E’una delle figure più importanti, insieme a Korolev ed a Glushko, della cosmonautica sovietica. Ma di lui si parla poco perché, come ho scritto nel titolo, spesso ha avuto l’intuizione giusta ma i tempi non erano maturi per questa innovazione.
Nasce a Siedlce, nell’attuale Polonia, il 30 giugno del 1914. La famiglia si trasferisce quasi subito a Poltava nell’attuale Ucraina, per sfuggire alle battaglie che, allo scoppio del primo conflitto Mondiale, divamparono nei dintorni della città natale.
Trasferitosi a Kiev all’età di 12 anni, lì frequentò il Politecnico. Pubblicò il suo primo libro, “Analisi Vettoriale” nel 1936, laureandosi nel 1937. Trasferitosi a Mosca durante la Grande guerra Patriottica (la II Guerra Mondiale), lavorò presso l’Istituto Centrale Baranov di costruzioni per l’aviazione, progettando, in maniera del tutto indipendente dagli studi tedeschi, il primo pulsoreattore dell’URSS.
Ecco la prima geniale intuizione: il missile da crociera. Proprio a seguito dell’utilizzo, da parte della Luftwaffe, dei pulsogetti V1 contro Londra, anche in Unione Sovietica venne sviluppato lo studio sui missili da crociera. Da una V1 catturata dai sovietici, l’Istituto Baranov costruì con Celomej il 10Kh, dimostratore tecnologico che doveva essere base per lo sviluppo di armi future. Ma l’idea non ebbe seguito.
Il 10Kh, versione modificata della V1 tedesca
Nel dopoguerra, dall’Istituto Baranov, nacque l’OKB-51, dedicato proprio alla costruzione di missili da crociera, ma l’OKB MiG, forte anche degli appoggi politici del potentissimo capo della Nkvd, Lavrentji Berjia, gli sottrasse tutte le commesse e gli impianti produttivi. L’OKB-51 oramai inattivo chiuse e Celomej tornò all’insegnamento accademico. Divenne Accademico delle scienze nel 1962. Nel frattempo, morto Stalin, vi fu un imponente rimescolamento degli equilibri di potere. Celomej stavolta non si fece sorprendere e per l’appena creato OKB-52, assunse il figlio di Nikita Sergeevic Krushev, Sergej.
E qui nasce la seconda idea geniale di Celomei: il Razzo Universale (Universal’naja Raketa, UR). Questi dovevano essere una famiglia di lanciatori che potevano essere utilizzati sia come ICBM che come lanciatori spaziali. Nel 1966 il primo UR, l’UR-100, fu un successo. Poteva essere lanciato in soli tre minuti grazie all’adozione di combustibili che si innescavano al semplice contatto: i combustibili ipergolici. Questo tipo di propellente divenne una vera e propria ossessione per l’OKB-52.
Ne ho già parlato in occasione degli articoli su Glushko, Korolev e sulla corsa alla Luna, ma brevemente ne riassumo le caratteristiche:
Invece di utilizzare combustibili che, tradizionalmente, devono essere innescati (il lanciatore Sojuz, dai tempi dell’R7 ad oggi, viene “acceso” per mezzo del PZU, un lungo petardo di legno…), le sostanze ipergoliche si innescano al solo contatto e sono stivate a temperatura ambiente. Pertanto, in estrema sintesi, basta caricare i serbatoi, mettere il lanciatore in posizione e poi, al momento del lancio, aprire le valvole che fanno comunicare i serbatoi del carburante (Dimetilidrazina asimmetrica o UDMH - H2NN (CH3)2) e dell’ossidante (tetrossido di azoto o NTO - N2O4.) ed il gioco è fatto.
Con l’appoggio di Krushev, Celomei acquisì moltissime fabbriche sia nel settore missilistico che aeronautico. Addirittura, circolava la battuta che avrebbero chiuso il Teatro Bolshoj per farne il club privato di Celomei. Certo è che il peso politico di Celomei era così forte nell’era Krusheviana e questa cosa contribuì non poco al fallimento del programma lunare sovietico. Sul perché ne ho parlato nel lungo articolo dedicato alla “Luna mancata”; sta di fatto che vennero approvati non un programma unico per un volo circumlunare ed il successivo sbarco, ma due programmi distinti: l’LK-1 e N1-L3. Il primo affidato a Celomej ed il secondo a Korolev.
Modelli in scala della famiglia di lanciatori UR (Universal'naja Raketa). Da sinistra: UR100, UR500, UR700
Celomei poteva vantare l’apporto del geniale progettista Valentin Petrovic Glushko, rivale di Korolev ed ideatore dei motori RD-270 che equipaggiavano il nuovo nato della famiglia UR: l’UR-500 che oggi conosciamo col nome di Proton. Ovviamente l’ambizioso progetto LK-1 si basava sia sull’UR-500, per il volo circumlunare, che su di un nuovo lanciatore della famiglia UR: l’UR-700. Spinto da motori ipergolici al primo ed al secondo stadio era veramente una bomba chimica volante.
Eh, sì perché sostanze come l’UDMH e l’NTO sono altamente tossiche, cancerogene e corrosive. In caso di incidente (ed il disastro di Nedelin ne fu una tragica dimostrazione), avrebbero reso il sito di lancio inabitabile per moltissimo tempo, anni nel caso di un disastro ad un UR-700.
Come ho detto, ho parlato del programma lunare in un altro articolo che vi invito a leggere per gli approfondimenti del caso… Sennò che li scrivo a fare!
La corsa alla Luna era stata persa ma Celomei non demordeva: presentò il progetto dell’UR-900, spaventoso lanciatore dai costi incredibili (e dai motori a combustibile ipergolico) che avrebbe portato la bandiera rossa dell’Urss su Marte. Incassato il rifiuto, motivato anche da ragioni di sicurezza (non dimentichiamoci che se oggi il Proton è il lanciatore più longevo ed affidabile in circolazione, i suoi collaudi ebbero una lunga serie di incidenti anche catastrofici), presentò allora una versione potenziata dell’UR-700, l’UR-700M non più alimentata con UDMH e NTO ma con Cherosene, Idrogeno e Ossigeno liquidi. Anche in questo caso i costi erano inverosimili ed il Politburo preferì concentrarsi (a ragione) sulle stazioni spaziali orbitali. In questo ambito l’OKB-52, confluito nell’OKB-1 che era passato sotto la guida di Glushko, intraprese la fortunata costruzione delle stazioni della serie Saljut.
L'UR700
E qui veniamo all’ultima delle intuizioni geniali di Celomei. Il traghetto pesante TKS. Anche qui ne ho già parlato in un articolo specifico ma vale la pena ricordare che si trattava di una nave spaziale pesante, derivata dal modulo lunare LK-1, adibita sia al trasporto di materiali da e verso la stazione spaziale (la TKS era parzialmente riutilizzabile), che al trasporto di Cosmonauti nello spazio. La sua sezione di coda, che conteneva la zona abitativa, comoda per quattro persone, era denominata FGB.
La TKS volò varie volte senza equipaggio verso le Saljut 6 e 7 ed il progetto venne, successivamente abbandonato ma… Dalla sezione FGB si realizzarono quasi tutti i moduli della Mir e parte dei moduli della sezione russa della ISS: lo Zarja ed il Nauka. La stessa stazione Tiangong cinese è derivata, concettualmente, dal modulo FGB di Celomei.
Con l’avvento di Glushko, Celomei, anche a causa dei forti dissidi con Ustinov, il ministro della difesa dell’epoca, venne relegato a ruoli più marginali. Glushko accentrò come detto l’attività spaziale sotto il suo controllo unificando gli OKB-1 e 52 e portò avanti le intuizioni di Celomei ripensando al concetto di lanciatore modulare universale. Da questa idea sviluppò il progetto Vulkan, famiglia di lanciatori modulari che sfociò nella realizzazione del lanciatore Energhia, quello della Buran.
Vladimir Nikolajevic Celomei, nel dicembre del 1984, ebbe un banale incidente domestico: fermatosi con l’auto a motore acceso davanti casa, si dimenticò di mettere il freno a mano prima di scendere per aprire il cancello. L’auto lo investì causandogli una frattura ad una gamba. Pochi giorni dopo, l’8/12/1984, mentre era ricoverato in ospedale e, forse, accarezzava l’idea di tornare a dedicarsi ai progetti spaziali per via della destituzione di Ustinov, morì colto da un infarto probabilmente causato da una embolia in conseguenza della frattura.
Il traghetto spaziale TKS
Questo geniale progettista, che non ha avuto la fortuna di veder riconosciute le sue intuizioni nel tempo in cui le ebbe ideate, ci ha lasciato una grande eredità: il concetto di modularità. Una famiglia di lanciatori modulari, come oggi sono gli Angara, possono coprire tutte le esigenze dalle orbite basse ai voli oltre l’orbita terrestre. Un singolo modulo abitativo può costituire la base di una navicella spaziale oppure di una stazione orbitale. Colui che dovette rinunciare ai suoi progetti più ambiziosi per via dei costi esorbitanti dell’epoca, ci ha indicato la via per un utilizzo razionale ed efficiente delle risorse.
Un’ultima curiosità: I primi veicoli spaziali in orbita in grado di mutare assetto ed orbita autonomamente furono i due satelliti Poljot-1 e 2, lanciati nel 1963 e nel 1964. Realizzati dall’OKB-52 di Vladimir Nikolajevic Celomei.
Il "Poljot" primo satellite orientabile da intercettazione
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