Intervista


“Un incarico prestigioso per un intellettuale dalle indubbie capacità umani e professionali”: queste sono state le parole dell’assessore Pietro Quaresimale sulla nomina del nostro professore di storia e filosofia Roberto Ricci, chiamato a far parte del gabinetto del ministro della Pubblica Istruzione. Una notizia, questa, arrivata a noi studenti a dicembre e, appena appresa, c’è stato subito un grande senso di orgoglio misto alla tristezza di “perdere”, almeno per quest’anno, un insegnate di caratura e le sue lezioni. A distanza di quasi due mesi dall’inizio di questa sua nuova esperienza, desiderosi di saperne di più, abbiamo chiesto un’intervista che ci è stata concessa.


Come è stata la reazione alla chiamata del Ministro? Se la aspettava?

L’ufficialità è arrivata lo scorso 7 dicembre, quando la Preside del nostro Liceo, la professoressa Loredana Di Giampaolo, è venuta in classe e mi ha informato, ma non sono stato preso alla sprovvista perché la possibilità mi era già stata riferita qualche tempo prima. Ne ero a conoscenza infatti da novembre. Appena ho ricevuto la proposta sono stato contento, ma ho comunque preso del tempo per valutare. L’orario lavorativo sicuramente maggiore rispetto al Liceo mi offriva la possibilità di trasferirmi e stabilizzarmi a Roma. E questo mi avrebbe permesso di ottimizzare il mio lavoro di ricerca ed i miei studi. Così ho accettato. Questa chiamata la considero un riconoscimento ai miei trent’anni di carriera scolastica come professore. Che non sono pochi!


Di cosa si occupa esattamente?

Non ho ancora un compito preciso. Attualmente sto rivedendo diverse cose fatte durante questi anni, come la tesi di dottorato sulla cittadinanza europea e i valori giovanili di dieci anni fa. Sono nel team che si occupa della documentazione del gabinetto. Una specie di ufficio studi.


Si sta divertendo?

Si, molto. A 63 anni mi sono rimesso in discussione con questo nuovo incarico, è stimolante. E’ una bellissima esperienza il poter guardare come funziona internamente questa “macchina” e capire dinamiche che spesso da fuori non si riescono a comprendere. Posso assicurare che il meccanismo è molto più complesso di quanto possa sembrare.


È la ciliegina sulla torta della sua carriera o ci sono altri momenti che ritiene più importanti? E’ un punto di arrivo o di partenza per lei?

Che bella domanda! (Ride, ndr) Sicuramente non mi sento arrivato, ma indubbiamente è un momento conclusivo della mia carriera scolastica. Mi sento ancora bene, sto impiegando le mie giornate con diverse e intense attività e non sento la stanchezza. Inoltre, quando vieni chiamato per un lavoro così importante è sempre una bella sensazione e soprattutto una motivazione forte sul piano umano e professionale. Sto imparando tantissime cose nuove. Una di queste, ad esempio, è un migliore utilizzo del computer (ride, ndr). La tecnologia è ormai alla base di questa società ed è giusto che si ibridi con strumenti più “antichi”, ma ancora fondamentali, come carta e penna, che non bisogna assolutamente smettere di utilizzare. Modernità e tradizione sono un mix perfetto e fondamentale per qualsiasi professione di oggi.


Che persona è il ministro?

Una bravissima persona, competente, determinata, concreta. Sta svolgendo il suo incarico con personalità, capacità, passione e amabilità.


Quando ha iniziato a maturare l'idea di fare il prof?

Già alle medie avevo questo obiettivo. Ho una grande passione per la storia da quando ero bambino, sin dalle elementari. Ho sempre avuto le idee chiare, ed essere riuscito a fare delle mie passioni il mio lavoro è stato fantastico.


Miglior momento a scuola come professore e come studente?

Tutti e due, in tempi e momenti diversi. I migliori ricordi della scuola da alunno sono sicuramente stati il rapporto con gli insegnanti, veri maestri di cultura e di umanità. Per questo mi sento un po’ fortunato ! Poi il rapporto con i miei compagni di classe, straordinario, affettuoso sempre, con tutti. Infine gli esami di storia e filosofia all’Università, quando mi sono divertito molto. Da professore invece ricordo con affetto i tanti ragazzi e le ragazze che ho avuto la fortuna di incontrare. Ho aiutato sempre, ho cercato di aiutare tutti. Senza distinzione alcuna. I più capaci e studiosi, i più deboli, i più fragili. Ognuno con un proprio percorso di maturazione e di crescita. Infine le uscite didattiche, come quella a Mauthausen quando abbiamo visitato il campo di concentramento; anche la visita a Dachau è stata emozionante, perché ho tenuto una lezione improvvisata davanti ad un forno crematorio: sono stati momenti forti, intensi sul piano emotivo, culturale e civile. Per non dimenticare le visite all’Atene di Pericle, all’Acropoli, culla della democrazia. Un altro bel momento è stato il bicentenario del Liceo, avvenuto nel 2013.


Storia o filosofia?

Sicuramente sul piano della ricerca la storia. Le materie certamente si distinguono, ma l’una sta nell’altra, specialmente su un punto focale: l’uomo, la sua storicità, la sua felicità.


Obiettivo futuro?

Alcune piste di ricerca storico-filosofiche ; sto lavorando a delle cose interessanti e penso importanti, ma non voglio anticipare nulla.


Ha un messaggio per gli studenti?

Certo! Vi mando un affettuosissimo saluto, tornerò a salutarvi appena possibile! E mi raccomando, studiate! Costa sacrificio, è vero, ma ciò porterà moltissimi benefici sul piano personale e professionale. Chi frequenta il liceo classico è fortunato: ha l’opportunità di acquisire un metodo di studio che servirà anche dopo la scuola, all’Università e nella vita. Quel discernimento critico di cui oggi abbiamo tanto bisogno !



Stefano Tassoni