Nel 1983 una perdita nella tuta spaziale Orlan-D rischiò di bloccare una missione su Salyut 7. I cosmonauti Ljachov e Aleksandrov risolsero il problema con una riparazione d’emergenza degna di un sarto orbitale: tagliarono e ricucirono la gamba della tuta, permettendo due passeggiate spaziali di successo.
I due cosmonauti Ljachov (a sinistra) ed Alexandrov
C’è chi si lamenta perché ha bucato un calzino. E poi c’è chi scopre di avere una tuta spaziale con un taglio di 35 centimetri sotto il ginocchio, mentre orbita a 350 chilometri dalla Terra.
È il 1° novembre 1983. I cosmonauti Vladimir Ljachov e Aleksandr Aleksandrov stanno lavorando a bordo della stazione Salyut 7, in una missione prorogata di tre mesi. Devono installare nuovi pannelli solari, ma c’è un piccolo problema: la tuta Orlan-D di Aleksandrov perde pressione. Non proprio lo “spiffero” che si risolve con un giro di nastro adesivo.
Una tuta Orlan esposta al Museo della Cosmonautica di Mosca (Foto dell'autore)
Niente tute di riserva né sulla stazione, né sulla Terra. Ma il lavoro deve andare avanti: serve energia, e serve subito. Così, gli ingegneri di Energia e Zvezda, veri maestri dell’improvvisazione tecnica, inventano una soluzione tanto assurda quanto geniale: tagliare la gamba della tuta e ricucirla a mano.
Ljachov raccontò:
“Abbiamo tagliato via la gamba. Poi abbiamo preso un anello da un condotto d’aria, ci abbiamo fissato sopra la tuta e l’abbiamo bendata. Infine abbiamo ricucito il guscio pressurizzato.”
Una vera lezione di sartoria spaziale. Ljachov propose ad Aleksandrov di indossare la “creazione”, e lui, con glaciale ironia, rispose:
“Che differenza fa?”
Il risultato? Due passeggiate spaziali perfettamente riuscite, da quasi tre ore ciascuna. Altro che moda sostenibile: qui si parla di moda sopravvissuta al vuoto cosmico.
E così, grazie a un taglio netto e a qualche punto ben assestato, Aleksandrov e Ljachov dimostrarono che, anche nello spazio, l’ingegno umano cuce soluzioni dove la tecnologia sembra finire.