Conosciamo meglio la Voskhod, seconda cosmonave utilizzata dall’Unione Sovietica, che doveva rappresentare un significativo passo avanti in attesa della Sojuz, la navicella destinata, nelle intenzioni di Korolev, a portare i Sovietici sulla Luna.
Logo del programma Voskhod
La Voskhod (Alba in russo), in realtà, era una Vostock (Oriente in Russo) modificata per ospitare un equipaggio di due o tre persone, a seconda della missione da svolgere. A livello di dimensioni, la capsula abitativa era più o meno uguale. Era più grande il modulo di servizio e, soprattutto, in cima alla capsula era presente un pacco di retrorazzi ausiliari destinati alla manovra di deorbita, da utilizzare in caso di avaria di quelli principali situati, come nella Vostock, in coda alla cosmonave.
Questo consentiva alla Voskhod di poter essere inserita in orbite ben più alte di quelle consentite alla Vostock che, in caso di avaria dei retrorazzi, doveva sfruttare il naturale decadimento dell’orbita per effetto dell’attrito con gli strati alti dell’atmosfera. Inoltre, la Voskhod, era in grado di essere pilotata dal Cosmonauta, cosa che alla Vostock non era consentita se non per qualche semplice manovra di correzione. Pavel Belyaev fu, infatti, il primo Cosmonauta al mondo a deorbitare manualmente nella missione della Voskhod 2 il 18/3/1965.
Aveva anche un sistema di navigazione, denominato “Globus”, che è stato il “Nonno” del sistema di controllo e navigazione “Neptune” ancora oggi in uso sulla Sojuz.
Il sistema di navigazione "Globus"
Altra caratteristica della Voskhod, che poi, come le altre, troveremo sulla Sojuz, era quella di atterrare “dolcemente” al suolo, grazie a dei razzi che frenavano la caduta ad 8 mt dal suolo, senza la necessità di espellere prima i cosmonauti, cosa che invece succedeva nelle Vostock. I sediolini della Voskhod erano ejettabili ma solo in caso d’aborto del lancio. Nella Sojuz questo sistema venne sostituito con la torre di emergenza DAS-SAS.
E qui finiscono le differenze. In realtà per affrettare il primo volo con equipaggio, Korolev prese la Vostock e, per farci entrare due o tre persone, semplicemente ruotò i sediolini di 90° col risultato che il pilota, per eseguire le manovre manuali, era costretto a girarsi di lato per vedere l’oblò col collimatore Vzor che invece, nella Vostock, il Cosmonauta aveva davanti al suo sediolino.
Il collimatore "Vzor" disallineato di 90° rispetto al sediolino del pilota
Come detto ne furono realizzate due versioni: la 3KV e la 3KD. La prima compì il volo inaugurale il 12/10/1964 con Komarov, Feoktistov (primo civile nello spazio) ed Egorov. Poteva contenere tre persone senza tuta a causa del ridotto spazio dell’abitacolo. Era una formidabile mossa propagandistica poiché voleva dimostrare l’affidabilità e la sicurezza del volo spaziale sovietico paragonabile ad un volo di linea. In realtà fu un grossissimo azzardo poiché, in caso di depressurizzazione o di espulsione di emergenza, l’equipaggio non aveva alcuna protezione. La 3KD, con la quale volarono Belyaev e Leonov il 18/04/1965, poteva invece contenere due cosmonauti (con indosso le tute) ed era anche dotata di un airlock gonfiabile e separabile al momento del rientro.
Il vettore della Voskhod era sempre l’R7, modificato e potenziato per il maggior peso del veicolo, denominato R7-11A57 “Molniya”. Venne anche utilizzato per le prime missioni interplanetarie della serie “Luna” e “Venera”.
La Voskhod 3KV
La Voskhod 3KD
Il programma Voskhod prevedeva, in origine, almeno cinque voli con equipaggio.
Come accennato fu una soluzione di ripiego poiché le risorse erano fondamentalmente concentrate sul progetto della Sojuz. Ma, se con le Mercury gli Stati Uniti avevano solo inseguito i successi incalzanti del programma spaziale sovietico, con il programma Gemini, la situazione si stava ribaltando. Breznev, subentrato a Krushev proprio mentre i cosmonauti della missione Voskhod-1 erano in volo, voleva risultati. Korolev non poteva dargli la Sojuz che avrebbe significato primati nei voli di durata ed agganci in orbita, quindi corse ai ripari con questo progetto che poteva essere reso operativo in poco tempo.
Vi racconto un aneddoto relativo alla defenestrazione di Krushev avvenuta mentre i cosmonauti erano nello spazio. Durante la missione, i cosmonauti della Voskhod-1 chiesero come mai il Compagno Nikita Sergeevic (Krushev, appunto) non fosse collegato con loro. La risposta del direttore di volo fu laconica e sovieticamente umoristica: “Ci sono più cose in cielo ed in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia”. Citando l’Amleto di Shakespeare, fece capire ai cosmonauti che il Compagno Nikita Sergeevic era passato ad altro incarico…
L'equipaggio di Voskhod-1. Da sinistra: Feoktistov (primo civile nello spazio), Komarov, ed Egorov.
L'equipaggio di Voskhod-2. Da sinistra: Alexei Leonov e Pavel Belyaev
La prevista Voskhod 3, sempre con due cosmonauti a bordo, avrebbe avuto il sediolino del pilota orientato verso l’oblò di collimazione. Questa modifica era stata realizzata secondo le indicazioni di Belyaev che dovette slacciarsi dal sediolino e, sorretto da Leonov, mettersi davanti all’oblò per orientare manualmente la Voskhod 2 nella manovra di deorbita. La Voskhod 3, ridenominata Kosmos 110, in realtà, volò solo con due cani, Veterok ed Ugoljok, che rientrarono regolarmente a terra sani e salvi stabilendo il record di durata, ben 22 giorni, per un volo con a bordo animali.
Gli altri voli, restati sulla carta, avrebbero previsto una lunga serie di esperimenti, molti dei quali militari, legati alla lunga permanenza nello spazio e, addirittura, alla creazione di gravità artificiale per mezzo della rotazione della navicella. Ma la missione più propagandistica sarebbe stata quella con equipaggio tutto femminile con l’effettuazione della prima passeggiata spaziale compiuta da una donna. Si dovettero attendere però quasi vent’anni per vedere, nel 1984, per la prima volta una donna uscire all’esterno della navicella: Svetlana Savitskaja.
L'equipaggio di Kosmos-110 (Voskhod-3): Veterok e Ugoljok
Il programma Voskhod venne fermato. Nell’attesa della Sojuz molti primati come il primo aggancio nello spazio e la più lunga permanenza in orbita, con le Gemini erano passati agli Americani. Si decise di affrettare il debutto della nuova navicella anche se poi, come sappiamo, non era ancora del tutto operativa ed il suo primo volo fu fatale al povero Vladimir Komarov. Iniziarono a vedersi, in questa occasione, i primi segni di quella perdita di coordinamento da parte sovietica che portò poi al fallimento del programma lunare umano.
La Voskhod avrebbe, difatti, potuto rappresentare un utile banco di prova per le missioni future del progetto lunare. Poter testare con un veicolo oramai collaudato le soluzioni di supporto vitale sulle lunghe durate, di attività extraveicolare e, perché no, di volo circumlunare, sarebbe stato prezioso per la messa a punto della Sojuz.
Ma la storia ha preso un’altra strada…