Il 21 marzo 1963 avveniva il primo volo suborbitale, con successo, dell'MP-1, un aereo razzo che, dopo aver raggiunto l'altitudine di 400 Km, rientrò nell'atmosfera atterrando in una pista aeroportuale.
Sebbene pochissimo conosciuto (non ne esistono fotografie, ma solo alcuni disegni), sperimentò per la prima volta uno scudo termico costituito da piastrelle dalla insolita forma conica, che fu poi da base per lo sviluppo di quelli delle BOR, prima e del Buran, poi. Una volta esaurita la sua funzione, lo scudo veniva sganciato e l'aereo razzo atterra planando in una pista aeroportuale dopo aver dispiegato due semiali con un meccanismo precursore, per l’epoca, dei moderni missili da crociera.
Oltre a servire a testare il sistema dello scudo termico a piastrelle, il meccanismo di rientro dell'aero razzo venne accantonato e ripreso in considerazione per il sistema di recupero dei blocchi laterali del sistema di lancio Energia.
Lo sviluppo di un aereo razzo riutilizzabile
Ma proprio negli anni in cui l’URSS pensava al suo Buran, ai progettisti sovietici tornò in mente il progetto MP-1 per immaginare un possibile successore della Sojuz completamente riutilizzabile e che potesse atterrare come un aliante in sicurezza.
Gli specialisti di TsKBEM,, hanno visto che, oltre agli ovvi e ben noti vantaggi, i grandi veicoli spaziali alati presentano anche notevoli svantaggi, i principali dei quali sono la grande massa dell'ala e della fusoliera, ricoperta da una spessa protezione termica, e la necessità di costruire piste molto lunghe per l'atterraggio. Allo stesso tempo, i sistemi di paracadute e razzi ampiamente utilizzati nei sistemi di atterraggio morbido hanno dimostrato non solo un'elevata affidabilità a basso costo, ma anche caratteristiche accettabili in termini di precisione di atterraggio.
E’ stato immaginato un velivolo senza ali del tipo "corpo portante", costituito da una cabina di pilotaggio nella parte conica anteriore, un vano di carico cilindrico nella parte centrale e un compartimento di coda conico con motori per le manovre in orbita.
Dopo il lancio con l'ausilio di un potente veicolo di lancio, ad esempio l’Energia ma anche il sistema modulare Vulkan in fase di progettazione, il veicolo spaziale sarebbe entrato in orbita, portando il carico utile nel suo vano centrale.
Il veicolo spaziale sarebbe poi rientrato nell'atmosfera sfruttando le sue caratteristiche aerodinamiche: infatti Il suo scafo a forma di cono allungato, appiattito lateralmente con un muso arrotondato gli conferiscono una leggera efficienza aerodinamica (circa 1,0-1,25) a velocità ipersoniche. Utilizzava I suoi timoni dinamici ad aria e a gas per il bilanciamento e il controllo durante la discesa con uno schema che abbiamo anche ritrovato nel dimostratore italiano IXV, progenitore dello Space Rider dell’ESA di prossimo lancio. Ovviamente non avrebbe potuto disporre di una planata buona come un veicolo alato, ma la velocità di atterraggio verticale sarebbe stata smorzata da un sistema di paracadute con ridondanza "fredda" (paracadute principale e di riserva). Una volta nella bassa atmosfera, il dispositivo sarebbe sceso in posizione orizzontale; nella fase terminale, la velocità verticale residua sarebbe stata smorzata dai motori di atterraggio morbido a due stadi, e la velocità orizzontale residua dai pattini di atterraggio.
La differenza più importante tra questo schema del veicolo spaziale da trasporto ad atterraggio verticale riutilizzabile (MTK-VP) e il veicolo spaziale alato del tipo Space Shuttle era la possibilità di fissare il veicolo spaziale non al lato del veicolo di lancio, ma dall'alto, lungo il suo asse. Pertanto, la progettazione e il layout del razzo e del complesso spaziale sarebbero stati semplificati e i motori principali avrebbero potuto essere rimossi dalla sezione di coda e posizionati nella parte inferiore del serbatoio di ossigeno-idrogeno. Ciò permetterebbe di prendere due piccioni con una fava: migliorare la stabilità e la controllabilità del veicolo spaziale modificando il centramento, e trasformare l'intero sistema di trasporto in un veicolo di lancio classico.
Successivamente, prevalse lo schema della nave alata e il concetto della MTK-VP fu abbandonato a favore del Buran. Le idee contenute nel progetto sono state utilizzate nello sviluppo del sistema di salvataggio del booster laterale del lanciatore Energia.