Interbol è la missione spaziale russa che ha studiato il plasma nella magnetosfera terrestre per prevedere tempeste solari e proteggere i satelliti.
Trent’anni fa, il 3/8/1995, un razzo russo apriva la strada a uno degli esperimenti più ambiziosi mai compiuti nello spazio: studiare il plasma magnetico nel “lato oscuro” del nostro pianeta. Il suo nome era Interbol. E il suo obiettivo? Capire come il Sole agisce sulla nostra atmosfera più sottile — e potenzialmente più vulnerabile.
Siamo abituati a pensare al Sole come a una fonte di calore e luce. Ma il nostro astro può anche scatenare vere e proprie tempeste spaziali. Le cosiddette tempeste geomagnetiche sono provocate dall’interazione del vento solare con la magnetosfera terrestre: possono disturbare le comunicazioni radio, bloccare i GPS, danneggiare i satelliti e perfino provocare blackout elettrici su scala regionale.
Non è fantascienza: il 13 marzo 1989, un’intera provincia del Québec, in Canada, restò senza corrente per ore. La Russia, allora impegnata a sviluppare le sue rotte artiche e le infrastrutture del Nord, capì che era tempo di investire in un sistema previsionale spaziale affidabile.
Nel cuore dell’Istituto di Ricerche Spaziali dell’Accademia Russa delle Scienze (IKI), un gruppo guidato da Albert Galeev e Lev Zelenyj diede vita a un progetto senza precedenti: Interbol.
Il programma prevedeva due missioni, ognuna composta da una coppia di satelliti:
Interbol-1: satellite russo Prognoz-11 + sub-satellite ceco Magion-4
Interbol-2: Prognoz-12 + Magion-5
Quattro occhi elettronici per osservare contemporaneamente due zone chiave: la coda della magnetosfera, dove si accumulano le particelle spinte dal Sole e le regioni aurorali, dove queste particelle scatenano le famose luci polari
Il progetto non fu solo russo. Parteciparono anche Austria, Canada, Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito, e molte altre nazioni.
Il sub-satellite Magion fu realizzato dalla Repubblica Ceca, con il supporto tecnico della Russia e dell’Austria. Le osservazioni spaziali erano coordinate con stazioni a terra, in modo da costruire un’immagine tridimensionale del sistema Sole–Terra.
Alle 11:53 ora di Mosca, dal cosmodromo di Plesetsk, un razzo Molnija-M con stadio superiore “L” lanciava la coppia Prognoz-11 + Magion-4.
Obiettivo: raggiungere la “coda” magnetica della Terra, a oltre 190.000 km di distanza. Dopo 9 ore e 25 minuti, Magion-4 si separava, mantenendo il contatto con il satellite principale.
Derivato dalla collaudata serie Prognoz, questo satellite cilindrico ospitava 20 strumenti scientifici, per un peso complessivo di 270 kg, 4 pannelli solari con una superficie totale di 7 m², un sistema di stabilizzazione solare rotazionale il tutto supportato da una memoria da 160 MB (enorme per l’epoca!). La sua missione terminò il 16 ottobre 2000, quando rientrò in atmosfera ancora perfettamente funzionante.
Modello del satellite Prognoz-11 esposto al museo dell'Accademia Russa delle Scienze (IKI-RAS). Credito: PH Pavel Shamraj
Compatto, versatile e ricco di strumentazione, Magion-4 fu controllato dalla base di Panska Ves.
Era dotato di: motori a gas per piccole manovre, sensori solari per l’orientamento e di 9 strumenti scientifici, tra cui spettrometri, magnetometri e rilevatori di plasma
Previsto per durare 2 anni, operò fino all’agosto 1998.
Modello del subsatellite Magion-4
Grazie a Prognoz-11, Magion-4 e al giapponese Geotail, il progetto Interbol ottenne risultati mai raggiunti prima: individuò correnti di plasma opposte nella coda magnetica, misurò la velocità verticale del plasma: fino a 10 km/s, confermò l’accelerazione risonante degli ioni nel campo magnetico e rilevò particelle energetiche anche sul lato diurno della Terra, vicino all’onda d’urto solare
Il seguito: Interbol-2
Lanciata il 29 agosto 1996, la seconda coppia Prognoz-12 + Magion-5 studiò per due anni e mezzo i fenomeni nelle regioni polari.
L’elemento distintivo del progetto fu la possibilità di osservare, in simultanea, i diversi strati della magnetosfera e del vento solare. Un passo fondamentale per capire il legame tra Sole, magnetosfera e ionosfera.
Infografica sulle missioni per lo studio dell'interazione del vento solare con la magnetosfera
Interbol non fu un esperimento isolato. Faceva parte di una rete internazionale di missioni, accanto a: Wind e Polar (NASA), SOHO (ESA), Geotail (JAXA). Tutti questi satelliti, tra 1992 e 2000, gettarono le basi per la moderna meteorologia spaziale — essenziale oggi per proteggere le infrastrutture sulla Terra e nello spazio.