A regola d'arte


Il Natale malinconico di Munch

di Benedetta Chiappini


Il tema del Natale ha sempre avuto un ruolo di rilievo in arte, a partire dalle prime scene della natività di Gesù, di cui le opere più esemplari sono Giotto nella Cappella degli Scrovegni (Padova) e “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco D’Assisi” di Caravaggio. Nell’arte contemporanea il tema viene trattato in un modo rivoluzionario: gli artisti si distaccano dalla scena biblica e raccontano il periodo natalizio in modo introspettivo, rendendo al meglio l'atmosfera calda e rassicurante. Nel 1905 Edvard Munch nell’opera “Natale al bordello”, raffigura delle ragazze che hanno appena finito di decorare un albero di Natale, rappresentato sullo sfondo. La tela fu realizzata in un periodo piuttosto buio per l’artista che aveva appena disdetto una commissione per un ritratto di un senatore importante di Amburgo. A causa di questo episodio, il pittore norvegese fu turbato da profonde ansie che cercò di gestire con l’alcol e probabilmente fu proprio in questo periodo che Munch visitò il bordello di Lubecca. L'artista rappresenta una scena quotidiana ribaltando il significato del periodo natalizio: l’albero non esprime calore, non c’è gioia o commozione bensì malinconia. Si tratta, dunque, di un ambiente domestico che l’artista rende malinconico attraverso la stesura del colore e la spersonalizzazione dei volti delle donne che ormai non sono più investite in un momento di condivisione, come quello della decorazione dell’albero. L’opera, realizzata in olio su tela, avvicina l’artista espressionista al movimento del Fauvismo le cui caratteristiche principali sono la mancanza di prospettiva, la semplificazione delle forme e l’uso di colori vivaci.