Il capo di Roscosmos vola a Houston per discutere con la NASA della ISS, della futura stazione ROS(S) e di possibili scambi tecnologici con Musk. Sul tavolo anche Luna, orbite condivise e cooperazione USA–Russia–Cina nel nuovo scenario spaziale.
Sullo sfondo di una crescente incertezza politica e spaziale, il direttore generale di Roscosmos, Dmitrij Bakanov, ha fatto qualcosa che non accadeva da almeno un decennio: è volato negli Stati Uniti.
La destinazione? Houston, cuore pulsante della NASA.
Il tema ufficiale dell’incontro? Assistere al lancio di Crew-11, nella quale ci sarà anche il Cosmonauta Oleg Platonov ed il futuro della Stazione Spaziale Internazionale.
Ma come spesso accade nel mondo della diplomazia spaziale, la superficie è solo l’inizio della storia.
Negli ultimi anni, le discussioni tra NASA e Roscosmos si sono svolte rigorosamente a distanza. Riunioni online, documenti condivisi via canali ufficiali, strette di mano virtuali.
Eppure, ora, una delegazione russa attraversa l’oceano per sedersi a un tavolo in Texas.
Qualcosa dev’essere cambiato.
La ISS, attiva dal 1998, si avvicina lentamente al suo tramonto. Russia e Stati Uniti hanno concordato di mantenerla operativa fino al 2028–2030, ma la sua dismissione richiederà una pianificazione meticolosa: è previsto un programma di deorbitazione della durata di circa 2,5 anni, in cui giocherà un ruolo fondamentale un cargo sviluppato da SpaceX.
Uno degli obiettivi dell’incontro è quindi sincronizzare le tempistiche e le responsabilità tra partner.
Ma il vero nodo riguarda ciò che verrà dopo.
Parallelamente alla chiusura della ISS, Mosca guarda avanti con la ROS, il nuovo avamposto orbitale russo.
Tuttavia, la sua realizzazione — che include moduli come NEM e Prichal-2 — potrebbe subire ritardi. La nuova stazione, punterebbe a una continuità scientifica e storica. I moderni computer compatti potrebbero ampliare il volume utile interno, aumentando l'efficienza sperimentale.
Secondo alcune fonti russe, Bakanov potrebbe proporre agli americani di integrare nella ROS i moduli destinati all’ISS, rimasti inutilizzati ma ancora funzionali. Sarebbe una sorta di “ISS-2” o “Mir-3”, ibrida, paradossale forse nel contesto geopolitico attuale, ma potenzialmente vantaggiosa sotto il profilo economico e scientifico.
La ROS sarebbe costruita con una logica modulare e aperta, in grado di accogliere nuovi elementi — russi, americani o perfino internazionali.
Tra i temi delicati in discussione c’è anche l’inclinazione orbitale della futura ROS(S):
97°, comoda per i cosmodromi russi come Vostočnyj e Plesetsk, ma complessa per il supporto logistico da parte di altri partner. Inoltre in un’orbita così alta la stazione russa passerebbe attraverso strati densi delle Fasce di Van Allen costringendo a missioni umane di durata ridotta.
63°–72°, invece, faciliterebbe i lanci anche da Cape Canaveral e Baikonur, rimettendo in gioco il Kazakistan e i futuri lanciatori congiunti Sojuz-5 russo-kazaki.
Un’orbita più accessibile potrebbe aprire alla cooperazione estesa, ma ridurrebbe anche il carico utile e costringerebbe a ridefinire alcune missioni previste, come quelle del biosatellite russo BION-M.
In tutto questo, non può mancare il convitato di pietra: Elon Musk.
Oltre al ruolo chiave di SpaceX nella discesa controllata della ISS, Musk potrebbe essere coinvolto in colloqui riservati con Roscosmos.
Nessuna conferma ufficiale, ovviamente. Ma la geografia gioca a favore delle coincidenze: il quartier generale di SpaceX a Boca Chica dista appena 500 chilometri da Houston.
Che succede se Musk, “casualmente”, si trova in città per negoziare un altro contratto miliardario? Magari i due si incrociano in un corridoio, o all’aeroporto. Magari si stringono la mano. Magari ne nasce qualcosa di concreto.
Fantascienza diplomatica? Forse. Ma nel mondo del volo spaziale, anche le orbite più improbabili possono allinearsi.
Bakanov ha già parlato alla stampa russa di possibili scambi tecnologici per voli interplanetari. L’interesse reciproco è chiaro, anche se i voli su Marte restano lontani dalla realtà: Starship, per ora, non è adatta all’atmosfera marziana.
Tuttavia, Starship potrebbe diventare una piattaforma orbitale per espandere la ROS, portandola a una massa complessiva tra le 150 e le 170 tonnellate. La possibilità che moduli statunitensi si aggancino a una stazione russa è tecnicamente realizzabile e geopoliticamente esplosiva.
L’idea di una nuova stazione ibrida russo-americana richiama lo spirito del 1992, quando la cooperazione spaziale iniziò ufficialmente: la Russia offriva esperienza, gli Stati Uniti risorse.
Oggi la situazione, curiosamente, è simile. La Russia ha infrastrutture e know-how, gli USA hanno tecnologia e potere finanziario.
Sul tavolo non c'è solo l'orbita bassa.
C’è anche la Luna.
Bakanov potrebbe aprire discussioni anche su una stazione lunare congiunta, considerando che Mosca ha già firmato un memorandum con la Cina.
Le infrastrutture lunari, le basi di raccolta, i sistemi di protezione dalle radiazioni e la logistica del suolo lunare richiedono risorse enormi. Una cooperazione tripolare con Cina, USA e Russia — per quanto surreale — resta, almeno sulla carta, una possibilità.
In tutto questo, si intrecciano le tensioni internazionali e il clima instabile delle sanzioni.
Il modello attuale di scambio equipaggi (un russo su Crew Dragon, un americano su Sojuz) è frutto di compromessi. Ma possibili cambiamenti nella politica USA, soprattutto in vista delle elezioni e dopo le recenti dichiarazioni di Trump, spingono Roscosmos a cercare garanzie a lungo termine.
Il direttore ad interim della NASA, Sean Duffy, sarà l’interlocutore principale di Bakanov. Ma il viaggio del numero uno di Roscosmos va ben oltre una visita tecnica: è un’operazione diplomatica a tutto campo, in cui si gioca una partita delicata tra ambizione, realismo e sopravvivenza geopolitica.
Mentre il mondo guarda altrove, mentre la politica ribolle e la Luna si riempie di nuove ambizioni, un incontro a Houston potrebbe decidere il destino della cooperazione spaziale per i prossimi vent’anni.
E chissà, magari tra una porta automatica e un badge da visitatore, qualcuno scambierà più di un semplice saluto.
Nel dubbio, teniamo gli occhi al cielo.
E le orecchie tese verso Houston.