Planisfero

Terremoti in Medioriente

Gli eventi sismici avvenuti in Medioriente, in maniera più specifica in Siria e in Turchia, hanno sconvolto tutti, dall’iniziale scossa, avvenuta durante la notte del 6 febbraio in Turchia, fino alle più recenti, il cui picco massimo è stato di 7.8 di magnitudo, causando la morte di più di 50000 persone. Purtroppo per gli abitanti di quei paesi questo tipo di eventi non rappresenta una novità, in quanto l’Anatolia orientale (epicentro del sisma) è la zona a maggior rischio sismico al mondo. La Turchia è di fatti tristemente nota per la sua altissima sismologia, poiché già stata protagonista di numerosi altri disastri sismici. Ciò non ha però impedito al presidente Recep Erdogan di affermare che quest’ultimo sia stato il più grande disastro sismico affrontato dalla Turchia dal 1939, anno in cui un altro terremoto aveva provocato la morte di più di 33000 persone. Di fatti in tutto il mondo non si registravano così tanti morti e danni alle infrastrutture dal 1999. Il presidente Erdogan ha inoltre proclamato lo stato di emergenza per i prossimi 3 mesi, al termine dei quali si terranno le elezioni presidenziali. Erdogan a quel

punto si troverà in una posizione di svantaggio, essendo già accusato per la troppo lenta risposta dei soccorsi e la scarsa partecipazione del Governo, nonostante la tassa istituita nel 1999, proprio per fronteggiare questo genere di emergenze. A compensare i troppo fiochi soccorsi statali sono intervenuti gli aiuti internazionali, inviati da svariati stati, come la Russia, l’Unione Europea, gli USA, la Cina ecc… Oltre all’aiuto sul posto è stato richiesto anche un gran numero di attrezzature e personale medico. Sebbene gli aiuti internazionali in Turchia siano stati immediatamente prestati, non si può dire lo stesso per la Siria, dove tuttora tardano ad arrivare, perché il governo Assad ha bombardato la zona poco dopo il sisma, rendendo difficile azionare la macchina dei soccorsi senza incorrere in un potenziale secondo bombardamento. La situazione rimane quindi ancora critica, con numerose famiglie senza più una casa, un gran numero di feriti, le elezioni alle porte e una richiesta d’aiuto disperata, che fa fatica ad essere ascoltata.


Valerio Forti