Recentemente si è ricominciato a parlare molto di Venere; il nostro vicino di casa (poco più di 38 milioni di Km dalla Terra) ed il nostro “gemello” (ha quasi lo stesso diametro), nonostante abbia condizioni climatiche infernali, si è scoperto che potrebbe, almeno negli strati alti della sua densissima atmosfera, ospitare delle forme di vita.
Ma, sebbene così vicino, proprio per la sua densa ed infernale atmosfera, è stato esplorato poche volte e tutte da sonde Sovietiche e Russe. Oggi vi racconterò la storia di queste incredibili esplorazioni.
Tutto inizia nel 1961 con il lancio della sonda Venera 1: il 12 febbraio di quell’anno, la sonda partì per Venere. Per un guasto all’apparato di telemetria si persero i contatti, ma si presume abbia effettuato un flyby (un passaggio ravvicinato) a circa 100.000 km dal pianeta.
Copia in scala 1:1 della sonda Venera 3 esposta al Museo della Cosmonautica di Mosca
(foto dell'autore)
Il 12 novembre del 1965, lanciata da un vettore Molniya (il lanciatore della Voskhod, un R7 potenziato), parte per Venere la sonda Venera 2. Come la Venera 1, un problema di telemetria non consentì di determinare la traiettoria del veicolo che, pare, si sia immesso in un’orbita eliocentrica.
Dobbiamo arrivare alle sonde Venera 3 e 4 per avere i primi successi. Le due sonde, inviate in tandem secondo un’usanza sovietica ancora oggi in uso allo scopo di evitare fallimenti con una missione di backup, erano dotate di un veicolo sferico che sarebbe stato lanciato in una traiettoria di impatto sulla superficie del pianeta. Durante la caduta, avrebbe inviato i dati sulla composizione atmosferica, pressione etc.
Venera 3 è stato il primo oggetto fabbricato dall’uomo ad impattare sulla superficie di un altro pianeta il 1/3/1966. I suoi sensori, però, hanno smesso di funzionare poco dopo l’ingresso nell’atmosfera.
Venera 4 durò più a lungo: il 18/10/1967 impattò al suolo ma registrò solo i dati relativi agli strati alti dell’atmosfera e quindi una pressione di “appena” 25 volte superiore a quella terrestre. I suoi dati, infatti, furono smentiti dal flyby di Mariner 5 che misurò una pressione di 100 atmosfere.
Il "Lander" della sonda Venera 7
Foto da un'altro mondo: Venera 9
Forti dell’esperienza, vennero lanciate le sonde Venera 5 e 6 rispettivamente il 5/1/1969 ed il 10/1/1969. La loro struttura molto più robusta, le fece durare per ben 53 minuti, registrando dati, stavolta corretti, sulla pressione, composizione e velocità dei venti.
Venera 7 fu la prima missione studiata per un atterraggio morbido. Sembrava uno scaldabagno ed era veramente robusta. Atterrò (per modo di dire) il 15/12/1970 e sopravvisse per 23 minuti sulla superfice. Nonostante il guasto del paracadute principale, che la fece impattare a 17 m/s, la sonda resistette. Sebbene mezza capovolta e con l’antenna disallineata, riuscì a misurare la temperatura al suolo (451°c) e la pressione (90 atmosfere). Gli altri sensori andarono fuori uso per l’impatto. Fu la prima sonda umana ad effettuare una trasmissione interplanetaria.
Venera 8, arrivata il 22/7/1972, fu più fortunata e trasmise dati dal suolo per 50 minuti. Non aveva fotocamere ma aveva un foto-ricettore per misurare l’intensità della luce al suolo. Questo in preparazione di future missioni dotate di fotocamera. La misurazione rivelò che la luce al suolo era simile a quella della Terra e che si poteva avere visibilità per circa 1 km.
Con le Venera dalla 9 in avanti si inizia a fare sul serio. Lanciate dal più potente Proton, avevano la sonda madre che, anziché fare da veicolo di trasporto e poi perdersi nello spazio, frenava per inserirsi in orbita e fare quindi da Relè di trasmissione verso la Terra. Venera 9 partì l’8/6/1975 seguita dalla 10 il 14 giugno. Arrivati in orbita il 20 ottobre, scesero al suolo ed atterrarono, il 22 venera 9 ed il 25 Venera 10, trasmettendo le prime fotografie della superficie di un altro pianeta.
Le sonde funzionarono per circa un’ora ciascuna.
Foto da un altro mondo: Venera 13
Il successo delle due sonde fece proseguire il progetto con le Venera 11 e 12 che, però, non riuscirono ad aprire la telecamera e quindi trasmisero solo dati per più di un’ora (la 12 per 112 minuti).
Negli anni 80 le sonde Venera 13 e 14 trasmisero foto e dati per quasi due ore. Registrarono i suoni sulla superficie di Venere in particolare un tuono e l'espulsione del tappo di protezione della fotocamera nonché l'azionamento della trivella per il carotaggio del terreno che ha dato risultati diversi per i due siti di atterraggio: Venera 13 rilevò una composizione simile a quella dei gabbri alcalini, mentre la Venera 14 simile a quella dei basalti presenti sui fondali oceanici.
Le ultime sonde della serie Venera, le 15 e 16, erano solamente degli orbiter per la mappatura radar della superfice del pianeta.
Una “coda” del programma Venera, furono le sonde VeGa. Dall’acronimo di Venera e Gallei (la traslitterazione russa di Halley), si trattava di sonde sovietiche aperte alla collaborazione europea. Nel 1985 effettuarono due spettacolari atterraggi sul pianeta, continuando a trasmettere immagini e dati per 96 minuti, ma non solo: vennero lanciati rispettivamente due palloni sonda che operarono negli strati alti dell’atmosfera, funzionando per 46 ore. Ma la cosa più sensazionale fu che i due orbiter VeGa 1 e VeGa 2, non appena le sonde smisero di trasmettere, sfruttando l’attrazione gravitazionale di Venere si lanciarono all’inseguimento della Cometa di Halley che raggiunsero nel marzo del 1985.
Per il futuro, Roskosmos ha in programma, la missione Venera D. D sta per “Dolgozhivushaya (lunga durata)” e la missione è progettata per resistere almeno un mese al suolo.
Di Venera-D ne parlo nell'intervista a Dmitri Gorinov che potrete leggere qui.
Saluti da Venere...
Il primo oggetto della storia a volare nel cielo di un altro pianeta: il pallone sonda rilasciato dal Lander delle sonde VeGa