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La "favola" del Leicester e la libertà di sognare

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Questa non è la solita storia di calcio, di squadre composte da giocatori spaziali; non è la storia di “alieni” stipendiati con milioni e milioni di euro. Non c’è lusso qui, solo duro lavoro. Questa è una storia di uomini, che hanno avuto la libertà di sognare e di sfidare alcune delle squadre più ricche d’Europa. Quindi, anche se non siete appassionati di calcio o non conoscete questa storia, vi invito a mettervi comodi e gustarvela tutta .Siamo nel 12 maggio 2013, ritorno di semifinale del playoff di Championship (la nostra Serie B, per intenderci). La partita è Leicester - Watford. E il 96’ minuto ed il fischietto Oliver ha concesso un rigore al Leicester che, sotto di un gol, potrebbe pareggiare la partita e conquistare la finale. In panchina guardava la partita un certo Jamie Vardy, un attaccante che appena tre stagioni prima giocava nell’ottava serie inglese con la squadra dei lavoratori della British Steel, una delle principali compagnie siderurgiche britanniche, e che ha un grande futuro davanti, solo che ancora non lo sa. Rigore battuto da Knockaert, parata di piede di Alumnia, contropiede, gol. E’ 3-1 Watford, il Leicester è eliminato, ma non è un incubo, è solo l’inizio di un sogno, di un grande viaggio verso la conquista di qualcosa di inaspettato. Molte squadre si sarebbero potute arrendere dopa quella sconfitta, ma non il Leicester. Non quel Leicester. Ed infatti, la stagione dopo, conquisterà il primo posto in campionato raggiungendo di nuovo, dopo ben 10 anni, la massima serie inglese, la Premier League. Il mister di quell’anno, Nigael Pearson, nonostante i dubbi dei tifosi che li consideravano dei mediocri, inserì nella formazione titolare proprio Vardy, che poi segnò 15 gol in quella stagione ed il centrocampista Drinkwater (scuola Manchester United). A rinforzare la squadra, un interessantissimo Mahrez come acquisto di gennaio, che poi segnò tre gol. Il proprietario del club, una volta conquistata la promozione, affermerà di voler restare più a lungo possibile nel campionato maggiore inglese: parole, queste, che furono etichettate da tutti quasi come parole di circostanza. “Cosa deve dire un presidente di una squadra neo-promossa?” dicevano. In ogni caso lo sforzo economico da parte della società fu notevole: 200 milioni spesi nell’arco di tre stagioni. Rinforzi di quella prima stagione: Cambiasso dall’Inter, il terzino Simpson e l’attaccante Ulloa. La stagione inizia molto bene: vittoria con lo Stoke City ed il Manchester United, pareggio contro Arsenal ed Everton, unica sconfitta contro il Chelsea. Da quel momento, però, il buio. A dicembre, la squadra si ritrovò ultima con solo dieci punti, e il periodo nero continuò fino a nove partite dalla fine del campionato, quando il Leicester era ancorato ancora all’ultima posizione; ma poi, lo scatto d’orgoglio. La squadra vince ben sette delle ultime nove partite della stagione, conquistando una salvezza impensata e facendo gridare dalla gioia i propri tifosi. Ma non tutto “fila liscio”. Durante una tourneè estiva poco prima dell’inizio della stagione successiva, viene diffuso un video a luci rosse che mostrava alcuni giocatori in un Hotel di Bangkok “impegnati” con delle ragazze thailandesi a cui, tra l’altro, sono stati rivolti dagli stessi giocatori insulti razzisti. I tre giocatori incriminati, per non intaccare l’immagine del club, furono venduti (i calciatori erano Pearson, tra l’altro figlio dell’allenatore, Smith e Hopper). Pearson, l’allenatore, non fu per nulla contento di quella scelta, e venne esonerato. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: subentrò come allenatore l’italiano Claudio Ranieri tra lo scetticismo dei tifosi. L’attuale allenatore della Sampdoria, infatti, era stato appena esonerato da una brutta esperienza in Grecia, e quindi non veniva considerato pronto dall’opinione pubblica per la nuova esperienza inglese. Gli acquisti più costosi della sessione di calciomercato erano stati Shinji Okazaki, attaccante giapponese del Magonza, e N’Golo Kanté, ventitreenne centrocampista francese del Caen comprato come seconda scelta dopo che il primo vero obiettivo, il francese Jordan Veretout, aveva preferito l’Aston Villa (tra l’altro retrocesso in seconda divisione). Arrivarono poi anche il difensore dell’Atalanta Yohan Benalouane e il centrocampista svizzero del Napoli Gokhan Inler. Infine, fu riscattato il difensore Robert Huth dallo Stoke City, e venne ingaggiato a parametro zero il terzino Fuchs. Per tutto ciò il club spese circa 50 milioni. Pronti, via: il Leicester vince subito la prima e incassa altri 5 risultati utili consecutivi, ma attenzione ad esaltarsi. Il Leicester infatti aveva iniziato bene anche la stagione precedente, per poi sprofondare nei latifondi della classifica. Inoltre, molto spesso le squadre medio-basse sono quelle che iniziano meglio il campionato, per poi perdersi per strada. Ma forse questa stagione era diversa. Arriva la prima sconfitta, quella contro l’Arsenal. Poi ci furono le cinque sfide salvezza contro Norwich City, Southampton, Crystal Palace, West Bromwich e Watford. Risultato? Quattro vittorie in cinque partite. Posizione in classifica? Prima. Questa squadra giocava in un modo semplice ma molto efficace: utilizzava la tecnica del difendere per poi ripartire ed ogni contropiede era fatale per gli avversari. Diversi giocatori furono determinanti per una realizzazione così efficace di quel gioco. In primis, Kante, il “recuperatore” di palloni per eccellenza, ma dotato comunque di un’ottima tecnica per far ripartire bene i propri compagni. Poi l’altro acquisto, Mahrez, rapidissimo e anche lui dotato tecnicamente. E po Vardy, un grandissimo finalizzatore, capace di segnare tredici gol nelle prime tredici partite. Il meccanismo perfetto non si inceppa, e la squadra arriva fino a dicembre mantenendo la prima posizione, è questo è un record: è l’unica squadra della storia della Premier League ad essere prima esattamente un anno dopo dall'essere stati ultimi in classifica. Ranieri intanto era ancora considerato dagli inglesi un allenatore normale, con poche idee, spesso indeciso (infatti il suo soprannome era The Tinkerman) e veniva anche preso in giro per il suo inglese: non aveva di certo una vita facile. In quel dicembre, però, riuscì a prendersi una sua rivincita personale. La sua squadra infatti giocò contro il Chelsea allenato da Mourinho,l’uomo che lo aveva sostituito anni prima allo stesso Chelsea dopo una stagione complicata dell’italiano. Ma, questa volta, non era Claudio a essere in difficoltà, perchè il team dello Special One (Mourinho) era quartultimo in classifica con sole 4 vittorie. La partita finì 2-1 per gli uomini del romano che fu l’artefice dell’esonero definitivo dell’allenatore portoghese. Dopo la prima decina di partite di campionato e dopo ogni vittoria, il Leicester sembrava prendere sempre più considerazione di sè; giocavano sempre con più spavalderia e cattiveria; una squadra quasi retrocessa che faceva spaventare gli avversari. Alla fine, contro ogni pronostico, il primo posto la squadra non lo abbandonerà mai. Il 2 maggio del 2016, un lunedì, il Leicester era ufficialmente campione d’Inghilterra con due giornate d’anticipo. Il campionato finì con il Leicester con ottantuno punti, l’Arsenal secondo con addirittura dieci punti in meno, settantuno, e terzo il Tottenham, con settanta punti. Ed è così che per la prima volta i Foxes, ma anche Claudio Ranieri, vinsero il primo titolo d’Inghilterra (per l’allenatore è stato il primo ed unico, almeno fino ad ora, campionato vinto). Oltre all’onore di essere i vincitori ci fu anche un altro premio: l’anno dopo avrebbero giocato in Champions League. E questa è la storia di uomini capaci di sognare, di sbagliare, di cadere e di rialzarsi, di uomini che a conquistare uno dei trofei più ambiti dai giocatori d’Europa. Uomini, pochi di loro fenomeni, capaci di aver sfidato e vinto contro squadre che avevano investito milioni e milioni in più rispetto a loro; una vittoria, questa, destinata a rimanere nella storia del calcio mondiale.


FOCUS: JAIME VARDY


Simbolo e trascinatore di quella squadra fu Vardy, che all’inizio della sua carriera era noto soprattutto per il suo carattere così difficile da aver avuto anche problemi con la giustizia. Nel 2007, durante la sua prima stagione allo Stocksbridge, la squadra degli operai, venne coinvolto in una rissa in un pub; fu condannato per violenza privata e per sei mesi fu costretto a rispettare un coprifuoco che prevedeva che rimanesse in casa dalle 6 del pomeriggio alle 6 di mattina: lui racconterà sempre di essere intervenuto in difesa di un suo amico che era stato preso in giro perché portava l’apparecchio acustico. Per controllare i suoi spostamenti e assicurarsi che non violasse il coprifuoco, le autorità inglesi lo costrinsero ad indossare una cavigliera elettronica e per questo, in quel periodo, Vardy era costretto a scappare dal campo in tempo per tornare a casa e rispettare il coprifuoco. Nelle partite in trasferta poteva giocare solo un’ora, e poi si faceva accompagnare a casa in macchina dai suoi genitori. Qualche tempo dopo fu notato da un’altra squadra, l’Halifax, squadra di sesta serie inglese con cui, dopo esser stato comprato, segnò ventinove reti in quarantuno partite. Degli osservatori del Fleetwood Town, squadra della maggiore serie dilettantistica inglese, furono colpiti dalle sue prestazioni e nel 2011 decisero di acquistarlo. Fece un’altra super stagione, trentaquattro gol in quaranta partite. Poco dopo il Leicester piomba su di lui e lo acquista. La prima stagione fu molto complicata, con soli cinque gol in Championship. La società voleva mandarlo in prestito ma mister Pearson si oppose ed ebbe ragione, perché nella stagione successiva triplicò il numero delle sue reti: sedici. Poi, in Premier, di nuovo solo cinque gol, ma fu convocato a sorpresa dalla nazionale. L’anno dopo migliorò notevolmente i suoi dati realizzativi e fu fondamentale nella vittoria della Premier. Oggi Vardy gioca ancora nel Leicester, con cui ha collezionato duecentonovantaquattro presenze e centotrentacinque gol (dati inerenti solo al campionato, non ad altre competizioni).

Tassoni Stefano