News of the world

C'è un rimedio alla follia? Nuove scoperte in campo farmaceuticco


Scorri per leggere l'articolo


Chissà se avevano ragione Aristotele, Shakespeare e Seneca nell’affermare “non c’è genio senza una vena di follia”.

Si è sempre pensato che genio e follia camminassero sulla stessa strada e che tutte le persone estrose e creative portassero un pizzico di follia.

Quando si parla di genialità e di follia è impossibile non richiamare alla memoria artisti che hanno sofferto di veri o presunti disturbi mentali, quali il disturbo bipolare o schizofrenia.

Ci si è chiesti se ci fosse una radice genetica che accomunasse i due “principi” e il gruppo di ricercatori di Kari Stefansson riporta, nello studio pubblicato su Nature Neuroscience, che c’è una maggiore probabilità di essere artisti in tutti coloro che sono portatori di varianti genetiche associate a disturbi mentali.

Tali disturbi però non possono essere trascurati. La scienza medica infatti si è adoperata per portare sul mercato dei farmaci efficaci per il trattamento, per esempio, della schizofrenia.

Quest’ultima rappresenta una problematica cronica e invalidante, i cui sintomi si manifestano negli adulti di età inferiore ai 30 anni.

La Food and Drug Administration statunitense ha approvato l'immissione in commercio della cosiddetta “cariprazina” per il suo trattamento.

L’efficacia di questo medicinale è stata dimostrata in sei studi clinici: in tutti, il farmaco ha dimostrato di ridurre i sintomi della malattia e anche del disturbo bipolare.

Gli studiosi però hanno tenuto a precisare che il farmaco della “cariprazina” ha un boxed warning con lo scopo di informare gli operatori sanitari di un incremento del rischio di mortalità per le persone più anziane all’uso del medicinale.

Per non seguire troppo la vena pessimista, ricordiamo che in parte questi disturbi hanno "aiutato" lo sviluppo dell’arte che ancora oggi ci lascia a bocca aperta.

Prendiamo l’esempio di Vincent Van Gogh. La sua vita tormentata non ha interessato solo critici e storici dell’arte, ma anche medici e psichiatri, i quali hanno formulato delle ipotesi sul rapporto tra genio e follia dell’artista. Probabilmente la malattia veniva utilizzata da Van Gogh come un’espressione di disagio nei confronti della società del tempo.

Ansia e angoscia hanno spinto infatti anche altri artisti, come Gauguin, a crolli psicologici e tentativi di suicidio.



Anastasia Colucci

Ilaria Lucchese

Sara Graziani