Sconosciuto al Mondo fino a non molti anni fa, Valentin Vasiljevic Bondarenko, nacque a Kharkiv (oggi Ucraina) il 16/2/1937. Pilota militare, nel 1960 fu selezionato dal Generale Nikolai Petrovich Kamanin per far parte del primo gruppo di 20 cosmonauti. Uno dei più giovani tra i selezionati, era soprannominato “Campanellino” oppure “il piccolo Valentin” per distinguerlo da Varlamov e da Filat’ev. Sposato e padre di un bambino, era considerato un ragazzo molto gentile ed affabile, grande sportivo, amante del tennis, ed ottimo cantante. Durante l’addestramento in vista del volo della Vostock 1, il 23/03/1961, pochi giorni prima del lancio di Gagarin, Bondarenko si trovava nella cosiddetta “Camera sorda”. Questa era una camera ad alta pressione dove i cosmonauti, in totale isolamento acustico dall’esterno, simulavano missioni di lunga durata. Potevano stare settimane lì dentro e ciò serviva a testare la loro resistenza psichica all’assenza di stimoli. Alla fine della giornata di addestramento, dopo quindici giorni di permanenza nella camera a pressione, a Bondarenko venne chiesto di rimuovere, finalmente i sensori attaccati al suo corpo. Eseguì l’operazione pulendo i punti di contatto con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool. Nel gettarlo, inavvertitamente il batuffolo urtò un piccolo bollitore che era stato usato per prepararsi del tè. L’alcool, a contatto con la parete calda del bollitore, prese fuoco e, nell’atmosfera di ossigeno puro, l’incendio divampò violentemente. La differenza di pressione con l’esterno era tale che poterono aprire il portello solo dopo 30 minuti. Nel frattempo, il povero Valentin Vasiljevic si era ustionato in tutto il corpo e giaceva in condizioni disperate.
Valentin Vasiljievic Bondarenko (1937-1961)
Trasportato in ospedale, morì dopo 16 ore di agonia. Era talmente ustionato che dovettero inserire l’ago della flebo per idratarlo solo dalla pianta del piede, unica zona del suo corpo non irrimediabilmente bruciata. Yurij Gagarin, che pochi giorni dopo sarebbe volato nello Spazio, fu tra i primi a soccorrerlo mentre ripeteva "è colpa mia...".
La sua morte fu tenuta nascosta per decenni in Unione Sovietica; come successe per Njelubov, Filat’ev ed Anikjev, venne addirittura cancellato dalle foto e dai video ufficiali, alimentando per anni il mito dei “Cosmonauti scomparsi”
Si dice che gli scienziati Sovietici si misero, tramite canali non ufficiali, in contatto con gli omologhi americani per avvisarli del pericolo costituito da un’atmosfera interna alla navicella di Ossigeno puro (più semplice da impiegare per via del peso minore dei serbatoi ma decisamente più pericolosa). Questa notizia, da parte sovietica, non venne mai confermata: Alexei Leonov, nel suo libro “Two sides of the Moon”, per primo smentisce questa ipotesi anche se dice che gli astronauti americani erano molto interessati all’incidente di Bondarenko e sicuramente, nel 1967, sapevano benissimo i rischi a cui sarebbero andati incontro utilizzando un’atmosfera di ossigeno puro. Nonostante questo, nel 1967, l’Apollo 1 andò a fuoco per cause tragicamente simili, uccidendo i tre Astronauti Virgil “Gus” Grissom, Edward White e Roger Chaffee. Edward White fu il primo americano ad effettuare una passeggiata spaziale, secondo uomo al mondo; Gus Grissom volò con Mercury 4 ed era designato per essere il primo uomo sulla Luna.
Valentin Bondarenko, nel 1961, con la moglie ed il figlio
Foto e lapide sulla tomba di Valentin Bondarenko nel cimitero di Lipovaya Roschcha
L’unione Sovietica, prima, e la Russia poi, non hanno mai utilizzato ossigeno puro a bordo delle loro navi spaziali. Al giorno d’oggi, sulla ISS ed in tutti i veicoli spaziali pilotati, si utilizza solo la miscela di aria Azoto/Ossigeno come hanno sempre fatto i Russi.
Ironia della sorte, nessuno dei tre “Valentin” del primo gruppo di cosmonauti andò mai nello spazio: oltre a Bondarenko che morì tragicamente, Filat’ev venne radiato dal corpo perché sorpreso, insieme a Grigorji Njelubov, in stato di ubriachezza molesta; Varlamov, invece, fu congedato perché a seguito di un incidente subì il dislocamento di una vertebra cervicale.
A Valentin Bondarenko fu conferito, postumo, l’Ordine della stella Rossa. La sua famiglia venne mantenuta a spese dello Stato ed ha abitato nella “Città delle Stelle” fino a pochi anni fa. Alla sua memoria fu intitolato un cratere lunare. E’ sepolto a Lipovaya Roschcha, vicino la città natale di Kharkiv.