si accorse di star tracannando del Bortsch (una zuppa di barbabietole, cipolle e panna acida), fece una smorfia di disgusto. Nel frattempo Leonov, accesa la telecamera, riprese la scena sbellicandosi dalle risate.
Da questa missione è nata la fraterna amicizia con il Comandante della Apollo ASTP, Thomas Stafford.
Tom Stafford (a sinistra) ed Alexei Leonov seduti sulla panchina realizzata con il metallo delle loro due navicelle
Un commosso Tom Stafford saluta per l'ultima volta il suo caro amico Alexei Leonov sotto lo sguardo di Valentina Tereskhova che volle accompagnarlo e sorreggerlo per tutto il discorso.
Alexei Leonov si ritirò dall’attività nel 1992 dopo essere stato a capo del team dei Cosmonauti e direttore del Centro di addestramento “Yurji Gagarin” della Città delle Stelle, vicino Mosca.
Non ha mai abbandonato la pittura e numerose sono state le sue mostre con i quadri a tema spaziale dipinti dall’ex cosmonauta. Celebre il dipinto in cui ritrae sé stesso con le mani allargate come se volasse sullo sfondo della terra. Il bozzetto di quel dipinto fu eseguito da Leonov mentre era in orbita prima di rientrare a Terra.
Personalità altruista e dotata di notevole Humor, ha scritto un libro, in collaborazione con il collega americano David Scott: “Two sides of the Moon”, purtroppo mai tradotto in italiano.
Della missione Apollo/Soyuz soleva dire che a bordo si parlavano tre lingue: Russo, Inglese ed Oklahomskji, per prendere in giro il suo amico Stafford che parlava Russo con un fortissimo accento Sudista. Lo stesso Stafford, sebbene vecchio ed infermo, volle omaggiare il suo grande amico, pronunciando, in perfetto russo, un commovente elogio funebre dicendo, alla fine. “Non ti dimenticherò mai, amico mio”.
Come Leonov dipinse se stesso: Felice in volo nello spazio.
Fautore della collaborazione tra nazioni, soleva dire sempre “вместе мы лучше” cioè “Insieme stiamo meglio”, morì dopo una lunga malattia l’11 ottobre 2019.
Io scrissi a Leonov, per il tramite dell’Ambasciata Italiana a Mosca, nell’estate 2019 per avere una foto autografata. Quando mi giunse la notizia della morte, pensai che non avrei avuto mai una risposta ed invece, due giorni dopo (il 13/10) ricevetti una busta dalla Città delle Stelle. Dentro, una sua foto da anziano, con il suo autografo. Era la firma di una persona anziana che, voglio pensare, abbia voluto fare un ultimo regalo ad un suo fan.
Большое спрсибо Алексеи Архипович!
L'ultimo regalo di Alexei Leonov: la foto autografata che mi è arrivata pochi giorni dopo la sua morte... (Foto dell'Autore)