Il gioco di parole è triste, lo so… Ma riassume la travagliata vicenda del modulo scientifico (Nauka, in russo vuol dire, appunto “Scienza”), che oggi si è agganciato alla ISS sostituendo il nodo di attracco PIRS che ha svolto egregiamente, per 20 anni, il suo compito.
Nauka, o meglio MLM (Multipurpose Laboratory Module, cioè modulo laboratorio multiuso) nasce sulla base del fortunato modulo FGB del traghetto TKS (di cui ho parlato più volte…). Realizzato al 70% alla fine degli anni ’90, come riserva del modulo Zarja, era destinato ad essere lanciato sulla ISS già dal 2014, il suo lancio ha subito una serie infinita di ritardi, dovuti soprattutto a problematiche di budget dell’agenzia spaziale Roskosmos.
In una prima fase si era, addirittura, pensato di smantellarlo a terra e di inviare nello spazio un modulo di tipo più semplificato: Il Commercial Enterprise Module prodotto dall’RKK Energhia. Ma questa ipotesi è stata, per fortuna direi, scartata.
Nauka è una specie di Saljut. Un modulo davvero grande che servirà, oltre che come laboratorio scientifico, come supporto per il riciclo dell’aria e dei rifiuti liquidi di bordo, venendo in supporto al suo “fratello maggiore” (in termini d’età) Zarja. E’dotato di ampi pannelli solari autonomi che consentiranno di incrementare la produzione di energia elettrica della stazione spaziale. Proprio per il fatto di essere, di fatto, una stazione spaziale autonoma (è dello stesso tipo della Tiangong cinese recentemente immessa in orbita), ha alimentato le voci sul suo impiego come primo modulo della stazione spaziale russa ROSS nel momento in cui la Russia, nel 2024, dovesse lasciare il consorzio internazionale che gestisce la ISS. In tal senso ho letto di tutto: addirittura che tutta la sezione russa della stazione venisse sganciata per poi riposizionarsi in un’altra orbita ed implementata con i nuovi moduli che verrebbero successivamente rilasciati.
In realtà, al di là dell’annuncio fatto dal Direttore di Roskosmos, Dmitri Ragozin, di realizzare una stazione spaziale russa (la ROSS, appunto) per la decisione presa di lasciare il consorzio della ISS dal 2024, le cose non sono così “semplici”. Innanzitutto, gli accordi stilati a suo tempo prevedono che se una nazione lascia il programma, lascia anche il “materiale”, che deve essere acquistato da altri (agenzie nazionali o privati); quindi, se veramente dal 2024 la collaborazione di Roskosmos alla ISS dovesse cessare, tutta la sezione Russa verrà ceduta ad altri. In secondo luogo, è abbastanza chiaro, oramai, che se è vero che la Russia costruirà una sua stazione orbitale, non smetterà di partecipare alla ISS fino alla sua totale dismissione.
Quindi non ci sarà nessuna “secessione” nello spazio…
Tornando a Nauka, il modulo-stazione pesa circa 20,3 Tonnellate; come detto ospiterà nuovi laboratori scientifici, due alloggi, una toilette (serve sempre…), una “cambusa” cioè una stiva per i generi alimentari e di supporto, un impianto di riciclo dell’aria, uno di riciclo dei liquidi, una linea elettrica autonoma che viene agganciata alla rete di bordo, un adattatore di aggancio passivo ed un portello per le EVA. Inoltre, è dotata di ulteriori motori d’assetto necessari alle correzioni orbitali di tutta la stazione spaziale internazionale.
Nauka trasporta anche un nuovo, sofisticato, braccio robotizzato prodotto dall’ESA: ERA. Singolare la storia di questo strumento. Realizzato negli anni 80 per l’abortito progetto della navetta europea Hermes, è stato accantonato in attesa di tempi migliori. Nel 1996 ESA e Roskosmos hanno stilato un accordo per l’utilizzo futuro di ERA e, nel 2005, il braccio robotizzato venne consegnato all’agenzia russa per il suo impiego in un futuro modulo.
Il modulo è stato lanciato dal “vecchio” Proton-M il 21/7/2021 e, non senza problemi, si è lentamente portato all’altitudine della ISS completando, con successo, la manovra di aggancio con la stazione sei giorni dopo. Eh sì, i problemi di Nauka, iniziati a terra, stavano per rovinare la missione nella fase finale. Un guasto al software ha bloccato l’accensione dei motori orbitali allarmando i tecnici a terra che, se non avessero risolto il problema, si sarebbero trovati costretti a far abortire la missione a causa del rapido decadimento orbitale dovuto all’attrito presente all’altitudine raggiunta dal solo Proton-M. Ma, in questo caso, lo “Stellone rosso” in cima alla torre Spasskaja del Cremlino di Mosca, cugino del più ben noto “stellone nazionale” che aiuta noi Italiani quando siamo nei guai, ha aiutato i tecnici russi. Difatti questi, ricorrendo alla loro proverbiale capacità di risolvere i problemi con soluzioni apparentemente banali, hanno “ingannato” il software accendendo i motori di assetto. La relativamente debole spinta di questi, applicata però col vettore giusto, ha innalzato Nauka quel tanto che bastava per prendere un giorno di tempo per poter tentare il reset del software in panne. Una volta che questi si è rimesso in linea, l’accensione dei motori orbitali ha fatto il resto. Una volta attraccato, Nauka sarà rifornito del combustibile sprecato nella manovra d’emergenza coi piccoli motori d’assetto.
Ma se un modulo si aggiunge, uno ci ha lasciato… Come accennato, dopo vent’anni di servizio onorevole, PIRS è stato, pochi giorni fa, sganciato dalla ISS e, agganciato alla Progress MS16, si è tuffato nell’atmosfera finendo la sua gloriosa carriera in una luminosa scia di detriti i più grandi dei quali sono stati fatti inabissare nel punto Nemo a sud del Pacifico.
Ma non sarà, Nauka, l’ultimo modulo russo della ISS. Difatti serve un nodo di attracco e questo arriverà, se tutto andrà bene, alla fine del 2021 con il nodo Prichal. Ma di questo ne parleremo quando sarà attraccato…
Benvenuto Nauka!
L'emblema di lancio di Nauka
Evoluzione dei moduli FGB derivati dal traghetto TKS
Il modulo Nauka una volta agganciato alla ISS. In basso il portellone passivo dove verrà, successivamente, agganciato il nodo Prichal
Addio Pirs...
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