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Luiz Inàcio Lula Da Silva
Luiz Inàcio Lula Da Silva
L’attuale presidente del Brasile, al suo terzo mandato, è Luiz Inácio Lula da Silva.
Luiz Inácio Lula da Silva, noto semplicemente come Lula, nacque da una famiglia poverissima nel 1945, nello stato del Pernambuco, cresciuto prima a Santos, poi a San Paolo. A 19 anni cominciò ad interessarsi delle attività del sindacato, all’interno del quale ricoprì diversi importanti ruoli. Nel 1978 fu eletto presidente del sindacato dei lavoratori dell’acciaio di São Bernardo do Campo e Diadema, le città dove si trova la stragrande maggioranza delle industrie automobilistiche e componentistiche del Paese. La sua carriera in politica di fatto inizia nel 1980, quando in piena dittatura, insieme ad altri colleghi fonda il Partido dos Trabalhadores (PT), ovvero Partito dei Lavoratori, un partito di sinistra e con idee progressiste. Era il primo passaggio destinato a cambiare la storia politica del Brasile. Nel 1983 si ebbe il secondo con la creazione della CUT, la Centrale unica dei lavoratori.
Lula si candidò ad una carica politica per la prima volta nel 1982, come governatore dello Stato di San Paolo. Perse, ma aiutò il suo partito a ottenere un numero sufficiente di voti, così da farlo sopravvivere. Nelle elezioni del 1986, Lula conquistò un seggio al Congresso brasiliano. Nel 1989 poi si candidò alla presidenza come rappresentante del PT. Nonostante fosse molto apprezzato da una grossa fetta della società brasiliana, non piaceva agli imprenditori e ai banchieri. Di conseguenza, fu preso di mira dai media e penalizzato da alcuni brogli durante le elezioni. Tutto ciò contribuì notevolmente alla sua sconfitta. Nel corso degli anni Novanta le elezioni in Brasile furono vinte da Fernando Henrique Cardoso.
Nelle elezioni del 2002 il risultato si presentò ancora una volta incerto, ma al secondo turno la vittoria di Lula si rivelò schiacciante con il 61% dei voti (ottenne infatti 52,4 milioni di voti, ovvero il più alto numero di voti della storia democratica del Brasile del tempo, anche se poi in seguito Lula stesso, batterà per due volte il suo stesso record). Era iniziata una nuova era in Brasile. Lula formò un governo per molti versi sorprendente perché appoggiato dalla destra brasiliana. Col suo doppio mandato mutò radicalmente tra il 2003 e il 2010 il ruolo del Brasile nella scena internazionale. Il Brasile divenne un modello di cambiamento economico e sociale. Lula fu poi protagonista di varie vicende giudiziarie. La prima condanna arrivò nel luglio 2017, mentre l'ex presidente stava pensando alla ricandidatura per l’anno successivo, fu condannato in primo grado a nove anni e mezzo di prigione per corruzione e all’interdizione dai pubblici uffici di 19 anni. Si trattava del primo dei cinque processi che la procura di Curitiba, capitale dello Stato di Paranà, aveva aperto nei confronti dell’ex presidente. «Lava-Jato», autolavaggio, così era stata rinominata l’inchiesta. Lula era accusato di aver preso tangenti da Petrobras, la potente compagnia petrolifera statale, per favorire l’azienda nell’assegnazione di ricchi contratti. Con lui furono coinvolti altri politici di spicco del Paese. Lula fin da subito respinse le accuse e parlò di «processo politico», ma i magistrati confermarono pochi mesi dopo la condanna anche in appello. Per l’uomo che aveva guidato il Paese tra il 2003 e il 2011 si aprirono le porte del carcere.
Un anno più tardi, nel febbraio del 2019 arriva la seconda sentenza. I magistrati impegnati nel secondo processo sostenevano che Lula fosse stato corrotto da due compagnie di costruzioni, non con contanti, ma con lavori di restauro da 200 milioni di euro in una proprietà di campagna. Lula giurò che quella casa non era sua, ma di un suo amico. I magistrati risposero che l’ex presidente «senza alcun dubbio» sapeva delle tangenti. La condanna, questa volta, fu a 12 anni e 11 mesi di carcere, poi diventati 17 con la sentenza d’appello pronunciata nove mesi dopo. Ma nel frattempo, dopo 580 giorni di carcere, il 9 novembre 2019 Lula era stato liberato grazie a una sentenza della Corte suprema, che aveva stabilito un principio: nessun cittadino può essere incarcerato dopo il secondo grado, quando ancora non c’è una sentenza definitiva. Uscito di cella, l’ex presidente aveva ribadito la sua innocenza. Nel marzo del 2021, la Corte suprema brasiliana annullò le sentenze per «incompetenza territoriale e materiale» della corte di Curitiba. Infine, lo scorso aprile, il comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che le due condanne, oltre a diversi vizi di forma, arrivarono alla fine di processi che avevano violato i più elementari diritti a un processo imparziale e alla privacy, oltre che i diritti politici. La commissione Onu ha poi aggiunto che l’annullamento deciso dalla suprema Corte, arrivato a quattro anni dalla prima sentenza, non è stato comunque sufficiente a riparare i danni subiti da Lula, che nel frattempo ha perso l’occasione di ricandidarsi alla guida del Paese.
“Hanno cercato di seppellirmi vivo ed eccomi qui” sono state le prime parole del suo discorso di vittoria.
Dopo aver superato l’odissea giudiziaria che l’ha travolto, Lula si è candidato come presidente per il suo terzo mandato.
Dopo un testa a testa serrato, e un iniziale vantaggio per Bolsonaro, il risultato del voto in Brasile è arrivato a tarda notte ed è stato accolto con euforia. Il Brasile svolta a sinistra ed elegge lo sfidante ed ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva al ballottaggio per le elezioni presidenziali. Lula ha ottenuto il 50,9% dei voti, mentre Bolsonaro si è fermato al 49,1%. Un risultato sul filo di lana che ha tenuto il Brasile con il fiato sospeso e che conferma una profonda frattura del paese, difficilmente destinata a svanire appena dopo il voto, ma che Lula sembra determinato a voler riparare. “Vivremo una nuova era di pace, amore e speranza” ha detto il leader 77enne. “Governerò per 215 milioni di brasiliani e non solo per chi ha votato per me. Non ci sono due Brasile. Siamo un paese solo, un popolo solo, una grande nazione”.
Il suo ritorno alla presidenza del Brasile ha avuto un’eco importante non solo in America latina ma a livello globale. Sotto la sua presidenza il Brasile rientrerà pienamente nello scenario internazionale a cominciare dalla guerra in Ucraina che, a suo avviso, deve essere risolta da una pace negoziata. Il Brasile intende giocare un ruolo attivo com’è possibile per il più importante paese dell’America latina e per il ruolo che gli spetta a livello globale. “Oggi diciamo al mondo che il Brasile è tornato. È un paese troppo grande e troppo importante per essere bandito in questo triste ruolo di paria globale”, sono infatti le parole con cui il presidente ha ringraziato la comunità internazionale subito dopo le elezioni.
Non si può anticipare il tragitto della nuova presidenza. Ma sappiamo che la sua vicenda ne fa un personaggio singolare nel panorama politico degli ultimi decenni. Ancora una volta Lula per la sua storia e il suo carisma si pone al centro della scena politica internazionale.
Rachele Malizia