Sono le 4:00 UTC del 5 febbraio 2025 quando dal Cosmodromo militare di Plesetsk si leva in volo, per l’ultima volta, un Soyuz 2.1v con a bordo un satellite, identificato Kosmos 2581 che verrà posizionato in un’orbita polare inclinata di 82,4°.
Si è scoperto dalle osservazioni del NORAD, che il carico si è separato in tre differenti oggetti orbitali. Non essendoci ancora informazioni ufficiali da parte del Ministero della Difesa della Federazione Russa, si presuppone che si tratti di tre satelliti distinti identificati come Kosmos 2581, Kosmos 2582 e Kosmos 2583.
Si è trattato dell’ultimo esemplare della versione “leggera” del longevo lanciatore Soyuz erede del leggendario R7.
Il 2.1v ha una singolare e peculiare caratteristica: è privo dei quattro caratteristici blocchi laterali ed il suo primo stadio è spinto da un unico motore monocamera a combustibile liquido (LOX ed RP-1) con combustione a circuito chiuso NK-33, un motore che viene da molto lontano…
Nato per la Luna
Quando era ancora in atto la corsa alla Luna, Sergei Pavlovic Korolev aveva un grosso problema: per il suo lanciatore lunare N-1 doveva trovare una soluzione più razionale ai 30 motori NK-15 presenti al primo stadio. La soluzione, in teoria, era a portata di mano: sarebbe stato sufficiente rivolgersi all’ufficio di progettazione n^52, (OKB-52) di Vladimir Celomej ed adottare un primo stadio con i motori a combustibile ipergolico ideati da Valentin Glushko.
Ma c’era un problema: i due uffici erano in concorrenza tra di loro per realizzare il lanciatore lunare e poi, cosa ancora più sgradevole, Glushko e Korolev si odiavano a causa del comune passato in epoca Staliniana nel quale il Korolev si trovò a subire otto anni di lager a causa di una delazione fatta proprio da Glushko.
Meglio rivolgersi, quindi, ad altri e la sua scelta ricadde sull’ufficio di progettazione Kuznetsov che progettò un rivoluzionario motore a combustione chiusa chiamato NK-33 (dalle iniziali di Nikolai Kuznetsov).
Molto potente, a causa delle altissime temperature che avrebbe dovuto sopportare la camera di scoppio con un sistema così innovativo, soffrì di enormi ritardi nello sviluppo.
Morale della favola: Korolev non vide mai gli NK-33 e quando arrivarono, il programma N-1 era stato già chiuso. Secondo gli ordini di Glushko, nuovo direttore del programma spaziale sovietico, avrebbero dovuto essere distrutti come distrutti furono gli esemplari in costruzione degli N-1, ma 80 motori vennero salvati in un capannone industriale e, miracolosamente, recuperati alla fine degli anni ‘90 grazie ad un gruppo di ingegneri che proposero a degli investitori americani di formare una Joint-Venture che potesse utilizzare questi motori nel mercato dei lanciatori commerciali.
Nacque così l’Aerojet ed i motori destinati alla Luna, ribattezzati AJ-26, equipaggiarono la versione 100 del lanciatore statunitense Antares.
La versione leggera del Sojuz
Non ebbero molta fortuna, però, gli Antares con gli AJ-26. Una serie di guasti fece ritardare i lanci di rifornimento verso la ISS della nave cargo Cygnus, principale utilizzatore di questi lanciatori che vennero modificati nel primo stadio passando ai “cugini” RD-180 versione semplificata dei motori RD-171 del potente razzo Energia. Indovinate chi li progettò? Valentin Glushko…
Ma gli NK-33 trovarono comunque la loro strada verso lo spazio. Con la nascita della famiglia dei lanciatori Sojuz-2, ultima versione del glorioso lanciatore derivato dall’R-7 Semjorka, si pensò di ricavarne una versione leggera per posizionare piccoli carichi nelle orbite basse polari ad uso delle forze aerospaziali della Federazione Russa di stanza presso il Cosmodromo di Plesetsk.
Nacque così il Sojuz 2.1v un due stadi che, privo dei caratteristici quattro blocchi laterali al primo stadio, montava nel blocco centrale proprio un singolo motore NK-33.
Fece il suo esordio nel dicembre 2013 effettuando, sempre dal Cosmodromo di Plesetsk, nella regione di Arkhangelsk nel nord della Russia, 13 lanci dei quali 12 completati con successo ed uno fallito per un problema allo stadio supplementare.
In grado di trasportare nell’orbita bassa polare fino a 3.000 Kg di carico utile è rimasto in servizio fino all’esaurimento degli NK-33 disponibili.
Difatti, non essendo più in produzione, questi motori sono rimasti in stock solo per questa classe di lanciatori. La loro fine determinerà anche la fine dei lanci di questa particolare versione del Sojuz 2 il cui posto verrà preso dall’Angara 1.2, che vanta una capacità di carico leggermente superiore, e dal Rokot-M, che verrà usato per i piccoli carichi fino ad una tonnellata.
Ma, forse, non è detta l’ultima parola: in uno dei tredici lanci, difatti, al primo stadio è stato montato il motore RD-193, versione ulteriormente modificata e semplificata del glorioso RD-170 dell’Energia.
Insomma, una staffetta destinata a continuare…